SI APRE LA STAGIONE DEI BALLI TRA EMOZIONI E NOSTALGIE di Piero Soria

SI APRE LA STAGIONE DEI BALLI TRA EMOZIONI E NOSTALGIE SI APRE LA STAGIONE DEI BALLI TRA EMOZIONI E NOSTALGIE Diciottenni in smoking e abiti lunghi, brìndisi e lacrime alla Wiener Conzert Hans - Due lezioni la settimana, la sarta, l'acconciatura e il terrore di non risultare tra i prescelti per l'ingresso in società - Ma gii stessi giovani gremivano lo stadio per Madonna o Boy George - Nostalgie imperiali - Caffè aperti tutta la notte DAL NOSTRO INVIATO VIENNA — I corvi sono già arrivati nei giardini viennesi e, con gli occhi ancora pieni dell'interminabile putsza ungherese, spartiscono l'erba ingiallita coi colombi e i gabbiani del Danubio. E' quasi tempo d'Avvento. C'è come l'annuncio di una nuova allegria. Fin da settembre, mentre la folla dalle mille lingue si scalmana in cerca di reliquie, a Vienna ci si prepara per il primo batto della stagione: lo Champagner Ball. Due lezioni la settimana, la sarta, l'acconciatura e il terrore di non risultare tra i prescelti per l'ingresso in società. E' venerdì 13. Ma, a diciotto anni, sembra che porti fortuna. La Wiener Conzert Hans è sfavillante di luci e di livree. Al botteghino c'è la coda: tutti in smoking e in abito lungo. Alcuni in cilindro e in frac. E' borghesia gioiosa, che ha parenti sparsi in quello che una volta era il distretto amministrativo imperiai regio, da Zagabria a Trieste, da Brno a Budapest. Che ha cognomi slavi e magiari, ebrei e slovacchi. C'è chi arriva a piedi dal sontuoso buffet del Marriott che ogni venerdì sera offre ostriche, gamberoni giganti, storione, salmone, filetti di cervo e altre cento leccornie per circa 40 mila lire. C'è chi scende da una Skoda ammaccata d'oltre Cortina con il papillon di qualche parente dell'antica burocrazia. L'atrio è dominato dal busto di Francesco Giuseppe. Il frusciare del vestiti sull'imponente scalinata che porta alla Grosser Saal, le rapide occhiate negli specchi alti come colonne, gli sguardi attenti per riconoscere un amico, un vicino, un po' di emozione, ,il suono dei violini e delle viòle che si accordano: c'è il profumo dell'eccitazione che anticipa sempre un evento importante. Non sarà il Ballo dell'Opera che a carnevale fa debuttare i nomi più belli del reame, ma è pur sempre un battesimo. E la lucida astuzia che nel 'SS riuscì a stupire gli alleati allontanando quasi con dolcezza le truppe sovietiche accampate tra le periferie della città, questa volta ha convinto i francesi ad affogare l'avvenimento con fiumi di Champagne. Tutto il gotha delle bollicine è schierato. I OLOGRAFIA df Vienna. Il Ballo dell'Opera, brindisi portano coraggio e incoscienza, cosi, quando si comincia veramente, l'alcol ha battuto le ultime introversioni di gioventù. Marcia Radetzky. Ed è subito un turbine di figure. Bianchi splendenti e neri luminosi. Come su una scacchiera, i colori si mescolano, si inseguono, sì flettono con leggerezza, mentre l'orchestra dà fiato agli ottoni e i maestri di cerimonia suggeriscono gesti e passi provati per tanti mesi. licdigsptcsvaqi a, in cui, a Carnevale, debuttano l'oggi produce una nuova identità dì sopravvivenza, che dalla rassegnazione del dopoguerra si è trasformata in una scelta attiva di ingegneria diplomatica di equidistanza, il passato resta sempre nella mente e nelle abitudini. Da una parte Vienna fa incontrare Kennedy e Krusciov, Breznev e Carter. O diventa il porto sul Danubio attraverso il quale passano quasi tutte le merci da e per il Comecon. O ancora fa incontrare i padroni del petrolio è ^negoziatori per gli armamela.'Dall'altra si conserva un Waldhéim discusso e discutibile come una parte di sé, come tradizione, come fatto interno che non deve interessare al di là delle mura della città. E cosi gli atteggiamenti che derivano dall'esterno hanno poca presa. Non si vedono punk in giro, né tagli di capelli strani, né abbigliamenti sgargianti. Ci sono, esistono nelle altre parti del mondo e vengono accettati con la saggezza di chi sa come vanno le cose. Ma con i diciottenni delle più belle famineutralità. Una neutralità che dalla politica si è insinuata anche tra le pareti di casa. Per cui quel giovanotti dal viso pulito che danzano in smoking e quelle signorinette più con l'aspetto di buone massaie con l'abito della festa che di ambiziose debuttanti, fanno parte di un modo di vivere e di interpretare la realtà che non ha eguali. Dopo il valzer: polke, mazurke e czarde. E la festa diventa generale. Dai séparés ai lati della Grosser Saal e dai palchi, si riversa sul parquet mezza Vienna che ballerà fino alle cinque del mattino, stordita dalle quadriglie e romanticamente raggomitolata nel tepore di una vecchia serata di corte. L'alba è sempre docile con i suoi amanti. Non ha mai l'aspetto sofferto del risveglio precoce di chi va solo a lavorare. C'è sempre chi sta tornando e la fauna si mescola così strettamente che non è quasi possibile riconoscere gli uni dagli altri. Gli alberghi pregano di esporre p miglie austriache (Tel. Upi) sulla porta le prenotazioni della colazione in camera prima delle sei. Molti caffè rimangono aperti tutta la notte, i taxi girano ininterrottamente. E' una città di tiratardi. Le Heurigen al di là del fiume non negano una Wiener Schnitzel a qualsiasi ora. rico del ricordo di vittorie e di sconfìtte, di conquiste e di invasiòni. E poi il Parlamento, Theresienplatz, l'Hofburg imperiale, la cattedrale di Santo Stefano, il Graben, la stupenda piazza allungata che ti. estende sull'antico vallo romano, la Josef spiate. Qualcuno canta, qualcuno suona uno strumento qualsiasi. Sottovoce, per non disturbare quelli che hanno scelto il sonno. E' naturale: la musica segna ovunque la memoria della città. Ci sono almeno sessanta case in cui l'instabile e collerico Beetlioven ha dimorato. E quasi altrettante sono quelle che hanno ospitato Gluck, Haydn, Mozart, Schubert, Bruckner, Mahler, i due Strauss, Suppé, Lehar, Berg e Webern. Ci sono folle che depongono ancora fiori sotto i loro busti nei parchi e nel cimitero centrale sono rari i funerali che non siano accompagnati almeno da una marcia. Vienna è stata il centro del mondo, e in un certo senso lo è ancora. Non è necessario acc rrere a Schónbrunn, la fastosa residenza estiva degli Absburgo, o al Belvedere o tantomeno a Mayerling per capirlo. E' sufficiente passare al sabato sera in una Heurigen di Grìnzing, sulle prime pendici del bosco viennese. Violino e canto, canto e violino, mescolati a vino rosso e a piedini di porco. Ma è un mondo spostato rispetto al nostro baricentro conosciuto. Sa di Carp-rzi, di leggende che discendono a Est con la corrente del Danubio e che proseguono fin verso le vestigia dell'altro vecchio impero, quello ottomano. L'assedio turco ha aggiunto trentamila intrepreti alla Kakania, la mescolanza di popoli, che incide ancora oggi sulla morfologia fìsica del viennese. E che ne fa un individuo estremamente particolare. Diverso. A tratti perfin misterioso. •Ogni echter wiener (vero viennese) ha bisogno di stare solo, ma di esserlo in compagnia», ha detto Alfredo Polger. Ed è forse questa la spiegazione di tanta diversità. Del perché il caffè, a esempio, è per ogni buon viennese, la sua seconda casa. Dove può essere circondato dal suo presente, ma lasciato solo con i suoi ricordi. Piero Soria

Luoghi citati: Budapest, Trieste, Vienna, Zagabria