La tela di Varsavia

La tela di Varsavia FOGLI DI BLOC-NOTES La tela di Varsavia ,RA il.regime comuni' sta di " Varsavia se ne pente; ma l'esperienza dell'ora di.- religione in chiesa — imposta negli anni dello stalinismo, durante la grande bufera delle persecuzioni, col cardinale Wyszynski relegato in domicilio coatto in un monastero — si è rivelata un elemento di fòrza per la comunità cattolica, vaie a dire per la grande maggioranza dei polacchi. Allora si pensava che sarebbero stati pochi i ragazzi capaci di affrontare lo scomodo della doppia sede, soprattutto nelle campagne, con difficili comunicazioni e mezzi di trasporto assolutamente inadeguati. L'esperienza ha smentito tutte le previsioni. Depurato dalle scorie mondane, riportato nel suo luogo na*uralc (che è anche quello delie confessioni non cattoliche: la Polonia, per le invasioni svedesi, ha un grande passato di protestantesimo e di riforma, anche se un limitato presente), quell'insegnamento ha cementato il senso della fède, ha accentuato la «scissione» dalla società circostante, e soprattutto dalla società politica. L'arcivescovo di Varsavia Dobrowski, che è un fedelissimo di Wyszynski, mi dice che in quel campo non c'è niente da cambiare, il clero è soddisfatto dello «statu quo». . O I va verso uno scambio \\ klj ^ raPPremtant' fyb' malici fra Sonia Sede e Polonia». E' il maggiore risultato dell'ultimo viaggio di Giovanni Paolo II in Polonia, quello di giugno. Sono rapporti interrotti dal dopoguerra. La nunziatura apostolica a Varsavia non è s.ata mai occupata, rappresentando — nel vuoto e nel silenzio — un segnale di speranza. Per anni ha fatto la spola fra Varsavia e il Vaticano monsignor Poggi, l'attuale nunzio apostolico in Italia. jg^upii, tela che è stata tessuta conjjazienza, con un senso maestosp del tempo, quale non manca alla diplomazia vaticana e al suo attuale capo, il cardinale Casaroli, una figura, per molti aspetti, settecentesca. «Ma lo scambio sarà annunciato al momento opportuno insieme con una convenzione regolante il complesso dei rapporti fra Polonia e Santa Sede», tende a chiarire l'arcivescovo di Varsavia. Non senza aggiungere: «Preferiamo Convenzione a Concordato». «Capisco il perché»: è la mia risposta. QUANDO Bronislaw Gercmek — il grande storico del Medio Evo polacco ed europeo, l'autore dello straordinario libro su La pietà e la forca — fu confinato a Varsavia nel luglio 1986, ci fu un moto di solidarietà spontanea in tutta l'Europa colta e civile, l'Europa delle università, da sempre solidale con la Polonia. Incontro Geremck in ambasciata L'uomo è ancora sorvegliato, ma non è più confinato. Vive in quel limbo in cui si muove Solidarnosc: con qualcosa di pirandelliano. Formalmente fuorilegge, ma tollerata in talune manifestazioni, almeno, di pietà collettiva. Incapace di far sentire la propria voce attraverso gli strumenti della comunicazione di Stato, ma presente nel proletariato polacco, nell'università, nella vita religiosa. Con un attenuato legame rispetto alla Chiesa, che ha compiuto un certo Ravvicinamento al regime in cambio delle garanzie ottenute o dei mali evitati. Gercmek è uomo di fortissime convinzioni come può esserlo un intellettuale militante, è srato il principale consi glierc di Walesa ai tempi eroici, e dopo. Ma è anche il rappresentante di un esercito non compatto. Accompagna quattro esponenti di Solidarnosc, fra cui Bujak, un operaio, che è il vice di Walesa a Varsavia; ma tende a premettere che ognuno può esporre posizioni proprie, in quanto il movimento è «pluralista». ! Le riserve di Solidarnosc sul referendum del generale Jaruzelski — sulle riforme economiche e istituzionali —, sono politiche prima ancora che tecniche. Qualche punto d'incontro c'è, fra le terapie del governo e quelle dell'opposizione; ma sulla carta. «Non esiste fiducia politica», fede nelle «garanzìe minime, questo è il linguaggio, che la società civile diventi soggetto dell'economia e della politica». Gercmek va più in 11 «Non c'è una sola parola sul problema della nomenklatura e dot sul monopolio politico del partito comunista. Quello è il punto». e; quel «punto» rende secondario il resta Anche l'accanita polemica, in corso, sul fallimento o no delle aziende. Qui Solidarnosc — che è pure un movimento populista di radice socialcristiana, abbastanza estraneo ai filoni marxisti e storicisti del mondo moderno — occupa una posizione opposta a quella dei sindacati italiani, per esempio. E' contro la difésa a oltranza che il regime fa, per ragioni di pace sociale, delle fabbriche la cui sopravvivenza contraddica alle leggi economiche. Propugna la circolazione della mano d'opera, fra azienda ed azienda. Chiede il diritto al fallimento, per rutte le imprese. «Non è poco, mi limito a commentare. E' la base dell'economia di tipo capitalistico in Occidente». Una logica cui non a caso Solidarnosc -non può, e forse nel fondo neanche vuole arrivare. Q! UANDO mi descrivono la base sociale di Solidarnosc, i rappresentanti riuniti in ambasciata insistono, suiigrandi .addensamenti industriali di Danzica, di Katowicc, di Novakuta (l'assurda fabbrica che oscura i cieli di Cracovia). E mettono l'accento anche sulla massa degli agricoltori indipendenti. Ma aggiungono, con una punta di compiacimento rivelatrice: «Abbiamo molte adesioni tra i proprietari di serre e di orti alla periferia di Varsavia». Quella, in realtà, è una perfetta misura umana per i lavoratori polacchi. A tomba di padre Po_j pieluszko — il coraggioso sacerdote di Solidarnosc che fu percosso a morte, una specie di «delitto Matteot¬ ti», nella storia del cattolicesimo polacco — è ospitata, e onorata, in una chiesa abbastanza centrale di Varsavia, dove si deroga a tutte le norme del regime: quelle che valgono al di fuori del tempio. Lì garriscono le bandiere di Solidarnosc, illegali fuori. Lì si intrecciano decine di corone di fiori, riparatrici dei silenzi esterni. Li si riuniscono ogni giorno migliaia di pellegrinimilitanti, fedeli all'antico maestro di battaglie sociali, che presto Sarà proclamato Santo. Nel giardino, attraverso le più diverse simbologie, riecheggiano tutte le tappe della tragedia polacca, anche Katyn. E' un caso di extraterritorialità, fra i più singolari. Il regime ignora, o tollera. E la polizia interna per evitare profanazioni alla tomba, gesti di scempio o di violenza, è affidata a cento volontari, tutti di Solidarnosc, operai in gran parte, che ogni giorno si alternano nel servizio d'ordine. Stringo la mano a qualcuno di loro: c'è il senso di orgoglio dell'antica cavalleria polacca. SOLIDARNOSC non perdona a Jaruzelski neanche la timidezza nei rapporti col nuovo corso sovietico, con la Glasnost. Ha più fiducia in Gorbaciov di. quanta he abbia nei capi idei regime, di Varsavia. La diflc-.. renza mi"Jh spiegata con ricchezza di particolari, tutti da verificare: «U "entourage" di Gorbaciov spinge per andare avanti mentre Jaruzelski è circondato da un'equipe di conservatori dei vecchi privilegi. Una nomenklatura, insomma, più dura che in Urss». Geremck ricorre a un'immagine: «La Polonia non ha visto ancora una telefonata tipo quella di Gorbaciov a Sakharov». Forse i tempi per quella telefonata sono maturi. Giovanni Spadolini (A pagina 4: «Show elettorale di Jaruzelski», di Piero de Garsarolli). Jaruzelski e Walesa nelle caricature di David Levine