Managua, una rivoluzione appassita di Mimmo Candito

Mciriqguq, una rivoluzione appassita Guerra e crisi economica assediano il Nicaragua: il tempo dell'entusiasmo sembra lontano Mciriqguq, una rivoluzione appassita Gli slogan parlano di vittoria certa, ma anche tra i membri della giunta cresce la preoccupazione - File di questuanti davanti ai partiti dell'opposizione - Quest'anno l'inflazione supererà il 1500 per cento - La base sandinista contesta il dialogo con i contras DAL NOSTRO INVIATO MAN A QUA — Sarà vero, come anche Reagan dice ogni giorno, che questo del Nicaragua è un regime marxista-leninista, e 1 rituali del comunismo militante che s'incontrano nella scenografia quotidiana della vita pubblica gli danno certamente una mano ad aver ragione, tra slogan, bandiere proletarie, pugni in aria, cooperative forzose, e troppi russi In giro, troppi bulgari, troppi kalashnikov; ma dev'essere un marxismo-leninismo d'una specie ancora poco praticata, perché non se ne Incontrano molti di Paesi comunisti dove uno può andarsene tranquillamente per la città a intervistare 1 membri del partiti dell'opposizione, partecipare alle loro manifestazioni di protesta, leggere la loro stampa, ascoltare la loro propaganda, e sentire anche un presidente costituzionale che dice: «Se nelle elezioni del "90 i sandinlsti saranno battuti, passeremo il potere a chi avrà vinto». E' molto probabile che né Reagan sia il lupo cattivo, anche se parecchio gli somiglia, né Ortega l'agnellino belante e senza difese; ma la realtà piuttosto è che gli scenari della politica in Centro America sono ancora troppo fragili per lasciare spazi concreti a una dinamica di autonomia, n Nicaragua oggi finisce per diventare soltanto un campo di battaglia di' sperato, dove si combatte e si muore per Interposta persona; come accade spesso nel Paesi del Terzo Mondo che hanno scelto il destino di modificare il corso della propria storia. Arrivare oggi a Managua, dopo qualche anno, fa uno strano effetto, di un posto dove le cose sono ancora dov'erano, le piazze con i monumenti della rivoluzione, la coda ai negozi, la lunga attesa del pochi autobus sfondati, le marce dei miliziani lungo il bordo delle strade; ma anche un posto dove lo spirito è cambiato profondamente, e c'è un'altra atmosfera, più pesante, più grigia, più stanca alla fine. La guerra ormai assedia la vita della gente In ogni momento della giornata, e non è più 11 fervore della rivoluzione. o l'allegra campagna dei murales e dei comitati pubblici di difesa oggi la guerra significa, per tutti, i banchi vuoti del mercati, la coscrizione obbligatoria, il razionamento della benzina. Il tassista Garcia che mi accompagna in giro per Managua ha un'auto tenuta assieme dal cartone e ial filo di ferro, e nelle discese spegne 11 motore per ìsparmiare. La guerra oggi entrata già dentro le case, e la rivoluzione se ne sta uscendo. I giovani sognatori dell'Ideale ribelle continuano ad arrivare all'aeroporto con 1 voli che 11 scaricano In massa da Miami (dov'erano In transito, naturalmente), da Panama o. da San José, dall'Avana; le chitarre, 1 capelli lunghi, 1 sandali, perfino qualche foulard da fedayn, sono quelli di sempre. E il loro mese di vacanza nell'esotismo dell'ideologia non avrà molte delusioni, perché qui il regime e la gente hanno ancora riserve Immense di candore politico, di spontaneità, di simpatia rivoluzionaria; e ci sono occasioni senza fine di servizi alle comunità e di solidarietà sociale. Quello che è cambiato è 11 volto, e l'atteggiamento, dei cooperanti, 1 tecnici arrivati qui dall'Europa, o dagli Usa, a dare un aiuto nel quadro di progetti d'assistenza economica, agricola, sanitaria. I «sandallstl., come qualcuno li chiama con un'ironia affettuosa che confonde le loro calzature e la loro adesione al sandinlsmo, sono spinti oggi da motivazioni professionali più severe, rigorose: continua a esserci, certamente, una partecipazione ideale alla costruzione di un progetto rivoluzionario, però l'appoggio si è fatto più critico, ha una maturità d'analisi che il tempo rende cautamente problematica. E i profughi dei miti postsessantottini si mostrano oggi, quanto meno, incerti, nelle serate che ancora prevedono un bicchiere di rum e una chitarra, tra giovanotti d'ogni età arrivati qui nel primi Anni Ottanta dietro il sogno tormentato della Rivoluzione. n tempo delle illusioni si è consumato, e la gestione della crisi ora costa fatica; sudore, sconforto. Anche delusione. La propaganda ufficiale continua a proclamare le certezze di sempre, le parole d'ordine sono tuttora quelle della vigilanza, la disciplina della fede, la vittoria finale; ma incontrando poi in privato qualcuno dei nove comandanti che oggi fanno il Direttorio del potere, il vicepresidente Ramire z, per esempio, poeta e scrittore raffinato, o il ministro Jaime Wheelock, intellettuale di pura formazione accademica, o anche Borge, considerato il più duro del gruppo, o lo stesso presidente Ortega, tutte le certezze politiche si fanno subito sfumate, e questi militari Improvvisatisi uomini di governo mostrano una non comune misura di statisti. Nelle loro parole s'Incontra sempre la consapevolezza delle difficoltà ancora da risolvere, là" complessità del problemi, 11 rischio di una polarizzazione immodificabile del confronto, il timore d'una crisi che travolga anche 1 risultati guadagnati a fatica. In questo Paese, 8000 degli 11.000 studenti universitari che c'erano al tempo del Triunfo, cioè il giorno che Somoza fu cacciato via, se ne sono scappati all'estero. E la povertà del ricambio d'una classe dirigente si sconta nella burocrazia pigra che soffoca ogni programma di riforma. Le sedi del partiti dell'opposizione sono vecchi edifici frequentati da una folla quieta di questuanti che cerca aiuti per tirare a campare, o assistenza legale per qualcuno di famiglia che sta con 1 contras ed è finito in galera. Sono storie tutte uguali, di piccole miserie quotidiane, e 1 boss del partiti le gestiscono con qualche spicciolo e con molte promesse. Questi partiti, una decina, sono raccolti in un organismo unitario che si chiama Coordinadoia Democràtica; ma le liti e- le gelosie prevalgono sullo spirito di collaborazione, ed è una raccolta continua di pettegolezzi, di malignità, di rivelazioni tristi sulle manovre di questo o di quello. Certo non è facile fare l'opposizione in un Paese dove il regime pretende di controllare ogni momento della vita sociale, ma le aperture che ora si mostrano nella pratica del governo sono viste con una diffidenza che rivela soltanto una diffusa incapacità di far politica, al di là del muro del no. I soldi che 1 partiti distribuiscono arrivano dalla de tedesca e, soprattutto, dagli Usa; e l'ambasciata americana non si defila nemmeno troppo, apparendo direttamente in tutte le manovre della Coordinadora. L'altro giorno il segretario, Carlos Huembes, ha interrotto bruscamente l'Intervista e mi ha congedato, non appena un'lmpiegata è venuta a dirgli in un orecchio che erano arrivati a parlargli due funzionari dell'ambasciata. I partiti seguono con molta attenzione le mosse del governo per un dialogo con 1 contras. Sentono che 1 ribelli potrebbero trasformarsi nel veri protagonisti di una futura competizione politica, e ne temono il ritorno a casa come interlocutori unici del regime. Ma un giro d'incontri con 1 leader dell'opposizione lascia alla fine la sconcertante scoperta che non c'è ancora nemmeno una strategia comune per le prossime elezioni municipali, né per quelle del '90. Il solo che ne parli apertamente è Erick Ramirez, il capo della de locale; e mentre gli altri difendono tuttora la non partecipazione alle elezioni dell'84, lui accetta le rampogne che Campirò e Piccoli sono venuti qui a fargli. «£' stato un errore, ma nel V0 ci saremo tutti e i sandinlsti verranno sconfitti: La sconfitta del sandinlsti è la sola certezza che tutti mostrano di avere in comune. E le percentuali di adesione che assegnano al Frente di Ortega e degli altri rivoluzionari varia tra 11 25 e il 40 per cento. •Non hanno più appoggio. La gente è delusa, ha capito*. La delusione è il peso della guerra e la durezza della crisi. Quando i sandinlsti conquistarono il potere, avevano con loro r80 o forse anche il 90 per cento della gente; c'era un clima straordinario di felicità collettiva, l'euforia contagiosa di una rivoluzione popolare che trionfa. E nessuno quasi lavorava più: nella gioia della nuova libertà, l'orario medio d'una giornata lavorativa precipitò a due ore e mezzo. L'economia cominciò a entrare in crisi, e nelle campagne si aggiunsero gli errori gravissimi di una collettivizzazione forzata. Forzata almeno nei metodi e nei risultati, se non nelle reali intenzioni della riforma agraria. Le cose cambiarono presto, e la tracotanza miope dell'amministrazione Reagan si sommò all'irrigidimento del potere sandinista. il dogmatismo vinse sulla pratica concreta della gestione, e la radicalizzazione dello scontro diede spazi alle manovre di guerra. L'adesione iniziò a scivolare verso il basso, oggi 1 salari hanno un valore reale che è appena il 20 per cento. di quanto davano nell'80. E l'inflazione supererà quest'anno il 1500 per cento. La rivoluzione, che era un patrimonio comune di tutti, del Paese, della gente qualunque come delia borghesia Illuminata, ora è sempre più diventata l'affare esclusivo d'una minoranza; che resta ancora una minoranza larga, la quale controlla pur sempre il potere se non la società, ma la sua capacità di mobilitazione si è forte¬ mente ridotta e trova antagonisti pubblici, avversari aperti. Il Nicaragua è cambiato, come il suo potere; l'istituzionalizzazione della rivoluzione ha deluso molte aspettative, delle troppe che comunque c'erano, e ha creato però le premesse per un'evoluzione politica che forse non ha precedenti nelle esperienze di nessun altro Triunfo, nelle difficili società del Terzo Mondo. I tempi per saperne di più sono strettissimi: il plano di pace Arias si consuma ogni giorno, e la sua scadenza non potrà andare al di là del 15 gennaio. I nove comandanti, poi, non la pensano tutti allo stesso modo, certamente Borge e Bayardo Arce preferirebbero maggior durezza nella trattativa con l'opposizione. E molti militanti di base lo hanno lasciato capire con asprezza, restandosene a migliaia in silenzio, o addirittura andandosene via da Plaza de la Revolución, quando Ortega ha annunciato l'avvio di un dialogo con i contras. Ma Ortega sa bene che in questi giorni è in gioco assai più di una quota dell'appoggio popolare: la posta è 11 futuro della rivoluzione sandinista. Mimmo Candito