A Napoli i Cobas dei seggi di Igor Man

Lettera di protesta ai prefetti: «Ci pagano troppo poco» Lettera di protesta ai prefetti: «Ci pagano troppo poco» A Napoli 8 Cobas dei seggi Ma per ora non hanno indetto sciopero - Ovunque gruppi e piccoli paesi protestano con l'astensione organizzata - A Massa non votano gli operai Farmoplant ROMA — Cielo coperto e freddo al KfbM'.'he'bbhrSulla^ Pianura Padana-e a- Vene-zia, sole irfcentro Italia é nel Mezzogiorno. Ma se ieri il Paese si è diviso per le condizioni atmosferiche, tempo e percentuali di voto non hanno coinciso: dove splendeva il sole, ai seggi si sono presentati meno elettori, mentre l'interesse degli italiani per i referendum si è dimostrato più alto proprio dove nuvole e umidità consigliavano a stare in casa. Ovunque, salvo piccoli episodi, la giornata elettorale è filata via senza incidenti. Gli unici episodi di teppismo si sono verificati in Veneto e in Toscana: a Mestre una telefonata anonima, poi rivelatasi infondata, ha annuncia¬ to una bomba in un seggio, mentre *!San Giovanni Val* damo (Arezzo), sono stati tirali sassi nella notte contro una sezione elettorale. In Campania è però nata una singolare protesta, con una lettera inviata al prefetto di Napoli da una cinquantina tra presidenti, scrutatori e segretari di seggio, che segnala le scarse retribuzioni previste dallo Stato. Per 30 ore di lavoro, secondo i firmatari dell'appello vengono pagate 4666 lire nette per gli scrutatori e 5937 per i presidenti: cosi questa sorta di Cobas delle elezioni (che però non ha minacciato scioperi) ha chiesto un aumento del 14% e un rimborso spese di 12 mila lire. Molte anche le proteste, in danne capitali, tra cui quella contro il filosofo quarantasettenne Rachid Gannouchi, Emir del mti, il movimento di tendenza islamica accusato d'essere la proiezione tunisina dell'Integralismo khomeinista. Gannouchi fu mandato all'ergastolo ma i due condannati a morte, entrambi giovanissimi, si videro rifiutata la grazia da Burghiba finendo Impiccati il 9 di ottobre (era la prima volta che Burghiba negava una grazia). Ebbene, lunedi prossimo si sarebbe dovuto celebrare un processo-bis agli integralisti, in numero di sette; e Burghiba pretendeva che finissero tutti e sette al capestro. Circa dieci giorni fa, Ben Ali ebbe una lunga, animata discussione col Combattente Supremo. Invano — raccontano —, cercò di fargli capire che spedendo sulla forca sette persone appartenenti alla lumpen-lnteUlghentsja tunisina che nel recupero dei valori dell'Islam vede il riscatto, in termini umani e politici, del Paesi del Terzo Mondo 'Vittime della truffa consumistica occidentale'. anziché «sradicare» il fondamentalismo in Tunisia gli si sarebbe dato impulso maggiore, poiché i condannati sarebbero divenuti dei •martiri»; e, come tali, più pericolosi da morti che da vivi. Burghiba avrebbe risposto: « Ya bni (figlio mio) io mi sono stancato d'esser buono. Ho deciso di diventare cattivo, cattivissimo. Ho giurato di sterminare gli integralisti esattamente il 3 agosto, a Monastir, davanti al mio illustra ospite il principe ereditario del Marocco, Stài Mchammed, quando esplosero i le bombe negli alberghi e tutte le regioni, di gruppi di elettori o dt'paesHriterr che" non si SOncrecati'arrotare:4 motivi d'astensionismo sono' saliti rispetto alle altre occasioni elettorali. La possibilità di non votare ha cosi coinciso con la volontà di ricordare i problemi di una piccola comunità. In Valtellina gli abitanti di San Antonio Moriglione, il paese cancellato dalla frana, non si sono recati ai seggi per far sapere che la loro zona è stata «dimenticata mentre altri tremila elettori di Bormio hanno deciso di mandare i loro certificati elettorali a Cossiga. In alcu ni casi sono nati addirittura «comitati per la non partecipazione ai referendum»: è successo in Friuli, dove 1500 manterrò il giuramento'. C'è di più: «72 popolo è con me, 10 so — avrebbe aggiunto Burghiba —, sono amici fedeli a dirmelo'. Si vuole che questi amici fedeli siano i due ex ministri attualmente agli «arresti preventivi». E cioè Mohammed Sayah, già indicato come delfino in pectore, modernista, laico persino più del suo amico di sempre: Habib Burghiba, il leader arabo che ha abolito la poligamia e dato alle donne fin anco l'aborto terapeutico di Stato; e Mahmud Skhiri il «fiduciario» del Grande Vecchio prima della chiamata a Palazzo di Ben Ali. E Ben AU, il soldato educato a Saint-Cyr e che certamente avrà fatto tesoro, come inflessibile capo della Sureté, come ministro dell'Interno, delle esperienze di servizi segreti quali la Cia e 11 Deuxième Bureau francese, dicono che non abbia battuto ciglio. -Ai vostri ordini', tagliò corto inchinandosi ma dopo il rituale abbraccio di Burghiba e l'altrettanto rituale ganascino che 11 leader supremo riserva solo ai suol prediletti, eccolo gettarsi sul sentiero di guerra. Pochi contatti gli bastano per verificare la solidarietà delle Forze Armate, della Guardia Nazionale, del procuratore generale della Repubblica, del politici che sabato mattina avrebbero composto il nuovo governo. Nel volgere di una settimana tutto è pronto perché la trappola scatti rapida, imprevedibile, prendendo davvero in contropiede amici e nemici.all'alba di sabato 7 novembre. Ora gli stessi giornali che pubblicavano giorno dopo giorno la fotografia di Bur¬ persone di alcune frazioni dell'altopiano triestino hanno restituito i certificati, ooav In Emilia-Romagna, a Santa Sofia, nel Forlivese, la protesta di metà dei 3400 elettori si è legata all'ospedale, mentre a Potenza era indirizzata contro i container del dopo-terremoto. Già annunciato da tempo il «non-voto» degli operai della Farmoplant, a Massa. Questa volta Valsavarenche è andata un po' controcorrente: nel piccolo centro della Val d'Aosta che da sempre protesta per i confini del Parco Gran Paradiso e dove nelle politiche di qualche mese fa votò solo un elettore, alle 17 ieri avevano già votato in tre. r> j_ CONTINU ghiba, sono inondati del ritratto a colori di Ben Ali e dei messaggi di auguri e solidarietà che giungono un po' da tutto 11 mondo a Tunisi. Ma il messaggio più importante viene senz'altro dal MTI. n segretario di quel movimento Islamico Abdel Fatah Muro, giudica quello di Ben All essere «un atto positivo, storico» che «segna la fine d'un regime dispotico che aveva costretto il Paese nell'empasse politica e sotto la repressione». Pudicamente i giornali scrivono che l'affaire è rinviato a data da destinarsi Vaffaire è il processo contro i presunti Integralisti. Infine, 11 primo ministro Baccouche, un «patriota-gentiluomo», dice che si sta elaborando la legge sul pluralis no del partiti e sulla libertà di stampa ma si sta anche pensando a una amnistia, 'Caso per caso». Vedremo. La Tunisia, questo è certo, non ha bisogno soltanto di giustizia ma altresì di certezza. Igor Man