I difficili esami di Ortega di Mimmo Candito

I difficili esami di Ortega il Nicaragua tra guerra e progetti di pace: un modello politico cui guarda tutta l'America Latina I difficili esami di Ortega II responsabile della Radio Cattolica: il sandinismo torni alle orìgini • Ma molti dell'opposizione accusano Managua di copiare Fidel Castro - Il vicepresidente Ramirez: abbiamo avuto troppa fretta DAL NOSTRO INVIATO MANAOUA — Anche In .questo lunedi, le Madres de , Managua si danno appuntamento nel vecchio ufficio ; della Commissione per 1 dii ritti umani e manifestano la i! loro protesta. Portano il foui lard bianco, come quelle di {Buenos Aires, e come quelle stanno In fila o sottobraccio / non avendo un monumento 'attorno al quale fare cer' chio, circondano la palazzina e marciano. Cantano inni religiosi. La voce del corteo • va e viene un po' stanca sot: to il sole: «Perdona a tu pue. blo, Sellar. Perdona a tu pueblo. Perdonale, Sedar*. Ori mal fanno parte del paesaggio urbano, nessuno da segno di badargli troppo; ma ' loro, in questo come in ogni , lunedi, continuano a chiede' re la libertà per i figli, 1 fratelli, i mariti, che' sono in .prigione perché guardie somoziste o contras. Ritrovare a Managua le scene di strada che si vedevano nella Buenos Aires di Videla e di Viola non è l'ultima delle contraddizioni che accompagnano la storia di questa rivoluzione. Che in otto anni ha avuto un itinerario politico anche contorto e segnato da molti errori, da ingenuità, da irrigidimenti settari, ma che certamente non ha nulla da condividere 'con la dittatura argentina, nemmeno nella gestione giuridica dei rapporti con gli oppositori. Oggi il Nicaragua è il fulcro delle tensioni che accompagnano 1 processi politici dell'America Latina. E anche se Buenos Aires o San tìago sono lontane da qui settemila chilometri, ci sono nella rivoluzione di Managua caratteri di fondo che si riportano a una radice comune a tutta questa parte del mondo. Xabier Gorostiaga, gesuita, sociologo ed economista, direttore del centro studi Cries, ce ne dava qualche giorno fa questa sintesi: 'In Nicaragua si è data la convergenza, assolutamente originale, di tre ingredienti comuni alle nostre società: il nazionalismo, il marxismo in una sua lettura latinoameri' cana, il cristianesimo di base». E l'attenzione ossessi va che l'amministrazione Reagan fissa sul regime di Managua rivela, al di la delle séSRÌr% &Bu indirizzi IJtfW! I^stttójfte repubblitjaifò^'it valore generale che 11 casoNicaragua ha assunto per una definizione dei rapporti tra Usa e America Latina. Questo tipo di discorsi può apparire anche astratto, una delle tante, e generiche, discussioni che coinvolgono 1 visitatori nel clima di fervore ideologico che ancora domina le Interviste e gli incontri d'una qualche sera, a cena, a Managua. Ma poi sono le stesse storie quotidiane del Nicaragua a farli diventare, invece, discorsi concreti. L'altro ieri sono andato a incontrare monsignor Blsmarck Carballo, un giovanotto In clergyman, solido, intelligente, che è uno dei più duri avversari del Frente sandinista. Espulso dal Paese lo scorso anno, riammesso . ora grazie al nuovo corso del regime, è 11 direttore di Radio Católica, la trasmittente dell'opposizione ufficiale. Nella saletta fresca e spoglia dell'Arcivescovado abbiamo discusso di tutte le possibili evoluzioni del sandinismo. Monsignor Carballo non ha proprio nulla In comune con la rivoluzione di Managua né con i suoi fondamenti Ideologici; eppure, alla fine, parlando del futuro possibile, 11 giovane assistente del cardinale confessava di credere che •per il Nicaragua la strada migliore è quella di una terza via, che non sia il capitalismo tradizionale ma nemmeno il socialismo reale. Il sandinismo, quando trionfò, nel 79, fece credere di poter essere questa alternativa, tipicamente latinoamericana; c'erano al suo interno elementi di grande interesse, il non allineamento, il pluralismo politico, il rispetto dell'economia mista. Questi elementi andrebbero recuperati e sviluppati, e potrebbero disegnare una soluzione interessante non solo per questo Paese ma per tutto il Latinoamerica: 1 Wm&i^W^T'Htèccià murales - della rivoluzione sono un po' stinti, hanno perso colore; e la gente gli passa accanto senza più guardarli. L'entusiasmo contagioso dei primi tempi si è appiattito nella routine delle tante difficolta. Ma questa stanchezza non basta a far dimenticare che quella del Nicaragua è, in fondo, ancora la nascita di una nazione; e che rivoluzione e Stato finiscono per porsi come elementi paralleli di uno stesso processo politico, dentro una società che nella sua storia mal prima aveva sperimentato concretamente lo 'sviluppo organico dell'Indipendenza e delle liberta. Pablo Antonio Cuadra, 74 anni, poeta* di fama internaziona¬ le e condirettore del quotidiano d'opposizione La Prensa, scuote la testa nella redazione del giornale riaperta da appena un mese: «La rivoluzione sandinista aveva con sé tutto il mondo, e noi avevamo la possibilità di far nascere un'autentica Nicaraguanldad,- invece siamo finiti a copiare Fidel Castro. Che, anche lui, avrebbe potuto essere il leader dell'intera America Latina e si è solo venduto ai russi'. La risposta che gli dà un altro intellettuale, ma questo di regime, il vicepresidente della Repubblica Sergio Ramirez, 44 anni, romanziere e saggista anche lui di rilievo internazionale, è una ammissione però senza spirito di resa: «Stiamo cercando di unire potere e libertà. Noi non volevamo soltanto abbattere Somoea, volevamo veramente creare una società nuova: via abbiamo impresso una velocità forse troppo rapida a un mondo che aveva proceduto sempre con lentezza». Otto anni forse non sono molti nella storia di un Paese; e anche se sono stati anni lunghi, tentati sempre dal desiderio di accorciare il corso rigido del tempo, conservano Intatto il fascino di un dibattito che continua a Interrogarsi sulla società da costruire, ancora opgi, come se fossero 1 primi giorni della conquista del potere. «Siamo stari troppo romantici: ci diceva con uno spunto d'amarezza 11 presidente Ortega; ed era come la confessione di un'Ingenuità colpevole, che ha tradito le speranze. Non tutti sono- d'accordo, naturalmente, su questo romanticismo, e molti anzi parlano di 'Spregiudicatezza leninista» del nove comandanti della rivoluzione. Però tutti, poi, 1 sandinisti e anche i loro avversari, finiscono per riportare i loro discorsi all'interno di una dialettica comune: che è la ri cerca di un'identità, la politica intesa come strumento di elaborazione di una forma di vita nella quale riconoscersi tutti. Questo, dell'identità, è il tema che oggi più impegna e tormenta le società dell'America Latina, tutte, senza distinzione per il livello di solidità raggiunto dalle loro Istituzioni statali o il grado di sviluppo delle loro singole economie. E se nel Cono Sud la latitudine distaccata e il corso attuale dei fatti politici danno a questa problema, tica un respiro più culturale, di dibattito elegante di teorie, qui nel Centro America invece, sotto l'ombra domi' nante degli Stati Uniti, la ri cerca trova subito una sua affannosa verifica nella vita di ogni giorno. L'attenzione, severa ma molto partecipata, che due forti oppositori del sandinismo come Carballo e Cuadra danno alla rivoluzione del Nicaragua ne è un segnale trasparente; cioè si muove, anche se in opposizione, all'Interno di questa ricerca comune, e ne condì, vide la spinta di base. La mi. litarizzazione, che la guerra qui, e la guerriglia in Salvador e Guatemala, hanno portato con l'Intervento de ciso degli aiuti militari americani, taglia bruscamente questo processo. E viene accettata solo per la demonizzazione che fa del nemicò — i safidlhisti in.Nicaragua, 1 guerriglieri altrove — rappresentato come agente di quanto di più straniero possa sentirsi qui, l'Unione Sovietica. Rovesciandone l'ottica, questo giudizio vàie anche per gli alzados, gli Insorti antisandinlstl descritti come marionette americane. Sono andato a trovarli, viaggiando dall'altra parte della frontiera, in territorio dell'Honduras. E' stato un viaggio comprensibilmente tormentato, tra cento posti di blocco militari e una lunga ricerca nella Jungla. Sotto le fresche pressioni del piano Arias, 1 campi del contras vengono rapidamente spostati dentro il confine incerto del Nicaragua, concentrando comunque gran parte dell'organizzazione logistica nella base honduregna (e americana) di Aguacate. A Llamales, nell'interno della foresta, ho visto roìo gli ultimi resti del vecchio campo; gli uomini che ho Incontrato erano per lo più contadini In ai mi o giovanotti con 1 Raybrn e il mitra appeso spavaldamente al collo. Sapevano ben poco di politica, dicevano solo che 1 sandinisti sono comunisti e vogliono prendersi la terra della gente. L'ufficiale che li comandava, tirato come un figurante di Rambo, Juan e basta il suo nome, mi ha poi accompagnato a Tegucigalpa, la capitale honduregna. Fino a qualche giorno fa, 1 contras avevano 11 il loro ufficio di rappresentanza, una villetta con un alto muro di cinta, i cancelli di ferro blindato, dovunque uomini con la pistola dentro la cintura; ora, sempre per il piano Arias, ne è stato sfrattato frettolosamente. E per avere informazioni ufficiali bisogna andare a Miami, Florida. Naturalmente. il piano Arias sta facendo venire allo scoperto tutte le ambiguità che finora guerre e guerriglie coprivano sotto la polarizzazione dello scontro armato. Questa non è ancora una soluzione della crisi centroamericana, ma lo sfrondamento di tutti quei rami lascia spazio alla politica; e rimette in gioco il destino di questi Paesi. Mimmo Candito (Fine Gli altri articoli sono stati pubblicati il 7,14, 27 ottobre,'e il 6,12,21 nb■ vèmbrè).