Il vitello in ginocchio

Il vitello in ginocchio * I» un anno chiusi 100 mila allevamenti, eliminate 200 mila vacche Il vitello in ginocchio All'assemblea dell'Associazione allevatori denunciata la progressiva crisi della zootecnia - Tuttavia il settore resta un pilastro dell'economia agricola: fattura con l'indotto 40 mila miliardi di lire l'anno ROMA—Non c'è pace per la zootecnia: malgrado li settore rimanga un pemo dell'agricoltura Italiana (con l'Indotto, 11 fatturato neU'86 è stato 40 mila miliardi di lire), 1 conti degli allevatori non quadrano. E cosi in un anno è successo che molti giovani hanno cambiato mestiere, che centomila stalle sono state chiuse e oltre 200 mila vacche uccise. Questa Caporetto. della zootecnia italiana è stata delineata venerdì a Roma da Carlo Venlno, presidente dell'Aia (Associazione italiana allevatori), nell'annuale assemblea. La crisi profonda in cui ci troviamo — ha detto Venlno — è confermata dagU oltre 9.800 miliardi di lire spesi quest'anno dal nostro paese per acquistare all'estero animali vivi, carni, prodotti lattlero-casearl uova, «per cui la crisi ha assunto ormai proporzioni tali da diventare, più che un problema settoriale, una questione di politica economica generale, e come tale deve essere risolta nelle sedi nazionali ed europee: Le decisioni comunitarie, 11 congelamento del prezzi Cee, la riduzione dell'intervento pubblico per la carne, 11 problema della polvere di latte e del burro, 1 consueti ritardi nazionali, sono per Venlno le cause principali della crisi. Eppure, ha sotto¬ lineato, nonostante tutte le difficolta, 'la nostra zootecnia si conferma anche quest'anno come uno dei settori portanti non solo dell'agricoltura ma dell'intera economia del paese, alla quale, garantisce una produzione lorda vendibile superiore a 40 mila miliardi di lire (con l'indotto), mentre assicura lavoro a oltre 500 mila persone: Un tema d'attualità, che riscuote vasto interesse an- che presso il consumatore, e queUo della qualità. Venlno ne ha parlato ricordando gli Interventi a sostegno della bovinicoltura da carne e della suinicoltura, concretizzatisi In un «Plano carni» che ha dato 11 via a quel processo di miglioramento della qualità, che i produttori ritengono indispensabile per ripristinare un rapporto di fiducia con 1 consumatori, sulla base della qualità, salubrità e naturalezza del cibi. L'Aia — ha ricordato Venlno — ha avviato tre consorzi di primo grado (5R, Coalvi, Carni bovine documentate), raggruppati in un consorzio di secondo grado: il Consorzio carni Italiane bovine garantite. Ma la qualità non basta alla zootecnia italiana per risorgere. Perché ora dovrà contare solo su se stessa, se prevarranno gli orientamenti, che stanno prevalendo in sede comunitaria e che non lasciano molte speranze in quanto a contributi e aiuti vpn vari. Oli allevatori italiani prendono atto di questa nuova situazione; chiedono perù uno sforzo maggiore da parte del governo nazionale per questa politica di rilan¬ cio zootecnica Una posizione — questa — condivisa dalle tre grandi organizzazioni agricole (Conf agricoltura, Coldiretti Conf coltivatori), presenti al massimi livelli all'assise degli allevatóri. •Dobbiamo impostare e condurre a termine i piani carni e latte di lungo periodo — ha detto il presidente della Coldiretti, Arcangelo Lobianco — con l'obiettivo primario di migliorare la qualità dei prodotti italiani e di differenziarli da quelli stranieri: Per 11 presidente della Conf coltiva tori, Giuseppe A volto, m occorre una politica pia coerente per la promozione e il sostegno della tipicità del prodotto zootecnico nazionale. La zootecnica deve marciare verso forme di allevamento intensivo: Ancora più esplicito U vice presidente della Conf agricoltura, Francesco Bettoni •Dev'essere impostato un progetto ambizioso e impegnativo, che miri al miglioramento e alla valorizzazione del nostro patrimonio bovino, con scelte lucide e coraggiose: Livio Borato Reggio Emilia. Preparazione del mangime per il bestiame da ingrasso (Foto D. Brogioni)

Persone citate: Arcangelo Lobianco, Brogioni, Carlo Venlno, Francesco Bettoni

Luoghi citati: L'aia, Reggio Emilia, Roma