Yeltsin «promosso» ministro di Emanuele Novazio

Yeltsin «promosso» ministro Colpo di scena dopo la scomunica dell'ex leader di Mosca E' stato nominato vicepresidente del Comitato per le costruzioni - Due interpretazioni: una onorificenza a un dirìgente malato o «recupero politico» che non ha precedenti Yeltsin «promosso» ministro DAL NOSTRO CORRISPONDENTE MOSCA — La notizia, cinque righe dell'agenzia Tass diffuse in serata, è secca e senza commenti: il Consiglio dei ministri deli'Urss ha nominato Boris Yeltsin primo vicepresidente del comitato di Stato per le costruzioni; e il Soviet Supremo gli ha conferito li rango di ministro. Una sorpresa, una piccola bomba, a pochi giorni dalla durissima requisitoria di Mikhail Oorbaciov nel confronti del suo ex alleato; a pochi giorni dalla sua estromissione dalla guida del partito della capitale; a pochi giorni dalia sua terribile, sinistra autoaccusa di fronte al Plenum del partito di Mosca. Cosa significa la nomina di ieri sera? C'è una prima Interpretazione, che tlen conto delle voci più allarmanti sulle sue condizioni di salute, quelle secondo le quali sarebbe gravissimo per problemi di cuore: ed è che non si vuole far morire nell'onta Boris Yeltsin; che si vuole poter ricordare senza vergogna un combattente della perestrojka che ha cor¬ è ancora in ospedale), se occuperà dunque la carica che gli è stata conferita ieri sera, sarà il primo alto dirigente colpito da una condanna politica ad essere «recuperato». Per placare quanti dalla vicenda sono stati scossi e indignati probabilmente: anche ieri gli studenti dell'università si sono riuniti e hanno chiesto la pubblicazione del suo rapporto al Plenum Ma per affermare, anche, un nuovo costume politico, finora Impensabile in Urss: il recupero appunta l'attenuarsi di una gestione «religiosa» del potere, nella quale le condanne erano sempre e soltanto scomuniche definitive, e l'affermarsi di una visione più «laica». Naturalmente tutto questo avrà un prezzo. Se davvero Yeltsin occuperà la nuova carica, so troppo, che ha chiesto troppo, che ha sperato troppo da sé e da quanti aveva vicino, e che in questa sua corsa ha impaurito il partito Questa interpretazione nasce sommando le voci che da più giorni si rincorrono a Mosca, e in ambienti diversi Sommando le impressioni che si raccolgono parlando corr fonti ufficiose e con uomini vicini al potere, in questo momento di gran confusione, sembra che davvero Yeltsin stia male, nonostante le smentite ufficiali; e che qualcuno abbia voluto pagargli un tributo un po' triste ma necessario. La seconda spiegazione di quest'ultima svolta, in una vicenda già densa di colpi di scena e di umori, di emozioni e di risvolti politici inquietanti è più complessa: e rida a Oorbaciov il merito della rottura, della novità impetuosa e Imprevista, dopo 1 gelidi rituali del Plenum di Mosca. Se davvero Yeltsin non è in condizioni gravissime e si rimetterà (qualcuno affermava di averlo visto ieri per Mosca, nonostante le assicurazioni ufficiali che l'ex «padrone di Mosca» avrà infatti parecchi guinzagli: quello di un potente superiore gerarchico intanto, Yurij Batalln, presidente del comitato per le costruzioni che ha il rango di vicepresidente del Consiglio. E quello del suo successore alla testa del partito di Mosca, Lev Zaikov, dal momento che Yeltsin è ormai membro di un ministero federale. La successione di estromissioni e nomine, sette giorni di tensioni e di passioni per Boris Yeltsin, sembra confermare quest'ultima interpretazione. La scorsa settimana, mercoledì 11 novembre, l'uomo che per mesi fu il simbolo impetuoso del cambiamento, del rinnovamento, delia perestrojka di Mosca e del Paese viene allontanato dalla guida del partito della capitale. Aveva chiesto di dimettersi e già si sapeva che sarebbe stato sostituito; ma il modo in cui lo si caccia lascia intendere che con lui si vuole sacrificare anche un'immagine, quella dell'irruenza appunto, del rinnovamento tumultuoso, in favore del nuovo reali¬ smo. Pochi giorni dopo il suo nome scompare dai necrologi ufficiali firmati dal Politbjuro, del quale Yeltsin è ancora membro supplente almeno fino al prossimo Comitato centrale: segno, forse, che di lui si vuol fare, in anticipo sull'ufficialità delle conferme, un uomo senza più nome e destino politico. Due giorni dopo, gli si tolgono altri incarichi di prestigio: quello di membro del Soviet di Mosca, e quello di presidente del gruppo del partito all'interno dello stesso «Mossovlet». Ieri infine l'inattesa nomina, che non nasce dal nulla ma è una conferma di vecchie competenze: nel dicembre del 1985, prima di essere messo a cape del partito di Mosca, Yeltsin aveva diretto il dipartimento per le costruzioni del comitato centrale. In questa successione resta, intatta, la condanna politica, il bando dalle cariche di vero prestigio e potere, quelle legate al partito e alle sue funzioni. Ma ci sono, insieme, una sospensione, una correzione non da poco. Emanuele Novazio