Sono meno pessimisti i «saggi» dell'acciaio di Fabio Galvano

Som meno pessimisti i tesaggi» dell'acciaio Som meno pessimisti i tesaggi» dell'acciaio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Non sarà, forse un fallimento, come le Cassandre comunitarie hanno sentenziato, ma certamente il rapporto del «tre saggi» sull'acciaio —discusso ieri dalla Commissione Cee — è assai riduttivo di fronte alle aspettative formulate dai ministri dei Dodici. Nell'ambito del Consiglio Industria, l'Europa non era riuscita a trovare adeguate medicine per i mali della siderurgia e aveva architettato l'intervento dei «saggi»: ma questi — l'italiano Umberto Colombo (presidente dell'Enea), il francese Jacques Mayoux e il tedesco Hans Friderlchs — non sono neppure riusciti a raccogliere impegni di ristrutturazione paragonabili alle disponibilità già constatate in primavera da Eurofer. Questo il senso del rapporto: non 20 ma 16 i milioni di tonnellate (in termini di capacita produttiva) da eliminare entro il 1990 nel settore dei prodotti piatti; la precedente Ipotesi di un costo sociale quantificabile nella perdita di 80 mila posti di lavoro (su 415 mila) potrà quindi essere rivista. Ciò è dovuto, spiegano i saggi, a una situazione di mercato che è grave, ma non quanto era parso agli esperti Cee. I «saggi» propongono una proroga alle aziende (fino' al 15 marzo) per esprimere la loro disponibilità a smantellare Impianti per almeno il 75% dei 16 milioni di tonnellate di prodotti piatti: ciò significa che non è ancora stato raggiunto il traguardo dei 12 milioni di tonnellate, equivalente alla disponibilità (11,5 milioni di tonnellate) indicata da Eurofer e ritenuta a suo tempo Inadeguata dalla Commissione Cee. Pare che 1 Paesi già protagonisti di una massiccia ristrutturazione — soprattutto Orari Bretagna, Germania e Olanda — non ritengano ora di dover fare altri tagli né di dover finanziare quelli altrui. Se non sarà raggiunto un adeguato livello di tagli volontari, dicono i «tre saggi», la Commissione dovrà imporre aumenti trimestrali del 2,5% delle quote di produzione ora in vigore per le singole aziende. Entro un anno, in questo modo, il sistema di protezione elaborato ai tempi della prima crisi siderurgica cesserebbe di avere qualsiasi effetto, n regime delle quote, invece, sarà confermato fino al 1990 se le aziende offriranno le chiusure richieste. Una novità sostanziale offerta dal documento riguarda il finanziamento delle ristrutturazioni. Secondo la Commissione, che dovrà però rivedere 1 conti sulla base dei minori tagli previsti, la chiusura di impianti sarà di circa 1500 milioni di Ecu (2750 miliardi di lire). Ma molto più elevato (6,3 miliardi di Ecu, 9500 miliardi di lire) sarà 11 costo comprensivo di tutti i riflessi sodali L'onere, secondo Bruxelles, dovrebbe essere sostenuto almeno in parte dalle industrie, attraverso una sorta di autotassazione sulle quote alte della loro produzione (ma la Germania ha già detto di ho). I «tre saggi» suggeriscono anche, per rendere meno amara la medicina, la possibilità di autorizzare — sotto uno stretto controllo, e in situazioni eccezionali — il ricorso ad aiuti nazionali Fabio Galvano

Persone citate: Hans Friderlchs, Jacques Mayoux, Umberto Colombo

Luoghi citati: Bruxelles, Europa, Germania, Olanda