Una beffa di Castro a Carter di Mimmo Candito

Una beffa di Castro a Carter Una beffa di Castro a Carter Tra i rivoltosi, morti criminali che L'Avana spacciò per esuli nell'8Q Afariet è un piccolo villaggio di pescatori e un porto commerciale, a una sessantina di chilometri dall'Avana. Ci si arriva su una strada veloce, che corre lungo ti mare tra filari alti di palme; il traffico è sempre scarno, e anche II porto ha soltanto due lunghi moli con qualche rara nave. Ci sono tornato alcune settimane fa; all'attracco restava una vecchia carretta cecoslovacca con le murate arrugginite, e da una banchina bassa l bimbi si tuffavano nell'acqua trasparente, poi si adugavano al sole. C'è ti silenzio tranquillo della vita di paese. E nell'aria si sente appena il Tonfare della centrale elettrica che sta all'ingresso del porto. Nell'80, nei primi giorni di maggio, Mariel era diventato invece il centro eccitato di un gran passaggio di navi e di uomini; posti di blocco, cortei di pullman, divise di miliziani dovunque, lungo la strada si smaltiva ti passaggio degli antisociali che stavano lasciando l'isola. E una flotta Immensa di barchini grandi e piccoli affollava la baia, per accogliere questi nugoli fitti di profughi che salpavano frettolosamente verso la Florida, angosciati da un possibile ripensamento delle autorità. In sei mesi, alla fine, 125 mila cubani abbandonarono la rivoluzione castrista per rifugiarsi in America. Tutto era cominciato il 8 aprile, quando un camion aveva sfondato la rete di protezione dell'ambasciata del Perii all'Avana e t quattro glovant a bordo avevano chiesto asilo politico. A differenze, degli altri regimi comunisti. Cuba aveva lasciato che nel corso degli anni molti degli Insoddisfatti (gli oppositori attivi erano già in galera) abbandonassero il Paese; ma quello che accadde in quei venti giorni di aprite all'Avana sfuggi a qualsiasi speranza di controllo. Quando Cuba ritirò l pò-, liziottl di guardia, per protesta perché l'assalto del camion aveva ammazzato uno dei suoi uomini, una marea di gente, prima in 300, poi tremila, poi settemila, diecimila, anche undicimila alla fine, invase il piccolo giardino dell'ambasciata peruviana e si arrampicò come formiche sul muri, sul balconi, sul tetto, anche sugli alberi, chiedendo a gran voce passaporto e libertà. La vecchia ambasciata oggi è stata trasferita, e la villa Habanera ospita ora il Museo del popolo combattente, con la doverosa esposizione di tutti i pannelli Illustrativi del valore rivoluzionario cubano; ma a quel tempo le sale e i saloni della palazzina a un plano diventarono un unico dormitorio maleodorante, dove la promiscuità, la rabbia, la fame, la paura, stravolgevano il rispetto di sé e degli altri. Furono giorni terribili, tra la paura di una possibile invasione dell'esercito, o comunque ti rifiuto definitivo di ogni visto, e la violenza naturale che si scatenò nell'incertezza, nell'affollamento, nella mancanza di qualsiasi struttura di assistenza sanitaria e alimentare. Ma le dimensioni macroscopiche di questa Invasione, il suo valore di denuncia opti occhi del mondo, il grave deterioramento d'immagine che provocavano al regime, convinsero Castro ad adottare una linea morbida: la zona di Mtramar attorno alla Quinta Aventda fu bloccata dalla polizia, vennero promessi salvacondotti e visti d'uscita per tutti, la Croce Rossa cubana organizzò un servizio di rifornimento viveri e di prevenzione sanitaria. E l'America di Carter, dopo altri Paesi del mondo americano, accettò finalmente di accogliere la nuova ondata di esuli cubani (tra t quali però ti regime castrista, con un scelta di beffa e di opportunismo politico, fece Inserire anche 2800 uomini che stavano già In prigione o in manicomio, criminali comuni, trafficanti di droga, psicopatici, anche omosessuali; gli stessi, o comunque molti di toro, che ora si sono ribellati nel carcere americano). A fine giugno, Mariel tornò già a essere il porto tranquillo e pigro che sincontra lungo la strada dell'Ovest. I pullman requisiti per fare la navetta tra l'ambasciata e i due piccoli moli ripresero i loro viaggi in città, e le baracchette di legno tirate su in fretta per approntare un pasto al partenti, e dare un segno concreto della cura del governo per la loro sorte, restarono a marcire, ■ ormai inutili. Però a quel tempo si disse che erano più di un milione t cubani che. In qualche modo, con una richiesta pùbblica o nel mugugno sordo della protesta sussurrata, avevano manifestato un desiderio di partirsene. E gran parte di loro era fatta di uomini e donne glovant, le stesse generazioni che la Revolucton aveva formato nella sua storia ancora non lunga di regime istituzionalizzato. Mimmo Candito

Persone citate: Castro

Luoghi citati: America, Avana, Cuba, Florida, L'avana