L'on. assenteista si difende di Paolo Passarini

L'on. assenteista si difendè Neppure chi doveva parlare era presente al dibattito per la fiducia L'on. assenteista si difendè Contrattacca il de Bianco: «I politici sono realisti e non fanno le cose inutili» - Capanna: «Me ne sono andato apposta prima che mi dessero la parola» - Drago (de): lunedì e martedì si lavora nel collegio - Gran parte dei deputati si è tenuto libero soltanto per il voto finale ROMA — La parola, innanzitutto, agli imputati. Nella fattispecie, sono i quattro deputati che, essendo assenti dall'aula al momento in cui avrebbero dovuto prendere la parola, hanno provocato la sospensione della peraltro deserta seduta di martedì mattina alla Camera, dove 11 governo Ooria si stava guadagnando un ennesimo voto di fiducia. Insomma, sono «i pessimi quattro». n sudtirolese Michel Ebner, come tutti i colleghi dell'Svp, era stato iscrìtto d'ufficio dalla presidenza del suo gruppo secondo una prassi abituale. Aveva deciso di non intervenire (ha poi pronunciato ieri la dichiarazione di voto) e non aveva sentito il bisogno di comunicare ufficialmente la rinuncia. Mario Capanna, demoproletario, dichiara: «/o c'ero. Sono uscito apposta dall'aula un minuto prima che mi dessero la parola per protesta contro questa fiducia-farsa*. Luigi D'Amato, radicale: «Nonostante un fortissimo mal di denti, ho preso tre cachet e mi sono presentato alle 11 e 30 circa, cioè circa un'ora prima di quando prevedevo mi avrebbero datola parola. Ma la seduta era già stata sospesa'. Stessa storia per Gianni De Michelis, capogruppo socialista: «C'è stato un po' di ritardo dell'aereo. Comunque avrei dovuto parlare a mezzogiorno e sono arrivato alle 11 e mezzo. Ma la seduta era già stata sospesa da dieci minuti*. De Michelis ha poi parlato nel tardo pomerìggio (aula, come di rigore, deserta), terminando alle 20 e 45. In realta, voto a parte, tra lunedi e mercoledì, alla Camera non c'era quasi nessuno. O meglio, non c'era nessuno in aula. La gran parte dei deputati ha dato per scontato (con un qualche fondamento) che il dibattito non avrebbe prodotto nessun fatto politico di rilievo e ha fissato sull'agenda il semplice impegno del voto finale. Antonino Drago, de, conferma, d'altra parte, che •e tradizionale, il lunedi, lavorare nel collegio: Ma era martedì onorevole! «Lunedi e martedì martino, volevo dire: E Calogero Pumilia, de specifica: -Ero impegnato in Sicilia per chiudere il tesseramento in vista del congresso*. Qualcuno, come il repubblicano Mauro Dutto, era alla Camera, ma nel suo ufficio: 'Stavo scrivendo un articolo e tenevo l'interfono acceso*, dice. Altri, come il de Giuseppe Gargani, ha sudato tutto il giorno, assieme a un'altra decina di deputati, in commissione Giustizia: • Stiamo lavorando alla nuova legge sui magistrati. Mi sembra utile, no?*. Mariella Gramaglia, sinistra indipendente, stazionava anche lei in ambienti parlamentari: « Ero nel salone di vicolo Valdina, a un seminario promosso dal mio gruppo parlamentare sulla legge 180. C'era anche un ministro e un paio di sottosegretari*. Non si contano poi i parla¬ mentari, membri del governo, che hanno preferito non abbandonare i propri uffici Gianni Ravaglia, repubblicano, è rimasto al Tesoro (è sottosegretario) per affrontare tre vertenze: «Dico anche i nomi delle fabbriche: Maraldi, Bartoletti e Afarcegaglia*. Oppure quelli che, come Adolfo Sarti e Salvo Lima, alzano le braccia e, forti di una giustificatone inoppugnabile, si scusano: •Ero al Parlamento di Strasburgo*. I comunisti, poi, erano tutti riuniti in qualche modo. L'assemblea del gruppo è stata convocata alle 10 e 30. «io ero in aula e sono dovuto salire al gruppo*, afferma Lucio Magri, «/o, invece, ero in direzione, a Botteghe oscure*, racconta Alberto Provantini. «Avevo una riunione sulla piccola impresa*. Le giustificazioni non mancano. Ma nemmeno gli accenni di una controffensiva: • Certo che non c'erano — ribatte il vicepresidente della Camera, il de Gerardo Bian¬ co —. Perché partecipare a una discussione su una crisi inutile e risolta? I politici sono realisti e le cose inutili non le vogliono fare*. Infatti, per concedere la fiducia a un governo che è sempre lo stesso attraverso un dibattito ormai depurato di qualsiasi sorpresa r novità politica, le due Camere hanno pianificato complessivamente quattro giorni di dibattito per un totale di 40 ore. Alla Camera, tre gruppi — dp, radicali e Verdi — si sono prenotati per un totale di 20 ore di dibattito tutte per loro (lo fanno sempre, poi gli iscritti in buona parte si cancellano). De Michelis protesta, annuncia una riforma drastica dei regolamenti e minaccia che, per farla passare, dal gennaio prossimo si metterà «di traverso*, come chi vuole bloccare un binario. •Bisogna fare come a Strasburgo. Chiederò interventi di minuti, anzi di secondi: Bisognerà decidersi. Paolo Passarini

Luoghi citati: Roma, Sicilia, Strasburgo