Io Giorgio il vero Mondadori

Intervista all'editore estromesso dieci anni fa da Segrate Intervista all'editore estromesso dieci anni fa da Segrate Io, Giorgio il vero Mondadori catori: la loro è una violenza meno brutale e evidente, ma altrettanto perniciosa. Finiscono con l'erigere una barriera invalicabile allo sfogo, al confidente abbandono, costringendo 1 figli a costruirsi una falsa identità, conforme alle loro aspettative: è il caso di Sylvia Plath, («La proibizione di soffrire» intitola la Miller l'analisi del caso), condannata a una disperata solitudine affettiva che genererà da un lato i momenti più alti della sua poesia, dall'altro il suicidio. L'inganno, la tragedia di fondo, è che i bambini maltrattati, divenuti adulti, non dubiteranno mal che la crudeltà sia stata inflitta «per il loro bene» e continueranno a idealizzare 1 genitori e a perpetuarne 1 metodi. Alice Miller descrive lo sbigottimento di molti suoi pazienti dopo che l'analisi psicanalitica aveva rivelato loro come il padre venerato fosse in realtà poco meno che un sadico. Cosi questi bambini, interiorizzando il loro esemplo, diventeranno padri e madri che faranno a loro volta uso di violenza e tra loro si recluteranno 1 più fidati boia, kapò di Lager, secondini e aguzzini •che pUxMano, brutallzzano per costrizione interiore, per ripetere la propria storia, senza provare un briciolo di compassione. E quanto più facile sarà — conclude Alice Miller — grazie al progresso , tecnologico ""wc^aere m^ gllaia di uomini premendo semplicemente un bottone, tanto più importante è lasciar pervenire alla pubblica coscienza tutta la verità» su come possano instaurarsi questo desiderio inconscio di crudeltà e queste pulsioni di morte. •Dovunque io volga lo sguardo trovo il quarto comandamento, quello di rispettare i genitori. Ma mai quello di rispettare i bambini». Finché non lo si includerà nel decalogo, la violenza si perpetuerà di padre in figlio. Giorgio Martlnat MILANO — Nell'ingresso della editoriale Giorgio Mondadori ci sono sette stele di pietra, alte una sessantina di centimetri, con il piano superiore inclinato. E, su ognuna, campeggia la copertina di un mensile: Airone, AD, Antiquariato, Arte, Gioielli, Gardenia, Bell'Italia. Sono le pietre miliari di un cammino iniziato dieci anni fa, quando il figlio di Arnoldo Mondadori si trovò, da un giorno all'altro, estromesso dalla casa editrice di cui era presidente. Allora usci da solo, con una fedele segretaria. Oggi controlla tre società, con un complesso di cinquecento dipendenti. Ha tre quotidiani veneti, In comproprietà con L'Espresso. Una azienda di sussidi scolastici, «Carte-rama», da lui fondata, con 60 miliardi di fatturato. Soprattutto la casa editrice, con 120 dipendenti, tutti ex mondadoriani. che ha raggiunto i 40 miliardi nell'ultimo anno. E le stele di pietra all'ingresso aumentano. Due arriveranno entro 11 mese, per poter esporre le copertine degli ultimi nati: Millenàri, un mensile per la lettura; Argos, per gli animali domestici. Altre due nell'88. Lui è su, In una sala al terzo plano, protetto alle spalle da un grande quadro azzurro cupo, solcato da lampi obliqui; e, al lati, dalle fotografie del suo mondo: il padre, la moglie, i figli. La famiglia Mondadori, per 11 secondogenito di Arnoldo, si chiude qui. Solo alle pareti, divisi da un grande spazio, ci sono due scaffali fra la memoria e il blasone: i dorsi verdi della Medusa, 1 blu scuro del Meridiani, che ricordano 1 suol 38 anni di lavoro nella casa madre, finiti in modo traumatico. •Sono entrato in Mondadori a 21 anni, nel 1938, e ne sono uscito, non volendo, nel 1976», ricorda con amarezza. Sotto la presidenza del padre, si era dedicato agli stabilimenti, 11 aveva fatti costruire tutti lui: Verona, Ascoli, Cles, Segrate. « Quando avevo 27 anni, mio padre mi affidò lo stabilimento di Verona, con trecento operai e senza macchine. Le avevano portate via i tedeschi durante la guerra, abbiamo passato i primi tre mesi a cercarle. Nel '55 lo rifeci, dieci volte più grande. Mio padre diceva che ero pazzo. Quando ho fatto lo stabilimento di Cles, i tecnici della Mondadori eran tutti contro. Oggi hanno dovuto raddoppiarlo. Io mi sono sem¬ pre sentito troppo piccolo, dov'ero». E, per ogni stabilimento, un grande architetto. Per progettare Segrate, Giorgio Mondadori aveva voluto addirittura Oscar Niemeyer, il costruttore di Brasilia. Il luogo era lontano, ma 11 Comune aveva promesso i servizi di trasporto, «che poi non sono arrivati». E a Segrate la sorpresa: quando gli altri familiari, unendo le loro quote, lo misero improvvisamente in minoranza. Per noi giornalisti, gli ricordiamo, fu un coup-de-foudre. •Assai più per me — osserva, tentando di sorridere —. Andavamo d'accordo, non c'erano frizioni familiari. Caddi dalle nuvole. Andai via perché mi offrirono di fare il presidente onorario, e non era una cosa seria. •Sì, ho dovuto ricominciare. Ho venduto le mie azioni a 1500 lire, quelle che oggi ne valgono 18.000. Mio padre mi aveva assegnato la presidenza, e non era uno che facesse le cose senza pensarci. A 'evo una famiglia, con moglie e figli abituati piut*osto bene. Non era una cosa semplice. Partii da zero». Parti con i giornali; tornò a farsi una casa editrice solo nel 1080, «in un ufficio di 80 metri quadrati, per me e la segretaria». Ma. in appena sei anni, 11 nome di Giorgio Mondadori è tornato seriamente a pesare, nel mondo dell'editoria, n palazzo di tre plani In via Cadore, dove si è trasferito dà un anno e mezzo, non gli basta già più. E il' suo amico Niemeyer sa che deve preparare un altro progetto, per il prossimo triennio. E' la riconquista dell'Impero? • Un impero no, ma comincia a essere interessante —dice, con ironia —. E con sostanziali utili». Cita le tirature di Airone (260.000 copie), di Bell'Italia (140.000), di Gardenia (130.000), AD (80.000). Dal 198011 volume di affari si è decuplicato. Quali ragioni ci sono sotto un slmile sviluppo? • C'è una ragione molto semplice. Avere indovinato —un po' per esperienza, un po' per intuito, un po' per fortuna — un nuovo tipo di mensile, che in Italia non c'era. Un mensile che si rivolge a un lettore largamente specializzato; destinato alla classe medio-alta, con interessi precisi». Lo ha indovinato o lo ha saputo dal marketing? •In editorìa la ricerca di mercato non esiste —