La psicosi del farmaco di Ezio Minetto
La psitosi del tarmato Le critiche agli antidolorifici di primo intervento La psitosi del tarmato j. Che cosa faremo, quest'inver^jjfofrette, Axalfreddori, primi brividi di jebjKfte pc^sir,, bile «influenza» di questa o quella preannunciata nazionalità (russa, Taiwan-neoasiatica)? Subito una compressa o poche gocce di antifebbrile-analgesico, come è abitudine da bisnonna in poi: oppure niente di niente, dando retta ai Catoni-censori che recentemente ne hanno predicato l'ostracismo? Da quando, più di 100 anni fa, Hofman ha realizzato r«aspirina» — e a più di 100 anni dall'.antipirina» di L. Knorr — l'uomo ha avuto a disposizione quel «nonnulla efficace» da contrapporre, come prima soluzione, a dolori, doloretti, mal di testa e di denti e primi segni di febbre. Quanti sono stati 1 •prò» e quanti i «contro» di queste spicciole terapie e automedicazioni, che il medico — purché nelle giuste e moderate dosi — abitualmente approva e condivide? L'empirico coro è sempre risultato a favore: e la spicciola efficacia ha dettato una generale abitudine e addirittura una mentalità. Alzi la mano la mamma che, al figlioletto con qualche linea di febbre — non importa se vivace come prima e, come al solito, difficile da staccare dalla tv — non ha sempre e subito ammannite la «sua» «aspirinetta» o le 10 gocce di «novalgtna». Possiamo continuare cosi — farmacologicamente ed emotivamente aiutati da questi farmaci di primo sollievo — oppure dobbiamo dar retta a chi segnala possibili guai e parla persin di «veleno»: e di ogni innocente e bel panorama, sceglie solo questo o quel puntino nero? La «farmacovigilanza» è opportunamente venuta a far da torre di controllo dell'impiego dei farmaci; ma è conscia che non esiste farmaco senza implicita pec ca di un minimo di effetti secondari: perché neppur l'acqua fresca ne è esente. Un caso di san suinamente gastrico, ogni i0>9ffifì}. jsu dc^Ui^presCTiziKaja^rjue] a, mJJle)aiiunalattj-T,è1atato detto ijacen^ejaehr te al Congresso Europeo del Reumatismo adAtene — debbono far dare l'ostracismo al moderni antlinfiammatori-non cortisonici? Su un milione di consumatori, un potenziale rischio dello 0,2 -1 caso di «agranulocitosl» su base immuno-allergica (crìtica caduta della produzione midollare di granulociti neutroni!, per lo più spontaneamente o terapeuticamente reversibile) giustifica il recente accanimento e certe prese di posizione, su quotidiani e settimanali, contro il «dipirone», noto anche come «metamlzol» (chiamiamolo pure «novalgina», tanto per intenderci)? E' vecchia storia, oggi più rigorosamente tenuta d'occhio, quella del «prò» e di qualche immancabile «contro» in ogni farmaco che abbia proprietà attive almeno un po' più della camomilla. Il «dipirone»? La recente «ni Conferenza di Tossicologia cllnica e terapeutica» e il Concresso su «Discrasie sanguigne farmacoindotte in Europa e Israele» dicono ben chiaro che: 1) L'incidenza globale annua della agranulocitosl è di 6,2 casi per milione di abitanti ed è legata all'Impiego di almeno 100 farmaci di uso più o meno corrente; 2) il rapporto rischio-beneficio del dipirone è positivo almeno quanto quello degli altri analgesici, con un potenziale rìschio di agranulocitosl (dopo una settimana di terapia) dello 0,2 - 1 caso per milione di abitanti. Ben vengano le crìtiche, purché serene e imparziali, a tener desto il dovuto riguardo nell'Impiego di qualunque farmaco, per innocente e banale che appaia. Ma se il potenziale lato negativo di un farmaco come la novalgina è di quella tal tenue entità, forse corriamo più rischi nell'uscir di casa e semplicemente attraversare il marciapiede. Ezio Minetto
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