Molinette allo sfascio

Molinette allo sfascio Appello di cattedratici e primari per salvare l'ospedale dal coma Molinette allo sfascio Camere operatorie sottoutilizzate, malati che scelgono di farsi ricoverare altrove, ristrutturazioni attese da anni: «Si rischia di regredire a una situazione da Terzo Mondo» - I rimedi? «Trasformare l'ospedale in "Istituto di ricovero e cura a livello scientifico"» Segna bufera 11 barometro delle Molinette. Primari e direttori di cllniche universitarie lanciano un disperato appello per salvare il maggior ospedale del Piemonte dal coma profondo in cui è precipitato. Il loro non è ancora un «de profundis* recitato al capezzale di un malato inguaribile, ma un atto di accusa e di speranza. Nella denuncia, sottoscritta da 48 su 65 primari e direttori di cattedra e trasmessa a ministeri, enti locali. Usi non si usano mezzi termini. Si parla del rìschio di «regredire in una situazione ospedaliera da terzo mondo; di *potenzialità quotidianamente dispersa e poco utilizzata', di •gravissimo decadimento funzionale* conseguenza «di una politica amministrativa che ha voluto allineare il S. Giovanni agli ospedali con esclusive funzioni assistenziali*. Un documento-bomba, corredato da solidi dati. Il Piemonte è l'unica regione fra tutte quelle del Nord e del Centro, che vede i suoi malati emigrare in altre parti d'Italia o all'estero in misura assai maggiore rispetto a quanti, invece, vengono a farsi curare qui: nell'84 il saldo negativo è stato di 3729 ricoveri di base e di 1128 per quelli di alta specialità. Nonostante il S. Giovanni sia dotato di servizi di prtm'ordine, noti a livello internazionale, non riesce a esaudire la «domanda di salute» dei piemontesi che, a migliaia, preferiscono rivolgersi altrove per le cure. Ancora: le camere operatorie del complesso ospedaliero vengono utilizzate soltanto al 50 per cento della potenzialità. I chirurghi possono lavorare solo al mattino, per insufficienza di personale infermieristico e per «disorganizzazione organizzata». Passano anni perché venga assunto, tramite concorso, il personale assegnato e, nelle more, i più preparati se ne vanno altrove. E' un calvario riuscire ad ottenere 11 materiale di prima necessita. Dopo le vicende giudiziarie che hanno coinvolto alcuni funzionari, la macchina amministrativa s'è ancor più inceppata. Si sfoga il prof. Giorgio Verme: «Attendo da anni 750 milioni per ristrutturare l'istituto. I fondi ci sono, ma nessuno sa spiegare perché non arrivano. Costretti a navigare tra gli scogli della burocrazia e della bassa politica, ci viene spesso voglia di lanciare la spugna*. Molinette come un «caravanserraglio», insomma, che anziché mettere a disposizione le vitali energie per 1 pazienti più gravi, per perfezionare le terapie d'avanguardia (trapianti d'organi e di tessuti), per percorrere la strada della ricerca avanzata, è costretto ad accogliere chi soffre di di bronchite o di vecchiaia e al tempo stesso i malati di cancro o leucemia. Il prof. Luigi Resegotti, primario di Medicina: «J trapianti di organi e di tessuti costituiscono oggi la frontiera della medicina. Da essi dipende la vita di molte persone giovani. Per raggiungere l'obiettivo, occorrono specifi¬ che competenze, una mentalità aperta alla ricerca, adeguate attrezzature e, soprattutto, una gestione manageriale attenta a impiegare in modo corretto le risorse esistenti. Alle Molinette tutto questo non c'è*. E' possibile un'Inversione di tendenza? SI per primari e clinici che hanno avanzato una proposta: trasformare le Molinette in 'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico*. In Italia ne esistono già 21, di cui 9 in Lombardia, 2 in Liguria, Lazio, Campania. In Piemonte, nessuno. «La mancanza di un tale istituto — rilevano 1 prof. Sergio Abeatlci e Alessandro Pileri, rispettivamente di Chirurgia generale e di Ematologia — ha fatto perdere alle Molinette in questi anni, oltre un centinaio di miliardi dallo Stato, centinaia di posti di lavoro, la possibilità di preparare nuove leve di ricercatori*. Secondo 1 48 primari che ne hanno richiesto l'istituzione, il nuovo ente avrebbe il pregio della gestione autonoma, della snellezza burocratica, della managerialità di conduzione, garantite da un presidente, un consiglio d'amministrazione e un comitato tecnico-scientifico, cosi come prevede un'apposita legge. E a conferma della validità dell'iniziativa, 1 promotori citano i benefici effetti (finanziamenti, personale, alto livello scientifico) registratisi nei 21 centri già in funzione in Italia. Le Molinette verrebbero cosi sganciate dalle Usi, dipenderebbero direttamente dal potere centrale, con finalità prioritarie la ricerca scientifica e l'assistenza. Ha buone chances di essere accolto l'auspicio dei big della Medicina torinese che vede concordi luminari come Morino, Sannazzarl, Vitelli, Fasano, Gasacela, Bergamini, Bussolatl, Sesia, Oavosto, De Michelìs, Paletto, Juliani, Cirillo e tanti altri? .Finora abbiamo ricevuto ampi consensi dalle forze politiche, in particolare dal sindaco — rileva il prof. Abeatici — e attendiamo che Comune e Regione presentino la richiesta ai due ministeri competenti. Sappiano tutti che siamo all'ultima spiaggia. O Torino e il Piemonte imboccano la strada da noi indicata o un ulteriore degrado della sanità pubblica sarà inevitabile*. Guido J. Paglia Alcuni dei medici che lanciano l'sos: da sinistra i prof. Pileri, Resegorti, Abeatici e Verme