Dilaga la rivolta cubana nelle carceri Usa

Dilaga la rivolta cubana nelle carceri Usa Nuove sollevazioni, con ostaggi: i detenuti non vogliono essere rispediti in patria Dilaga la rivolta cubana nelle carceri Usa Prigioni in stato d'assedio, ma Washington, per ora, sceglie la trattativa - Quattro feriti ad Atlanta «Preferiamo morire che farci deportare» - Ma c'è chi replica: «L'America non può tenere gente del genere» DALLA REDAZIONE WASHINGTON — Il braccio di ferro tra i detenuti cubani in Usa che rifiutano il rimpatrio e le autorità americane s'è aggravato nelle ultime 24 ore con la minaccia dei rivoltosi di Oakdale, nella Louisiana, di uccidere gli ostaggi, a meno che non venga loro concesso di restare in territorio statunitense; e con lo scoppio di una nuova rivolta nelle carceri di Atlanta in Georgia, che sembra più grave e sanguinosa della precedente. Nel timore di altre sommosse, le autorità Usa hanno messo in stato d'allarme tutte le prigioni dove si trovano detenuti cubani. Sperano tuttavia di evitare combattimenti e versamento di sangue, e di risolvere la crisi con 1 negoziati che, ha dichiarato un portavoce del ministero della Giustizia, «potrebbero protrarsi per alcuni giorni*. I rivoltosi di Oakdale hanno minacciato l'eliminazione del 25 ostaggi che si trovano da quasi tre giorni nelle loro mani dopo aver notato movimenti di truppe scelte intorno al penitenziario. TJ direttore del carcere, Johnson, li ha assicurati che «nessuno prepara un attacco* e ha chiesto informazioni sulle condizioni di salute degli ostaggi: *Paiono buone* ha riferito più tardi. I prigionieri cubani asserragliati nel complesso di 14 edifici semidistrutti dalle fiamme sono un migliaio circa: i poliziotti, 1 militari, e la. Guardia nazionale presente ammonta- no a oltre 350 unità. La rivolta di Atlanta è scoppiata alle 11 di ieri, prima che le autorità potessero prendere misure preventive. La polizia ha imposto il black out sulle notizie: si sa, tuttavia, che una sparatoria ha avuto luogo all'interno del penitenziario e quattro persone (due detenuti e due guardie) sono rimaste ferite. La Croce Rossa è riuscita a entrare nell'edificio, e a portare i quattro in salvo. il capo della polizia di Atlanta, Reda, ha dichiarato di non essere ancora riuscito a ricostruire gli eventi. «Non siamo neppure sicuri che siano stati i cubani a organizzare la rivolta* ha detto, n penitenziario ospita circa 1500 detenuti, e nella stragrande maggioranza si tratta di immigrati da Cuba. La rivolta dei detenuti cubani nelle carceri americane è insieme un dramma umano e politico. I prigionieri che hanno incendiato 1 penitenziari, barricandosi all'interno, e prendendo ostaggi, non vogliono essere rimandati a Cuba, e insistono per avere l'asilo politico. In maggioranza si tratta di rifugiati dell'80, quando una flottiglia di barche lasciò l'isola: si sono macchiati di reati negli Usa, o si sono rivelati seminfermi di mente. In base all'accordo raggiunto la scorsa settimana da Washington e L'Avana, 1 detenuti devono essere restituiti a Castro. Ma parecchi di loro hanno le famiglie in America, altri hanno conti da regolare con la giustizia cubana, altri ancora sono rifugiati politici. Molti hanno dichiarato di non essere criminali e di preferire la morte al rimpatrio. Le sollevazioni di Oakdale e di Atlanta non sono state le uniche dei rifugiati cubani negli Stati Uniti. A Laredo, nel Texas, 17 di loro sono fuggiti di prigione per non essere rispediti a Cuba. Le autorità ne hanno catturati 14. Nessuno del 17. hanno spiegato, figura sulle liste del cubani destinati al rimpatrio.

Persone citate: Castro, Johnson