Musicisti alla rincorsa dei poeti
Musicisti alla rincorsa dei poeti BOULEZ E MINETTI OSPITI DEL PICCOLO DI MILANO Musicisti alla rincorsa dei poeti DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Messosi quest'anno su un passo di intensa attività culturale, teatrale e non, il Piccolo di Milano riceve nella lustra cavea del Teatro Studio ospiti illustri e li propone ai suoi spettatori. Domani sera sarà la volta di Bernhard Minetti, l'ottuagenario primattore tedesco, impegnato in alcuni brani dal Faust, mentre venerdì scorso era di turno il compositore e musicologo francese Pierre Boulez. Prendendo spunto da due opere-chiave del moderno patrimonio musicale — il Pierrot lunatre di Schonberg e il suo Marteau sans maitre (il maestro li ha diretti domenica nella Sala Verdi del Conservatorio milanese, alla guida dell'Ensemble InterComtemporain, da lui stesso creato undici anni or sono) — Boulez ha discorso di «Poesia, teatro, musica» con una limpidezza di idee e una nitidezza di eloquio veramente affascinanti. Di media statura, i capelli appena grigi, gli occhi chiari in un viso sereno, la bella voce baritonale, Boulez ha avvinto 11 pubblico col -suo esprit de darti sin dalle prime battute. Ha preso l'avvio dal rapporto del musicista con la tradizione, che è quello del pittore non verso la natura, ma verso 1 quadri di natura che, a ritroso nel secoli, gli è dato di studiare. Cosi li rapporto con la tradizione può stabilirsi al di fuori e al di qua della conoscen¬ za diretta, privata e personale, con i propri maestri ideali. Ha accennato el suo con SchOnberg come ad un rapporto cruciale, anche se non avvicinò mal, lui allievo di Messlaen, il musicista viennese esule negli Stati Uniti. Entrando nel vivo del tema, Boulez ha ricordato come poesia e musica abbiano collaborato a volta a di¬ stanza, nel tempo e nello spazio (il caso del Woyzeck di Buchner ricreato felicemente da Berg nel 1921), a volte in stretta (e tempestosa) contiguità (come per Strauss-Hofmannsthal). Talvolta musicisti «sacri» erano completamente atei, eppure si servivano lo stesso e con accenti fortemente persuasivi del supporto della lirica sacra. Talaltra la poe- sia faceva da sostegno, come forma «chiusa», all'ispirazione di musicisti (è 11 caso del lied e di Schubert-Schumann) poco a loro agio nella progettazione di strutture musicali vaste e complesse. Nella grande «crisi» della musica moderna, all'inizio di secolo, la poesia spesso ha assunto, nelle intenzioni del compositore, programmatiche valenze teatrali. Quando nel 1912 Schonberg scrive il Pierrot lunatre op. 21 (quasi il manifesto dell'espressionismo musicale), adotta le ventun liriche del simbolista belga Giraud come base di un «melodramma» in cui la voce solista lambisce le note, invece di intonarle, mentre agli otto strumentisti, all'origine dietro un paravento, resta il compito di ricreare una «visione sonora» di un mondo alienato e violento, Nel Marteau sans maitre, che tra accese polemiche rivelò un Boulez trentenne al festival di Baden-Baden nel 1955, il maestro adottava testi di René Char tentando invece una delicata «incorporazione» del teatro poetico, della voce contrattile, e dei sei strumentisti. Elizabeth Laurence- mezzosoprano. Sophie Cherrier flauto e Pierre-Laurent Almard pianoforte hanno eseguito, in chiusura, la settima e terza sequenza da Pierrot, rispettivamente, e da Marteau. e l'intera Sonatina per flauto e piano di Boulez, che risale al 1946. g. d.b-
Luoghi citati: Baden, Milano, Stati Uniti
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