Si può criticare la Consulta

Si può criticare la Consultai Non è stato autorizzato il processo a Palmella per vilipendio Si può criticare la Consultai ROMA — I radicali Marco Pannella e Giovanni Negri non saranno processati in Corte d'assise per le pesantissime accuse rivolte nel gennaio scorso alla Corte Costituzionale dopo la bocciatura dei tre referendum sulla caccia e sul Consiglio superiore della magistratura. Non finiranno più sul banco degli imputati per rispondere dello stesso reato di vilipendio della Corte Costituzionale neanche il direttore de La Repubblica Eugenio Scalfari, la giornalista dello stesso quotidiano Silvana Mazzocchi e il direttore di Notizie radicali AureIlo Candido, che avevano riportato tra virgolette le gravi affermazioni del copresldente e del segretario del pr. Lo ha stabilito ieri la Corte Costituzionale, presieduta da Francesco Saja, respingendo la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di tutti e cinque gli incolpati. La decisione della Consulta, che è stata presa all'unanimità dal plenum di 15 giudici, non fornisce spiegazioni, ma si limita solo a negare il necessario nullaosta previsto dall'articolo 313 del codice penale. Questa norma fu dichiarata illegittima il 12 febbraio '69 con una sentenza dell'Alta Corte, all'epoca presieduta da Aldo Sandulll. Da quella data 11 potere di dare l'autorizzazione a procedere per il vilipendio della Corte Costituzionale non spetta più al ministro di Grazia e Giustizia, ma alla Corte stessa. Poiché non si conosce la motivazione del rifiuto, si avanzano due interpretazioni del provvedimento. Secondo alcuni l'ordinanza costituisce una pietra miliare per il mondo dell'informazione poiché si è salvaguardato il diritto di cronaca. I tre giornalisti infatti sarebbero stati subito processati dalla Corte d'assise ed avrebbero rischiato una pesante condanna (da sei mesi a 3 anni di reclusione), pur essendosi limitati a riportare le dichiarazioni ufficiali di due uomini politici. Al contrarlo, l'onorevole Pannella sarebbe stato coperto dall'immunità parlamentare. Altri, invece, ritengono che da ieri il reato di vilipendio della Corte Costituzionale di fatto non esista più, pur essendo rimasto in vigore l'articolo 290 del codice penale. In proposito è opportuno riportare le affermazioni incriminate dei due esponenentl radicali. Negri dichiarò: -Impugnato un fucile a canne mozze, riccamente oliato dal commendator Beretta, i magistrati di una Corte che vende referendum un tanto al chilo hanno impallinato il voto popolare sul Sanata Sanctorum della loro impunità — il Csm di Di Persia, Calogero, Abate — e i referendum sulla caccia. Alla faccia di Cossiga e delle sue belle parole, in questa Repubblica lobbies e caste stracciano ogni regola e la fanno da padrone. Una curiosità: quanto hanno speso gli armaioli per spazzare per la seconda^volta milioni di firme di cittadini, contro la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica?-. E Pannella: «£' ormai un segreto di Pulcinella la linea che il pei e zeloti magistrati dell'apparato della Corte stanno cercando di far prevalere: non toccare i tre referendum sul nucleare e quello sulla commissione Inquirente, e far cadere gli altri sulla caccia e sulla giustizia. Si tratta di vedere se la Corte con La Pergola è ancora, come con Elia, la "grande cupola" della partitocrazia, cioè della sovversione e della usurpazione partitocratica e delle mafie di potere-. Parole durissime contro la Corte Costituzionale, per le quali la procura della Repubblica di Roma apri un'inchiesta ravvisando gli estremi del vilipendio. Pierluigi Franz

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