Folgorato da Amleto, secondo Laforgue

Folgorato da Amleto, secondo Laforgue CARMELO BENE PARLA DEL SUO SPETTACOLO CHE DE JUTTA A TORINO Folgorato da Amleto, secondo Laforgue ROMA — Amleto, «dopo l'irregolare decesso del padre», s'è per sempre *allogatom in una torre che «in/racidisce sulla riva di una cala stagnante; a poche miglia — al di qua del mare — dai •prosaici uffici amministrativi» di Fortebraccio re di Norvegia. .Nerovestìto, lo spadino al fianco, in testa il suo sombrero di sonnambulo; poche ore dopo l'uccisione di Polonio, Amleto già soffre della nera solitudine di chi gode della solidarietà di «un istante» del pubblico («Si, certo, ... ma una volta poi rincasati...'). Al cimitero, dove, a ruota del padre, seppelliscono Ofelia {'Un'amica d'infanzia*, con una troppo vistosa 'Vocazione d'infermiera»), viene a sapere dal becchino che non è figlio di Gertrude, ma di suo padre e d'una zingara di passaggio, e fratello del buffone Yorick. Fa appena a tempo ad innamorarsi della 'giovane primattrice* nella compagnia dei comici, Kate, che quello zelante di Laerte lo trapassa da parte a parte. Vi ho soltanto accennato ad Amleto ovvero le conseguenze della pietà filiale, che 11 pld solitario e 11 più Indipendente degli scrittori simbolisti francesi. Jules Laforgue, morto a Parigi di tubercolosi a ventlsett'anni, il 20 agosto proprio di cent'anni fa, raccolse nelle Moralità leggendarie, uscite appena dopo la sua prematura scomparsa. Nato per caso a Monte vi Oo il 16 agosto 1860, secondo di undici figli, da genitori vissuti, anche dopo il loro rientro in Francia, sempre nell'indigenza (il padre è un bancario incolore, la madre finisce sventrata dai troppi parti), Laforgue s'arrabatta nella sua breve esistenza in prestazioni d'opera paraletterare : è segretario della Gazette des Beaux Arts, poi lettore a Berlino (e a BadenBaden, Coblenza, Potsdam) dell'imperatrice Augusta, móglie di Guglielmo I, per cui sceglie e sintetizza libri e riviste. Ma, prima e dopo queste pensose incombenze, si distingue tra i compagni' di penna, di lui assai piti chiassosi e mondani, per l'innata timidezza, l'orgoglio severo, la limpida purezza di cuore, la simpatia dolorosa con cui rimira l'angoscia del mondo {'Ah, que la Vie est quottdiennet», è rimasto un versobandiera), per l'immaginazione febbrile ed 11 rifiuto di qualunque amore che sia dozzinale e volgare '(sposa a ventisei anni l'inglese Le ah Lee, una rossocastana delicata ed elegante, e postilla: 'Per me non ha organi sessuali. Non vi penso, sarebbe impossibile pensarci...»). Fa a tempo a pubblicare due sole raccolte di poesie, / compianti e Limitazione di Nostro-Signora la Luna, ma ce n'è quanto basta per lasciar folgorati gli intendenti degli esclusivi salons parigini: una Urica che rifiuta ogni sublimità («Far dell'eloquenza mi sembra di coti cattivo gusto, cosi ingenuo e goffoU), che insiste puntigliosa, in toni di lieve, quasi straniata parodia, sulla vacuità dell'esistere («La vita è un amore di testa per il nulla'), che predica, contro un 'nascere come uscire' nella menzognera dispersività, un 'morire» come 'rientrare' nella matrice riunificante e rigenerante dell'Incoscienza. Da Laforgue, dal suo Amleto, ma anche da varie altre opere, ripercorse con amore, ritradotte da capo (nonostante le versioni di Fiatano, Frezza, Margoni, Risi, Guaraldo, dalla prima e dalla ultima delle quali abbiamo attinto), Carmelo Bene ha tratto 11 suo nuovo spettacolo, che martedì debutta, in prima nazionale, all'Alfieri di Torino: ■£' il mio settimo Amleto, questo Hommelette for Hamlet. Ho letto l'Amleto di Laforgue per la prima volta a ventidue anni, per l'appunto nella splendida traduzione di Fiatano prestatami da un'amica, ci racconta l'attore raggiunto a Roma. Ne sono rimasto folgorato, da allora ho sempre "avvelenato" con lui l'Amleto del vecchio Willie, che amo perché forse è un fallimento, come Eliot aveva intravisto, ma che comunque è insostituibile perché vi si esalta la fine del ruolo, l'impossibilità del tragico». Poi lascia intendere che Laforgue ha lentamente preso il sopravvento in lui: 'Scrivono sempre che Lafor- gue fu influenzato aat teaesco Hartmann e dalla sua Filosofia dell'incosciente, letta in traduzione a diciannove anni. ET indubbio, ma occorricondurre quell'incoscienza ad uno stadio infantile, non giovanile 0, ancor peggio, adulto. Ha letto attentamente il titolo del mio spettacolo? Suona Hommelette e non Omelette, è insomma la "frittata dell'uomo", e badi che questo neologismo da me coniato l'ho ritrovato in Artaud e in un bellissimo seminario di Lacan, dove il grande psicoanalista scomparso parla dell'ovulo-uovo, che certo si spezza è dà la vita, ma è anche da quel momento che cominciano per noi le pulsazioni di morte, che sappiamo quanto non siamo, quanto la defaillance ci domini...'. Dello spettacolo non vuole anticipar nulla in dettaglio: •Le esprimo il significato ultimo, che è quello di un ritratto d'artista borghese o borghese d'artista. & uno spettacolo che non ha nulla di criptico, non è come il Lorenzaccio di quest'anno a Firenze, inevitabilmente elitario. E' uno spettacolo divertentissimo, ma feroce, perché vi si celebra la fine del pensiero, lo sgambetto del linguaggio, l'In-coscienza. Dice Amleto: "Ho morso il frutto dell'Incoscienza! Io sono colui che annuncia la nuova legge ai nati di donna, colui che va spodestando l'Imperativo Categorico e instaurando in sua vece l'Imperativo Climaterico!"'. Guido Davkc Bonino

Persone citate: Artaud, Bonino, Carmelo Bene, Fortebraccio, Frezza, Guaraldo, Hartmann, Jules Laforgue, Lacan, Margoni

Luoghi citati: Berlino, Firenze, Francia, Norvegia, Parigi, Potsdam, Roma, Torino