In quella nastroteca canta la storia del folklore italiano

Leggera Leggera In quella nastroteca canta la storia del folklore italiano Madre della danza to dopo la prematura morte del grande etnomuslcologo napoletano, avvenuta nel maggio 1965. Delle condizioni di lavoro alle quali è costretto chi ha accumulato e conservato fin qui questo materiale imponente (si tratta di diverse migliala di nastri), di valore unico e insostituibile per la storia non soltanto popolare del nostro Paese, si dice, a pagina 81: -L'Istituto e ormai sorretto soltanto dalla volontà del soci e si avvale di bilanci irrisori che non permettono, praticamente, nessuna programmazione di attività continua: unico obiettivo possibile in questa fase risulterà quello di evitare la chiusura completa: Tutto questo, mentre Stato ed enti locali pubblici e privati sperperano miliardi a destra e a manca come niente fosse, Luca Carboni: «Luca Carboni», Bea. La tradizione del cantautori italiani continua. Oltre ai «senatori» sempre sulla breccia, la nostra discografia propone sempre nuove firme, anche se a ritmi meno intensi Luca Carboni si presenta con questo disco sulla stessa linea melodica del due suol precedenti dischi. Nove canzoni, spruzzate qui e la di rock, ma fondamentalmente centrate su temi intimisti, alla ricerca di affetti, tenerezze, solidarietà che s'incontrano tutti 1 giorni fra la gente. Gradevoli gli arrangiamenti; anche se poco propensi a introdurre note di originalità. Una proposta musicale per intime serate invernali da trascorrere piacevolmente. e alcuni benemeriti deputati della sinistra si muovono per far avere un piccolo ma utile sussidio persino al benemerito — ma incomparabilmente meno «necessario» — Club Tenco di Sanremo. Prosit. Tra 1 fondatoli dell'istituto De Martino, Gianni Borio, intellettuale e militante socialista mantovano, è stato il primo ad andarsene, lasciando — di necessità — un lavoro incompiuto, ma tutte le indicazioni utili per portarlo avanti. Era nato ad Acquanegra sul Chiese nel 1923 e mori nell'estate del 1971 all'ospedale di Mantova, Lltituto gli dedica ora una pubblicazione che raccoglie 1 principali atti del Convegno organizzato su di lui nella sua città dal 3 al 5 ottobre 1975. Si sa quanto a lungo gU atti di certi convegni deb¬ BIANCA Gallizia è stata senz'altro la più grande — dopo la famosa da Fomaroli che l'ha preceduta nel tempo — ballerina italiana di questo secolo». L'affermazione viene da uno che certo se ne intende, Aurelio Milloss, che della Gallizia fu partner al suo esordio italiano nel 1937 in -Aeneas, di Roussel al San Carlo di Napoli. Lo scritto fa parte di interventi sulla Gallizia inclusi nella biografia di Eugenia e Mario Posi accanto a quelle di personalità come Gianandrea Gavazzeni, Liliana Porselli e Benois. Quest'ultimo ha voluto rendere anche una testimonianza grafica, disegnando una simbolica copertina che allude allo slancio della danza e rievoca il clima mitologico degli illustratori di Diaghilev che ebbero nel padre Aleksandr uno dei piii eminenti esponenti. Nicola Benois, nei lunghi anni di direzione degli allestimenti alla Scala, ebbe modo di collaborare con la Gallizia come danzatrice e coreografa. Dal vivaio didattico scaligero, del resto, viene la milanese Bianca Gallizia, allieva di Cecchetti e di Raffaele Grassi e tra le ultime depositarie della formidabile scuola italiana che ebbe a Milano il suo insediamento fin dai tempi di Carlo Blasis. La ricchezza di questo lascito, dopo una- lunga carriera come stella del balletto italiano, la Gallizia trasmetterà ci giovani, riaprendo la gloriosa scuola del San Carlo di Napoli fondata da Salvatore Taglioni nel 1812 e poi decaduta e chiusa per molti decenni. Negli oltre cent'anni di permanenza a Napoli, la Gollista ha ricostituito anche il corpo di ballo del teatro, ha suscitato nuove iniziative, ha creato numerosi tra i suoi circa cento balletti e -divertissement. coreografici. Dal 1957 fino a pochi mesi orsono è stata presidente della Associazione Nazionale Insegnanti di danza e la sua presenza ad ogni livello nel balletto italiano è risultato intensa e determinante per le nuove fortune di quest'arte. Ben ha ragione dunque, sempre Millo**, di definirla «madre» per tutto il balletto italiana. bano attendere un'occasione propizia per comparire a stampa; possiamo assicurare che in questo caso la pubblicazione non perde assolutamente di attualità e anzi ne accentua l'interesse grazie all'attento lavoro introduttivo di Cesare Bei-mani (Borio oggi.- rilettura di un'esperienza, edito dalla Provincia di Mantova e dalla Casa del Mantegna, pp. 257, s.l.p., anche questo da chiedere all'Istituto De Martino a Milano). Con interventi, fra gli altri, di Alberto M Cirese, Stefano Merli, Gaetano Arfè e Roberto Leydi, il volume ripercorre le diverse fasi che condussero l'esperienza globale di Borio a farsi partecipe senza residuo della sua formazione politica e del suo impegno intellettuale. Michele L. Straniero Luigi Rossi Eugenia e Mario Pari: «Bianca Gallizia • Una stella della danza», Bicordi, 146 pagine, 50,000 lire.

Luoghi citati: Acquanegra Sul Chiese, Mantova, Milano, Napoli, Sanremo