De Rosa: «E' una congiura Un infame mi ha incastrato» di Giuliano Marchesini

De Rosa: «E? ma congiura Un infame mi ha incastrato» De Rosa: «E? ma congiura Un infame mi ha incastrato» «Non mi sono messo in tasca una lira» - La de lo ha sospeso «a titolo cautelativo» VENEZIA — Armando De Rosa dice che c'è un 'infame». L'assessore democristiano ai Lavori Pubblici della Regione Campania, arrestato con l'accusa di concussione per una storia di tangenti, allude a qualcuno nell'ambiente politico, che avrebbe tentato di 'incastrarlo», accusandolo di ricevere bustarelle. E non sarebbe il solo nemico, secondo l'esponente dell'amministrazione campana, 11 quale parla di 'montatura», di una •congiura politica», di «lotte intestine». 'Ma io — ripete — non mi sono messo in tasca una lira». Interrogato l'altro ieri per circa due ore dal sostituto procuratore della Repubblica, Ivano Nelson Salvarani, De Rosa è passato dalla difesa accanita all'attacco. Ma chi sarebbe l'«infame»? Il magistrato inquirente non si pronuncia. Intanto, per Armando De Rosa arriva un'altra tegola: il partito lo ha sospeso. La decisione è stata presa dalla segreteria provinciale di Napoli della democrazia cristiana, «in ottemperanza alle norme statutarie e a titolo cautelativo». Da uno del vertici della rappresentanza democristiana di Napoli all'arresto, alla sospensione dal partito. Armando De Rosa ha compiuto in breve questa discesa. Durante l'Intenso colloquio con 11 sostituto procuratore veneziano ha cercato di venir fuori dal precipizio parlando insistentemente di una manovra politica ai suoi darmi. E quali sarebbero ì motivi di questo tentativo di •siluramento»? L'assessore avrebbe risposto che l'ambiente politico campano «é in movimento». Ma Ivano Nelson Salvarani vuol sapere fino in fondo di quella vicenda di bustarelle, di milioni destinati ad accompagnare l'assegnazione di appalti per opere irrigue e di bonifica nella piana del Sele nel Salernitano: 80 11 ha messi a disposizione la «Vittadello», l'Impresa di Limena di Padova, mentre sarebbe stata di 70 la «quota» richiesta a una delle aziende di Corrado Ferlaino, presidente del Napoli Calcio. Per quanto riguarda Armando De Rosa, pare che il giudice di Venezia abbia concluso i suoi accertamenti, per cui dovrebbero essere imminenti 11 trasferimento dell'assessore a Napoli e la trasmissione alla magistratura di quella città degli atti relativi a questa parte dell'inchiesta. n sostituto procuratore si dedica a tutta una serie di altre indagini. In particolare, si occupa del fratelli Sergio e Gino Vittadello, contitolari dell'impresa al centro di questa storia: per il primo è stato confermato l'arresto con l'accusa di falsa testimonianza, il secondo è In stato di arresto provvisorio per reticenza. Gino Vittadello è stato interrogato di nuovo a lungo, ieri pomeriggio. I due devono spiegare perché mostrino tante esitazioni nel ricostruire questo affare, dal momento che finora loro sono considerati soltanto delle «vittime». E come è finito uno dei rappresentanti della «Vittadello» davanti alla villa di De Rosa, a Vico Equense, reggendo una valigetta contenente 80 milioni? A quanto risulta, al magistrato veneziano l'assessore ha raccontato di avere incontrato uno del titolari dell'azienda di Limena nell'ottobre scorso a Padova, in occasione del convegno del gruppo democristiano di cui fa parte Antonio Clava, la cosiddetta «corrente del -Golfo». 'Poi una cena insieme — ha detto De Rosa — ma niente di più». Dunque, quel «corriere» con una valigetta piena di milioni bloccato sulla soglia di casa dell'assessore campano ai Lavori Pubblici? Armando De Rosa ha allargato le braccia: •£ che cosa ne so, io? So soltanto che se quel signore mi avesse dato quel denaro, lo avrei denunciato». Ora il difensore di De Rosa, avvocato Mario Tuccillo, si attende 'Un'istruttoria che conduca ad un diverso accertamento delle prove». 'Non dovrebbe essere difficile al magistrato attento — dice — formulare ipotesi di reato conformi ai fatti». Intanto, il giudice veneziano tira avanti per la sua strada. E il percorso sarebbe piuttosto lungo. Le indagini, dopo tre mesi di intercettazioni telefoniche, si estenderebbero dal Veneto alla Campania ad altre quattro regioni: Lazio, Puglia, Calabria e Sicilia. Giuliano Marchesini