Italia ko per una decisione arbitrale

Italia ko per una decisione arbitrale Terza sconfitta consecutiva per gli azzurri negli Stati Uniti BASKET Italia ko per una decisione arbitrale Contro Iowa fatale il supplementare - La squadra di Gamba, in vantaggio a metà gara grazie a una difesa molto attenta, è parsa irriconoscibile alla ripresa del gioco - Per Riva giornata-no DAL NOSTRO INVIATO EAST LANSING (Michigan) — Una decisione arbitrale a 6" dalla fine, martedì notte a Iowa City, ha rovinato la serata a Gamba. «17 mio pallone aveva già toccato il tabellone quando è stato deviato* giura Iacopini autore del contropiede che avrebbe potuto darci la vittoria su Iowa. E anche 11 et è convinto che il canestro fosse da convalidare. L'arbitro, salomonicamente, ha optato per 11 fallo, e Iacopini dalla lunetta ha segnato un solo tiro, sufficiente per il pareggio. Poi 11 tempo supplementare, cinque minuti di agonia in cui l'Italia ha subito un parziale di 13-6, perdendo 89-82 la terza partita della tournee americana. Facile a quel punto trovare attenuanti e colpevoli: 40 tiri liberi per Iowa contro i nostri 20 e 22 falli americani contro 32 azzurri potrebbero sembrare un atto d'accusa all'arbitraggio, ma slamo su una strada sbagliata, cercata solo da chi non vuole ammettere che la Nazionale di Gamba, pur con notevoli progressi nella difesa e nel carattere, è pur sempre parente di quella di Bianchini affondata ad Atene. Non abbiamo più 1 campioni di qualche anno fa e ci vuole tempo per ridare consistenza ad una Nazionale reduce da due anni di delusioni: miracoli non se ne fanno, e meglio di chiunque lo sa il et che si è sempre affidato a un duro e paziente lavoro. La nostra sconfitta è figlia di errori madornali (ancora 20 palle perse, troppe) e della pessima giornata di Riva (5 su 17, forzando troppo) e di Magnifico (2 su 9, ma alme¬ no 10 rimbalzi). «Le giornate-no dei tiratori sono da mettere in preventivo — ammette Gamba —, Per questo insisto sulla difesa, che deve diventare l'arma vincente*. Ma la difesa ha retto solo nel primo tempo, costringendo Iowa a ridicole percentuali di tiro, mentre al contrarlo l'insufficiente pressione degli americani consentiva agli azzurri e soprattutto ad un positivo Brunamonti di fare la differenza con le «bombe». 27-16 per noi al 13', e 11 gap avrebbe potuto essere ancora maggiore se avessimo saputo dominare la lotta sul rimbalzi, approfittando di una imprevista superiorità di statura Osa non è la prima volta che gli americani rubacchiano pollici sull'altezza dei loro giocatori). Primo tempo tutto azzurro, 31-39 all'intervallo e la sensazione che Iowa fosse un bluff o che patisse oltre misura il limitatissimo impiego della sua stella Marble (reduce da un incidente al ginocchio), che dava si un tocco di classe con un paio di assist ma perdeva anche tre palloni assurdi. La ripresa in effetti era l'esatta copia del primo tempo, ma purtroppo a protagonisti invertiti: Iowa mordeva in difesa e le nostre percentuali di tiro crollavano, subivamo contropiede e canestri Incredibili da sotto dove concedevamo colpevoli spazi perdevamo la testa e troppi palloni Bastavano 4' (14-1 di parziale) per ribaltare la partita, per costringerci a inseguire. «Alcuni sbilanciamenti ed errori giustificabili solo con la paura di essere stoppati, di sbagliare, sono stati fatali — sintetizzava Gamba — ma almeno abbiamo dimostrato di essere sulla buona strada, di avere carattere perché abbiamo reagito e siamo riusciti ad avere in mano anche la palla per vincere*. Il merito, come riconosce lo stesso Gamba, va soprattutto a Brunamonti più deciso ed esperto di Della Valle contro il pressing per il suo palleggio più veloce e serrato, ma anche al solito grintoso Dell'Agnello e a due giovani, Iacopini e Rusconi Ma 11 ritmo di Iowa ci costringeva a pasticciare: 7670 a 2'30" dalla fine, quindi la fiammata d'orgoglio del nostri che rubavano la palla decisiva, ma gli arbitri prima e Iacopini poi ci negavano il successo. Nel supplementare stanchezza e paura permettevano a Iowa di vincere. A consolarci la sconfitta dell'Una nella sua tournee, 93-86 contro Nevada, università quotata meno di Iowa: forse non siamo da buttare. O almeno non siamo 1 soli Guido Ercole