Libero dopo cinque mesi

Ubero dopo cinque mesi Ubero dopo cinque mesi Per il gioielliere rapito a Siderno pagato un riscatto di 500 milioni Era l'ultima persona nelle mani dell'anonima sequestri calabrese REGGIO CALABRIA — Il gioielliere Mario Gallo, di 52 anni, sequestrato la mattina del 14 giugno scorso, è stato liberato ieri all'alba in una zona di montagna a qualche chilometro di distanza dall' abitato di Piati. Dopo il rilascio dell'imprenditore Varacalli. il gioielliere era l'ultima persona nella mani dell'Anonima sequestri calabrese. Gallo ha raccontato di essere stato tenuto segregato in un capanno in una zona di montagna e guardato a vista dal suol rapitori. Per la sua liberazione è stato pagato un riscatto di circa cinquecento milioni. La somma avrebbe però dovuto rappresentare soltanto una prima «rata» del riscatto, che avrebbe poi dovuto essere integrato con almeno altri trecento milioni. Si stanno facendo indagini adesso per accertare 1 motivi che hanno indotto 1 sequestratori a liberare in anticipo 11 gioielliere. Non si esclude che 1 tempi del rilascio di Gallo siano stati accelerati a causa della forte pressione esercitata sul rapitori da carabinieri e polizia, che negli ultimi tempi avevano intensificato le battute nella zona dell' Aspromonte. Il denaro, in banconote di piccolo taglio contenute in una busta del tipo usato per i rifiuti urbani, è stato lasciato di notte in un punto indicato' dai sequestratori nella zona dello «Zllastro». sull'Aspromonte, il gioielliere Gallo era stato sequestrato mentre, insieme col fratello, Giuseppe, di 50 anni, si trovava In un «residence» di sua proprietà. I rapitori, in un primo tempo. avevano prelevato entrambi i fratelli. Giuseppe era stato poi liberato con l'avvertimento a preparare il denaro necessario per il riscatto. .Non posso dire di essere stato trattato con crudeltà dai sequestratori — ha detto Gallo — ma è chiaro che questi cinque mesi sono stati terribili. Le giornate erano interminabili, non mi era consentito di leggere né quotidiani, né periodici. Sono stato tenuto sempre prigioniero in un capanno fatto con arbusti alto poco più di un metro e nel quale non era dunque possibile stare in piedi. Non mi tenevano legato e i rapitori si davano il cambio uno alla volta per fare la guardia fuori dal capanno. I pasti erano sempre freddi, solo un paio di volte mi sono stati portati cibi caldi, pastina e spaghetti».

Persone citate: Gallo, Mario Gallo, Varacalli

Luoghi citati: Reggio Calabria, Siderno