Il giallo dell'uomo bruciato di Ezio Mascarino

Il giallo dell'uomo bruciato Svolta nelle indagini per l'omicidio d'un autotrasportatore Il giallo dell'uomo bruciato Arrestati dalla Mobile due ex dipendenti della vittima, Antonio Pianezzola, assassinato a febbraio nella sua ditta di via Gottardo - Uno avrebbe ammesso: «Dovevamo solo spaventarlo e rubare dei documenti» - Fermato anche un uomo che aveva interessi in comune con l'ucciso Era stata una morte orrenda: stordito a bastonate, poi cosparso di benzina e bruciato vivo. Antonio Pianezzola, 49 anni, titolare di due società di autotrasporti, fu ucciso cosi da rapinatori che aveva, sorpreso nell'ufficio della sua ditta, in via Gottardo 199. Era il 16 febbraio scorso. A nove mesi da quel drammatico fatto, là Mobile ha fermato 1 presunti assassini: due giovani. Uno, 25 anni, tossicomane, ex dipendente della ditta di trasporti, avrebbe confessato e ricostruito alcuni di quel momenti terribili. L'altro dovrebbe essere un amico del primo, più anziano di 2 anni. Una terza persona è stata fermata ieri, la sua posizione è al vaglio degli inquirenti: sarebbe un collaboratore dell'impresario assassinato. Ma, per ora, la polizia non dice altro. Il capo della Mobile, Piero . Sassi, ripete: •Siamo ad una svolta, dobbiamo, perù, concludere l'indagine*. Il delitto fu scoperto la sera, dopo l'allarme dato da vicini: c'era un incendio all'interno della ditta di via Gottardo. Si tratta d'una palazzina a un plano, sede della «Pianezzola autotrw sporti- (traslochi, trasporti officine e automezzi con gru) e della ■ Pianessola autotrasporti di Cogitati Daniele & C* (servizio espressi), entrambe riconducibili alla vittima, che abitava in un alloggio accanto agli uffici. Le fiamme avevano di' strutto una Croma parcheggiata nell'androne di casa e stavano estendendosi agli uffici adiacenti. A ridosso del muro, accanto alla vettura, un informe fagotto, il ca davere di un uomo: era Pianezzola. Fu Identificato alcune ore dopo dalla convivente, Lisa, attraverso la catenina d'oro che portava al collo. Uh giallo con tanti interrogativi. Dopo aver scartato l'Ipotesi della rapina (troppa sproporzione fra la reazione del Pianezzola di fronte ai banditi a l'atroce punizione di cui era rimasto vittima) s'era pensato ad un omicidio commissionato dal racket. E si era anche immaginato un legame con un precedente episodio avvenuto nella ditta quando, a luglio, ignoti ladri avevano rubato una cassaforte piena di documenti estraendola dal muro. Avccertamenti difficili durante i quali gli investigatori non trascurarono neppure la pista del prestiti di denaro concessi dietro cambiali. Di certo solo che gli assassini erano arrivati quando gli uffici erano già chiusi: qualcuno aveva loro aperto? Erano conosciuti? Poi il furto, la cassa svuotata, ma senza segni di effrazione. I banditi avevano le chiavi? Nel forziere c'era poco denaro,, molti documenti e cambiali, tutte portate via dal malviventi. Alcune risposte a questa raffica di domande stanno affiorando in queste ore di indagini serrate, dopo l'arresto dei presunti omicidi. Uno dei due aveva lavorato fino a pochi mesi prima nello stabilimento di via Gottardo: non è stato difficile per lui entrare, trovare gli uffici Ma nell'inchiesta è comparsa una terza persona, molto vicina, per motivi di interesse, a Pianezzola. Si lavora per accertare se abbia avuto qualche ruolo nel furto poi diventato rapina con l'omicidio dell'impresario. E non si esclude che possa essere stato proprio lui a progettare il «colpo». Intanto i due presunti assassini sono stati Interrogati dal sostituto procuratóre dott. Russo che ha seguito le indagini della Mobile. L'ex dipendente ha spiegato al magistrato come e perché quella sera, dopo la chiusura degli uffici, era andato nella palazzina di via Gottardo. Avrebbe detto: •Dovevamo solo spaventarlo, compiere il furto e portare via soldi e documenti*. Quei fogli, quelle cambiali, erano già stati al centro delle prime indagini. Polizia e carabinieri si erano chiesti che cosa aveva spinto l'ucciso a trasformare la ditta Pianezzola in una «s.a.s.» (società in accomandita semplice) ed associarsi, al 50%, con Daniele Colgiati. Ma le domande non sono finite. Quale era 11 rapporto tra l'imprenditore e le persone che aveva aiutato prestando loro soldi dietro cambiali? Quelle ricevute sparite dalla cassaforte erano documenti «scottanti»? Chiarivano, .forse, i retroscena della rapina e quindi anche dell'omicidio? Ezio Mascarino L'impresario Antonio Pianezzola, 49 anni. L'androne della palazzina in cui fu trovato il suo cadavere carbonizzato

Persone citate: Antonio Pianezzola, Daniele Colgiati, Pianezzola