Cee: si rischia una rottura prima del vertice europeo di Fabio Galvano

Contrasti a Bruxelles fra i ministri degli Esteri Contrasti a Bruxelles fra i ministri degli Esteri Cee: si rischia una rottura prima del vertice europeo Non c'è accordo fra i Dodici alla vigilia dell'inconPunti delicati sono la «quarta risorsa» e i fondi a DAL NOSTRO CORRISPONDENTE stimma di contrastanti intenzioni «Là presidenza danese — ha osservato Andreotti — ha presentato proposte bilanciate che noi, di massima, appoggiamo*. Ma ha anche •lasciato alcuni punti essenziali alle decisioni di Copenaghen», affidando al conclave il compito di 'Verificare se si potrà raggiungere un'adeguata convergenza*. Per ora l'Europa si dirige in ordine sparso all'appuntamento dei capi di governo, apparentemente sorda al monito del premier danese Poul Schiuder, secondo cui un fallimento a Copenaghen '■metterebbe in gioco la credibilità esterna della Comunità*. I nodi riguardano essenzialmente (ma non solo) l'aumento delle risorse Cee, che alcuni — la Thatcher in prima linea — condizionano alla definizione di una politica di rigore delle spese e quindi, fra le altre cose, al contenimento delle uscite agricole che oggi assorbono il 70 per cento delle risorse. Se Andreotti parla di 'Sette o otto papi* è proprio perché, fin dalle prime battute, è apparsa ieri molto lontana la 'flessibilità nella trattativa* invocata dal presidente danese di turno, Ei- BRUXELLES — Se le cose continuano così, da questo conclave non uscirà un Papa, ma sette o otto». Lo scisma europeo è più reale di quanto lasci immaginare la battuta del ministro Andreotti, pronunciata a margine della riunione straordinaria con cui i ministri degli Esteri del Dodici stanno cercando in extremis — ma con scarse probabilità di successo — cu spianare la via del successo al vertice europeo di Copenaghen, in programma venerdì e sabato. L'impasse della costruzione europea non sembra destinata a sbloccarsi, a lasciar spazio per una fumata bianca: neppure di fronte ai generosi tentativi del governo danese, che per questo «conclave» (i lavori si concluderanno oggi) ha presentato un documento di compromesso di 39 pagine. Nuvole sempre più dense si profilano quindi sull'orizzonte del Consiglio europeo, sulla difficile equazione finanziaria tra risorse Cee e austerità d'impegni, su un quadro d'interessi che s'intersecano e si condizionano, tale da richiedere una complessa e per ora elusiva soluzione d'insieme, accettabile ntro di Copenaghen alle regioni povere Iemann-Jensen. Ognuno ha la sua- formula. E cosi, in tema di risorse, l'Italia è essenzialmente contraria all'introduzione delia «quarta risorsa» legata ai valori del prodotto intemo lordo, quindi per noi più onerosa dell'attuale formula che léga ai proventi dell'Iva. Sul rigore delle uscite si sottolinea la necessità di tetti differenziati di spesa fra programmi pluriennali e annuali Per quanto riguarda l'agricoltura, si insiste sulla creazione di stabilizzatori — in sostanza tagli e riduzioni — che pero Francia e soprattutto Germania respingono con fermezza; mentre non raccoglie molti sostegni — anche l'Italia è perplessa — l'ipotesi britannica di smaltire a carico dei singoli Stati le «montagne» di eccedenze agrìcole. Un altro nodo è quello dei fondi strutturali, in aiuto delle regioni povere. La proposta di raddoppio fatta dalla Commissione non è raccolta dalla presidenza; e l'Italia, che ne beneficia per otto regioni (Campania, Abruzzo, Molise, Puglia. Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) deve battersi per evitare l'esclusione dai nuovi aiuti. Fabio Galvano

Persone citate: Andreotti, Jensen, Poul Schiuder, Thatcher