Balletto dei rinvii alle Molinette di Daniela Daniele
Gli ammalati compiono giri tortuosi in lettiga per arrivare in sala operatoria Gli ammalati compiono giri tortuosi in lettiga per arrivare in sala operatoria Balletta dei rinvìi alle Malinette Circa quattro anni ancora finite - Una con altri colleghi - Quanto tempo occorre per ristrutturare tre sale operatorie in un ospedale pubblico? Di certo si sa soltanto che quasi quattro anni non sono sufficienti. Lo dimostra il caso Molinette. Alla fine di gennaio del 1984 un cortocircuito provocò un incendio che mise fuori uso il blocco di sale funzionanti fin dai tempi del mitico Dogliottt Cosi tre Chirurgie (Abeatici, Morino e Olivero) rimasero senza tavolo operatorio. I tre clinici interessati hanno scritto, nei giorni scorsi, al commissario prefettizio dell'Ussl 1-23, dottor Terribile, per esporre 1 fatti e far presente che il balletto dei rinvìi è durato davvero troppo. Si dice che le opere murarie siano terminate. «A gran fatica — commenta 11 personale sanitario —, perché per molto tempo abbiamo visto soltanto un paio di operai lavorare, senea troppa fretta, per due o tre ore al giorno: Le attrezzature dovrebbero essere state ordinate da un bel po' di mesi. E allora, che si aspetta? Lo domandiamo ad uno dei tre chirurghi, il professor Abeatici, che' risponde: «il questo punto non sappiamo plU che cosa pensare. Assistiamo ad un continuo rimpallo di responsabilità tra il Provveditorato alle Opere Pubbliche e l'Ufficio Tecnico dell'ospedale, rimpallo che ha superato l confini del lecito: Chiediamo di poter dare un'occhiata alle sale, per renderci conto dello stato dei lavori, ma 1 locali sono, giustamente, chiusi e la fa un incendio distrusse i locali dove operano tre chirurghi - Le interminabili opere di restauro non lettera ai commissario prefettizio per denunciare il caso - Costretti a compiere interventi alternandosi Rimpallo di responsabilità tra Provveditorato alle opere pubbliche e ufficio tecnico dell'ospedale chiave ce l'hanno gli operai, éche si vedono qui molto raramente; All'epoca dell'incendio, ['allora sovrintendente sanitario, professor Neri, a chi gli chiedeva quanto tempo sarebbe durato quello stato di crisi, rispondeva: -Era in programma la ristrutturazione di tutto il blocco e questo episodio ha anticipato la decisione. I tempi non sono ancora stabiliti, l'Ufficio tecnico sta lavorando al progetto, comunque qualche mese ci vorrà Da allora i costi per l'opera hanno subito diverse variazioni, n preventivo fatto per l'84 non era più tale nell'85 e quello previsto per l'SS non andava più bene per l'86. E cosi via. Nel frattempo le tre Cllniche Chirurgiche Interessate si sono servite delle sale operatorie dei reparti del professori Massaioli e Graverò. Per due giorni alla settimana è il turno dei pazienti del professor Abeatici, per altri due giorni tocca a quelli del professor Morino e per altri due ancora a quelli del professor Olivero. Che cosa accade ad un malato che, dal reparto del professor Abeatici, debba raggiungere la sala operatoria del professor Massaioli? Viene preparato per l'intervento e messo in barella. Poi s'inizia il viaggio. Attesa da¬ vanti all'ascensore che dal tèrzo piano porterà paziente e accompagnatori al- pianterreno. Quindi «sfilata* per il corridoio che si affaccia su "' corso Polonia, per poi svoltaré a sinistra e percorrere, nell'intera sua lunghezza, quello parallelo a corso Bramante. Poi seconda-svolta, a • dèstra, nel corridoio di 'via Genova, fino all'ascensore che porterà alla sala operatoria del primo piano. La lettiga percorre questo lungo tracciato passando tra 1 visitatori delle Molinette. gli infermieri, 1 medici, gli operai (nonché giornalisti e fotografi), le persone che aspettano davanti agli ambulatori, tra tutti coloro, insomma, che per un motivo o per l'altro si trovano in ospedale. Non soltanto. 11 paziente transita fra spifferi e continue variazioni di temperatura. Cosa che diventa più rischiosa al ritorno dalla sala chirurgica, quando le ferite sono fresche di sutura e l'operato è ancora sotto l'effetto dell'anestesia. Può indignare una situazione del genere? Di sicuro, ma c'è una logica spiegazione visto che gli amministratori della pubblica sanità torinese (per limitarci a questa) sembrano sempre più interessati ai giochi di partito che a far funzionare le strutture. Cosi una mega Ussl non riesce a partorirne dieci per un numero indecente di anni e tutto finisce nel calmo lago del commissariamento. Daniela Daniele
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