Gli alpinisti fanno autocritica « L'alta montagna va difesa »

Al convegno mondiale di Biella mancavano Messner e Bonatti Al convegno mondiale di Biella mancavano Messner e Bonatti Gli alpinisti fanno autocritica « L'alta montagna va difesa » «Abbiamo trascurato il rapporto con le popolazioni locali» - «Troppi centri invernali per lo sci» DAL NOSTRO INVIATO BIELLA — Messner non è venuto ina ha confermato là sua totale adesione, Bonatti non s'è visto e si è dissociato per divergenze sulla qualità degli Invitati. Il polacco Kukuczka (14 «ottomila» in otto anni) probabilmente non ce l'ha fatta a uscire dal suo Paese. Cosi sono mancate le star carismatiche che dovevano dare maggior lustro al convegno biellese «Mountain Wilderness, alpinisti di tutto il mondo a difesa aerai t a montagna'; tuttavia gli altri c'erano tutti e non solo alpinisti. Dal vulcanologo francese Tazleff a Lord Chorley presidente della Rovai Oeographical Society Inglese, dal climbers americani Bridwell, Craig, al francese Oabarrou, a Lord Hunt vincitore dell'Everest nel '53 con Hillary, citando a caso alcuni del nomi delle decine di personaggi che hanno affollato 11 Teatro Sociale di Biella. Sabato c'è stato un diluvio di interventi, ieri mattina la lettura del documento con- Portatori sul Baltoro, a quota 8000. (La foto è di Tullio Vidoni) andinista — le strade non le facciamo perché non abbiamo soldi, cosi come non facciamo rifugi. Le Ande come wilderness sono esemplari perché mancano cartelli Indicatori, sentieri segnalati, guide turistiche». Alessandro Gogna, alpinista scrittore ed editore di libri di alpinismo, spiega «un certo imbarazzo e malessere nel pubblicare guide e Itinerari che portano affollamento e danni». Enrico Camanni, direttore del mensile Alp, a proposito, si è detto disponibile alla discussione. Perché è un fatto che il grande numero di guide (escursioni, arrampicate, vie ferrate) avvicinando sempre più gente alla montagna, mette in forse l'essenza stessa del wilderness, che è solitudine, silenzio, assenza di segni umani. l'iniziativa, mediati e tenuti sotto controllo dal moderatore Carlo Alberto Pirelli, torinese, regista della Rai a Roma, alpinista accademico. Roberto Oslo presidente del Club alpino accademico ha parlato di .sfida globale, con i piedi saldamente piantati per terra; censurando «la proliferazione cancerogena delle stazioni invernali per la monocultura dello sci di pista», ricordando invece, a proposito delle spedizioni extraeuropee, «la grave responsabilità degli alpinisti nell'aver trascurato in genere il rapporto con le popolazioni locali». La conservazione integrale di ambienti remoti e selvaggi (non solo montani, che il discorso si è ampliato a deserti, foreste. Poli), minacciata anche da stoccaggi di scorie radioattive e nocive, manovre militari, esperimenti nucleari, è ormai un'esigenza consolidata della cultura occidentale, che però si scontra sovente con le leggittime speranze di chi, nelle regioni «remote e selvagge», vive aspettando di riscattarsi dal medioevo. •Stiamo facendo una strada- in Karakarum verso Askole — ha detto il generale Miza, inviato del governo pakistano — ma non per gli alpinisti ma per la popolazioni locali». »Il nostro Intento — chiarisce Oslo — è Impedire che nel resto delle montagne del mondo si facciano gli stessi errori che sono stati fatti suille Alpi, non certo Impedire la crescita civile del Paesi emergenti». «Noi — spiega Bruce Jahnscn peruviano di Lima elusivo. Non è stato deciso niente di rivoluzionarlo, ma per la prima volta 11 mondo alpinistico internazionale, ha fatto una severa autocritica, analizzando la situazione ambientale in alta montagna, In Europa e fuori Sono saltate fuori anche, le contraddizioni e i limiti del- zionali tenute a Roma

Luoghi citati: Biella, Europa, Lima, Oslo, Roma