Ferrari finalmente che gioia

Il nuovo corso del calcio è cominciato ieri a Roma: il commissario straordinario Manzella ha lasciato l'incarico e Matarrese e stato eletto alla presidenza della Figc Il nuovo corso del calcio è cominciato ieri a Roma: il commissario straordinario Manzella ha lasciato l'incarico e Matarrese e stato eletto alla presidenza della Figc Berger interrompe in Giappone una serie nera che durava da oltre due anni Ferrari finalmente/ che gioia La vittoria costituisce uno smacco per Barnard che aveva bocciato la vettura '87 e una rivincita per l'ingegnere che resta l'anima della Scuderia - Da Maranello un esempio esaltante Suzuka. Il lungo digiuno della Ferrari è finito: la bandiera a scacchi saluta il trionfo di Berger dal nostro inviato CRISTIANO CHIAVEOATO SUZUKÀ — Dopo una lunga attesa, la Ferrari e tornata In Paradiso. Scontati 1 peccati commessi In passato (presunzione, confusione, mancanza d'idee), la Scuderia ha saputo ritrovare se stessa con il lavoro, l'umiltà, l'Impegno. E in premio ha conquistato ieri nel circuito di Suzuka con Gerhard Berger una vittoria che vale doppio: un successo stupendo, che ha finalmente interrotto una amarissima serie negativa di 37 corse senza un primo posto, un successo colto proprio in Giappone, nel regno della tecnologia, in casa di quella Honda che ha dominato 11 mondiale di Formula 1 con 1 motori dati alla Williams e alla Lotus. L'affermazione era, come suol dirsi, nell'aria. Già da diverse corse la Ferrari aveva mancato l'appuntamento con la vittoria per un soffio: un po' di sfortuna, qualche errore del piloti (Berger in Portogallo), lo strapotere del rivali. Ieri la catena negativa si è spezzata, anche — bisogna ammetterlo — per una serie di circostanze favorevoli L'assenza forzata di Nigell Mansell, finito venerdì ko, l'appagamento di Nelson Plquet, diventato campione alla vi¬ gilia del Gran Premio del Giappone senza combattere, una foratura che ha fermato Prost e la McLaren al primo giro della corsa di Suzuka. Ma cosi è lo sport, cosi sono soprattutto le gare di Formula 1. E chi vince ha sempre ragione. Nel bilancio positivo della squadra modenese c'è da aggiungere un altro elemento Importante, che si chiama Berger. Nel ventottenne austriaco la Ferrari ha trovato un pilota di grande valore, un corridore velocissimo, un Lauda degli anni '90, diverso come temperamento e come stile dal tre volte campione del mondo, ma altrettanto efficace. Berger, partito in pole positlon, non ha commesso ieri il minimo errore. Ha attaccato subito, ha accumulato un buon margine di vantaggio e poi l'ha amministrato con intelligenza. E forse quella della Ferrari avrebbe potuto anche essere una doppietta se Michele Albereto, ancora bersagliato dalla sfortuna, non fosse rimasto surplace al via con la frizione incollata e non fosse stato costretto ad un lungo inseguimento che lo ha portato poi al quarto posto. Ma il significato di questo ritorno al vertice della Casa modenese è ancora più profondo. Al di là della pura ed appassionante vicenda sportiva, dell'iniezione di fiducia che la squadra ha saputo trasmettersi, emerge il discorso industriale, tecnologico. Una monoposto di Formula 1 può essere paragonata a un laboratorio viaggiante, anche se 11 punto di contatto con le vetture di serie è lontano. Vincere vuol dire essere all'avanguardia, sapersi districare in un campo molto sofisticato che comprende ogni settore, dall'aerodinamica ai materiali speciali, dall'elettronica alla chimica. Non dimentichiamo che una delle sfide più impegnative riguarda appunto i consumi di carburante. Sul piano sportivo ed umano una Ferrari che vince ha anche altri risvolti. E' un bene per la Formula 1, sempre assetata di protagonisti, ultimamente un po' annoiata ed annotante per la ripetitività, del risultati. Un successo questo che ricompensa i sacrifici della squadra, tutta, dei tifosi, sempre moltissimi, pronti ora a scatenarsi. E' ovvio che il successo nel Gran Premio del Giappone non fuga tutti i problemi, che l'impegno sarà ancora più duro nei prossimi mesi, nel campionato 1988. Ma il tunnel della crisi sembra essere stato superato, imboccando la strada giusta. Ancora due considerazioni. La prima riguarda un interrogativo, il responsabile tecnico della scuderia di Maranello, John Barnard, aveva detto di non credere in questa vettura. Cosa farà a questo punto il progettista inglese, mentre lavora sulla monoposto che ospiterà il motore aspirato dal 1989? Quali saranno le sue reazioni, quali quelle degli uomini che lui aveva bocciato come incapaci? La seconda concerne Enzo Ferrari. Ieri mattina all'alba 11 costruttore di Maranello ha visto in tv, nella sua casa, la corsa e la vittoria di Berger. Novantanni il prossimo 18 febbraio. Quanta forza, quanta caparbia determinazione. Negli ultimi tempi ha dovuto sopportare critiche feroci, in qualche caso anche il dileggio. Ha sempre risposto con rabbia, attaccando piuttosto che subire. Al di là di ogni discorso retorico, va riconosciuto con gioia che dietro a questa vittoria c'è anche e soprattutto la sua forza, la sua voglia intatta di essere il primo. Anche Ferrari ha commesso errori, ha preso scelte sbagliate. Tuttavia l'anima della Scuderia è sempre lui ed è grazie a lui che il nome italianissimo di Ferrari è tornato a splendere nel mondo. ■ L'ultima volta nell'agosto '85 La Ferrari non vinceva una corsa dal 4 agosto 1985. cioè da 37 Grand Prix (due anni, 2 mesi e 27 giorni): Albore to, GP di Germania al Nuerburgring. Con il successo in Giappone la Ferrari ha raggiunto il traguardo delle 92 vittorie in Formula 1 su 423 gare disputate dal 1950. In questa classifica le altre squadre sono staccate: Lotus 79, McLaren 55, Williams 40. La Scuderia detiene anche il record delle pole positlon consecutive (1Q, idla pari con la Lotus), il primato di due vetture in prima fila (39), quello delle vittorie consecutive (14, nel 1952'53), il maggior numero di doppiette (37), il record di giri più veloci in corsa (102). E' il team con più mondiali marche (8) e tìtoli piloti (9).