Il boom dei nuovi fedeli

Il boom dei nuovi fedeli I CATTOLICI AUTENTICI IN ITALIA SONO UNA MINORANZA? Il boom dei nuovi fedeli Indifferenti, 52 per cento; cattolici, 48 per cento, di cui solo il 22 osservanti regolari - Questi gli italiani secondo Burgalassi, il pretesociologo che aveva previsto il «sì» all'aborto - Dalle sue indagini risulta una rivoluzione dei valori (evadere il fisco è più riprovevole che divorziare) - E una sorpresa: crescono vertiginosamente i giovani, «impegnati» a mandare avanti, da laici, il lavoro della Chiesa ^ ROMA — E' un prete pisano l'uomo che ha scoperto e per primo è riuscito a documentare che i cattolici italiani sono una minoranza. Si chiama Silvano' Burgalassi, ha sessantasei anni e da giovane voleva fare l'astronomo. .Sei troppo orgoglioso», gli disse l'arcivescovo e, per contrastare questa sua voglia di mettersi a studiar le stelle, lo spedi nei primissimi Anni Cinquanta a fare il parroco a Basati, un paesino della Versilia, tra quel senzadio che erano e continuano a essere i cavatori di marmo. Li l'apostolato fu arduo e ben presto don Burgalassi si disamorò degli astri; ma, messe le mani sull'archivio della parrocchia, occupò il tempo lasciatogli Ubero dagli scarsi fedeli a trasformare in rudimentali statistiche alcuni dati raccolti dai suoi predecessori. Nel 1954 spedi la sua prima empirica analisi di quelle cifre a padre Gemelli e questi lo incoraggiò ad andare avanti facendogli assegnare una borsa di studio della Cattolica. E fu l'inizio della sociologia religiosa in Italia. Oggi don Burgalassi, che fino a una decina d'anni fa ha continuato a fare anche il parroco, insegna appunto sociologia religiosa all'università statale di Pisa e a quella cattolica di Milano. •Tra 11 1959 e il 1976, racconta Burgalassi, sono stato parroco alla chiesa di San Pierino, nel centro di Pisa, In quegli anni ho messo su un centro di analisi socioreliglosa che si propose di dar ordine sistematico a quel che in questo campo s'era già iniziato a fare negli Anni Cinquanta: ad esempio le elaborazioni teoriche di don Rimoldi e le prime ricerche su Mantova di don Leoni». Ciò che accomunava questi c\ologlche dov'esterno: intuirono che per scoprire chi e quanti fossero l cattolici non era sufficiente prendere in considerazione le risposte date a quelle due o tre domande aggiunte in coda questionari di carattere generale impostati dagli istituti che compiono sondaggi per il marketing. Si doveva invece spedire un intervistatore ad ogni messa, in ogni chiesa, preferibilmente nel mese di marzo che è il più adatto a questo genere di rilevazioni, in città campione del Nord, Centro e Sud d'Italia. E questo intervistatore doveva sottoporre ai fedeli decine di quesiti per riuscire a scandagliare la loro religiosità. Un lavoro immenso che però diede presto ottimi risultati. Già alla fine degli Anni Sessanta, prima del referendum sul divorzio (1974) e di quello sull'aborto (1981), don Burgalassi, a seguito della gran quantità di indagini sul campo di cui s'è detto, documentò quanto l'area del cattolicesimo italiano fosse più ristretta di quel che comunemente si credeva. La Chiesa non volle prender atto di quegli studi nonostante il prete sociologo avesse l'accortezza di far scrivere le prefazioni ai suoi libri ad alti prelati quali il cardinal Pellegrino e il cardinal Lercaro. Tali autorevoli avalli furono utili solo ad evitargli spiacevoli conseguenze per aver reso pubblica quell'imbarazzante scoperta. Ma le autorità ecclesiastiche oli . mandavano a dire che non era saggiò'pubblicare quei iati'p&rcHié.'diò avrebbe avuto come conseguenza un adeguamento delle leggi dello Stato in senso non favorevole ai cattolici. La profezia E così nessuno volle leggere, ad esempio, quel che lui scrisse sulla base di un'inoppugnabile documentazione a pagina 278 del manuale di sociologia pubblicato un anno prima del referendum sull'aborto: «Un eventuale referendum sull'aborto vedrebbe sicuramente una maggioranza abortista e una minoranza contraria non superiore al 35 per cento». Salvo poi scoprire che quel parroco di Pisa aveva visto giusto: il 17 maggio del 1981 solo il 32 per cento degli italiani votò a favore delle tesi del movimento per la vita. Adesso il professor Burgalassi è ancor più drastico di quanto lo fosse in passato. Non lo convincono le analisi di chi attribuisce alla Chiesa un controllo, sia pure in senso lato, su quel 90 per cento degli italiani che sono battezzati, a scuola optano per l'ora di religione, vanno a sposarsi davanti all'altare e in punto di morte chiedono l'estrema unzione. Cosi come non lo convince che quel 90 per cento venga poi diviso in due aree: quella del 30 per cento della quale farebbero 1 parte gli italiani che hanno " un. rapporto stretto con ftstttuziòne religiosa e quella del 'èo'.clufquestò rappVPtòìò ha più labile e scostante. Queste percentuali le giudica «ottimistiche», comunque molto diverse da quelle che vengono fuori dai suoi studi. Quali? Gli italiani, secondo lui, si dividerebbero in un 52 per cento di •indifferenti» e un 48 di cattolici in senso lato. Tra questi ultimi solo il 22 per cento sarebbero gli •osservanti regolari; quelli che vanno a messa una volta a settimana. Quindi l'area del 90 per cento si restringe e diventa un'area del 48 per cento; quella del 30 diventa del 22. A sua volta, questo nucleo del 22 si scompone in quattro settori: 1) gli .impegnati; quel 3 per cento di iscritti ad associazioni religiose o facenti parte degli ottomila gruppi da cui è composto il volontariato cattolico; 2) un 6 per cento di 'innovativi' che si impegnano a patto che la Chiesa diventi sempre più moderna e aperta; 3) un altro 6 per cento di •tradizionalisti' che invece subordinano il loro impegno a che la Chiesa resti com'è sempre stata; 4) un 7 per cento di conformisti» che non si pongono i problemi di cambiamento o conservazione e hanno con la religione un rapporto tenace ma passivo. Con una tendenza in atto che vede diminuire costantemente «innovativi» e •tradizionalisti, a vantaggio di coloro che sono stati classifica,fi cernie, «con/ormisti». Cosa ci dicono questi dati? Innanzitutto che i cattolici italiani, anche se li contiamo tutti, compresi coloro che si limitano ad andare a messa una volta ogni tanto, sono una minoranza. Poi che il loro nocciolo è inferiore di ben otto punti a quel che comunemente si ritiene (l'area cosiddetta del 30 per cento che secondo Burgalassi negli ultimi anni s'è ridotta al 22). Infine che all'interno di questo nocciolo solo una minima parte, quel 3 per cento di •impegnati', è da considerarsi in tutto e per tutto militante nel nome di Cristo. L'altra «fede» Ma non è tutto. Dalle più recenti indagini di Burgalassi vien fuori che anche in quest'area supercattolica c'è stata una vera e propria rivoluzione dei valori. Ecco ad esempio alcuni 'Crimini' che i credenti interpellati giudicano sotto il profilo etico più riprovevoli sia del divorzio che dell'aborto: evadere il fìsco, frode alla sicurezza sociale, sequestro di persona, favorire la guerra, esportare capitali, maggiorare i costi delle merci. Ed eccone alcuni considerati meno degni di biasimo di quelli appena citati: rapporti sessuali prematrimoniali tra i giovani, convivenza, disubbidienza alla Chiesa. L'eutanasia e l'uccisione di un deforme sono ritenute gravi come l'aborto e dunque meno dell'esportazione di capitali. E' evidente che i valori di un'altra .fede', quella socialprogressista, sono penetrati tra quelli religiosi fino a stravolgere la stessa gerarchia dei comandamenti. Il cattolicesimo in Italia si è, in questo modo, scoperto minoritario oltreché sotto il profilo quantitativo anche sotto quello etico, culturale e politico. Ed è in questo contesto che, come osservava il presidente del Censis Giuseppe De Rita, è stato relativamente agevole per l'istituzione pubblica addossare alla Chiesa una forte domanda di assistenza sociale alla quale era divenuto impossibile, per lo Stato, venire incontro. In altre parole: quanto più i cattolici mettevano in cima alla loro scala di valori i principi di equità e giustizia sociale, tanto più è stato semplice rovesciarli sulla Chiesa pretendendo che si faccia carico di un ruolo quasi ancillare. •De Rita ha perfettamente ragione, osserva don Burgalassi, questo asservimento, questa riduzione della Chiesa a un ruolo di sup- plenza per la crisi del Welf are c'è stata ed è massiccia. D'altra parte come stupirsi? Per fare 11 lavoro che fa una suorina in un qualsiasi ospedale ci vorrebbero quattro persone; ed è lo stesso per un volontario cattolico. Ovvio che lo Stato si appoggi su questo apparato. Ma, slamo onesti. In tutto ciò per 'noi ci1 sotto anche dèi vantaggi -. innanzitutto quello di poter creare un esercito di giovani supera pecdallzzatl nell'assistenza, che possono trovare in questo una professione; poi quello di raggiungere capillarmente settori di società dimenticati da tutti; infine quello di portar 11 un messaggio di fede». E' quest'ultimo il punto più importante, la chiave per comprendere come la 'minoranza' cattolica in Italia, anzi quel settore ultraminoritario costituito dagli 'impegnati', si accinge a trasformare in forza il proprio indebolimento. A tutti coloro che oggi si avvicinano alla Chiesa per prima cosa vien fatto capire che l'impegno richiesto è quello da missionario: une vita scomoda, una forma di milizia controcorrente, un'acculturazione a livelli che fino a qualche anno fa erano addirittura impensabili. Ed ecco che le scuole di teologia si riempiono di attentissimi studenti che non indosseranno mai la tonaca, resteranno laici, ma saranno altresì più preparati degli stessi preti a mandare avanti il lavoro della Chiesa. Saranno? Lo sono già: in ogni parrocchia tocca adesso in misura sempre crescente ai laici far da struttura di riferimento e di orientamento del •gregge*. Allora è vero che il numero dei cattolici è in costante diminuzione e che ormai solo un quinto degli italiani può esser considerato tale, ma quel quinto è agguerrito come mai in passato. E' vero che è in netta diminuzione la percentuale delle persone che si recano a messa con regolarità, ma va anche messo in rilievo che il numero di coloro che chiedono ogni domenica di ricevere la comunione — cioè rinnovano, ogni volta che se ne offre l'occasione, il loro impegno con Cristo — è in vertiginoso aumento. Quasi un boom: il boom dei nuovi fedeli. Paolo MieU Rimini. A un Meeting dell'Amicizia organizzato da Comunione e Liberazione. Il numero dei cattolici è in costante diminuzione, ma cresce il volontariato e le scuole di teologia si riempiono: la «minoranza)) cattolica in Italia si accinge a trasformare in forza il suo indebolimento

Persone citate: De Rita, Giuseppe De Rita, Leoni, Lercaro, Rimoldi, Welf

Luoghi citati: Italia, Mantova, Milano, Rimini