Con la Chiesa, ma senza fede

Con la Chiesa, ma senza fede I CATTOLICI AUTENTICI IN ITALIA SONO UNA MINORANZA? Con la Chiesa, ma senza fede ii 90 per cento ha scelto Fora di religione - La stessa percentuale di chi è battezzato, si sposa all'altare, vuole il viatico - Ma nei referendum sul divorzio e sull'aborto si sono ridotti al 40,7 e al 32 - Una zona grigia che cerca Una qualunque certezza e i servizi del volontariato cattolico: asili, mense, dormitori ROMA — Quel è stata per la Chiesa la posta in gioco nel recente dibattito sull'ora di religione? Perché, al di la di quale fosse l'interpretazione autentica del dettato concordatario, tanta rigidità da parte dell'episcopato nel pretendere che quella lezione non venisse collocata all'inizio,o alla fine del corso? E' evidente che da parte cattolica si temeva di veder precipitare la quota degli studenti che hanno optato per l'insegnamento religioso (il 90 per cento) a percentuali molto più basse. E si temeva altresì che quella quota andasse riducendosi in modo impetuoso cosicché nel giro di un decennio, all'entrar del prete sarebbero rimaste in classe piccole minoranze. Nell'ansia, nel terrore di esser relegata al ruolo di minoranza, per la Chiesa quel 90 per cento è diventato dunque un patrimonio intoccabile. Tanto più che da un'indagine compiuta l'anno scorso per conto del ministero della Pubblica Istruzione (e si tratta degli unici dati ^ufficiali, disponibili) si viene a sapere che quella percentuale è addirittura frutto di una prudente sottostima: gli studenti che hanno scelto di frequentare l'ora di religione nel 1986/87 erano il 92,5 per cento (e un altro 2,7 a quel tempo non aveva ancora deciso); con punte quasi plebiscitarie negli istituti tecnici (98,3), nel licei artistici (982) e in quelli classici (97,6) dell'Italia meridionale. E, contrariamente a quel che ci si sarebbe potuto aspettare, tali percentuali non subiscono alcuna variazione quando gli studenti crescono d'età e cominciano a poter scegliere per conto proprio sottraendosi all'influenza deVa famiglia; la quota di coloro che optano per l'ora di religione nt'ttmùnai mematfsùì^oitre | il 90 per cento-nelle-scuole di ognlordtne~ergraaa:'ete7izen^ tari (92,7), medie (93,4), secondarie superiori (92,6). La Chiesa è parsa dunque intenzionata a difendere l'immagine proiettata da queste cifre come la prova più evidente che l'Italia è ancora un paese supercattolico. E in particolar modo tra i giovani. Anche se poi il Vaticano pensa di poter considerare a pieno titolo come fedeli solo un terzo di quell'area del 90 per cento, scomponendola cosi in due cifre, il 30 e il 60 per cento. Quasi che, per semplificare, il cattolicesimo italiano possa essere rappresentato da due cerchi concentrici: il primo, l'.area del 30; nel quale vengono contati gli italiani che hanno un rapporto «stretto» con la Fi ; ~ Gtl Roma. Insegnanti di religione davanChiesa; il secondo, l'marea del 60', dove Si situerebbero coloro che questo rapporto lo hanno più labile e scostante. Ne discende che in termini strategici il problema per la gerarchia ecclesiastica sarebbe quello di difendere con ogni mezzo i confini dell'area complessiva del 90 per cento e al suo interno compiere un'operazione per far crescere il numero dei fedeli recuperando i più tiepidi ad un rapporto organico con il culto. Ma sono corretti i presupposti di quest'analisi? Si può asserire che il 90 per cento degli italiani sono da calcolare, a vario titolo, come cattolici? Seconda il politologo e keolagortGianni Baget Bozza no, quelle percentuali (90 10J prossimativamente indicative di guai è il rapporto di forza tra cattolici e non cattolici in Italia. Dello stesso avviso è il presidente del Censis Giuseppe De Rita. Non c'è studioso in -Italia che sia disposto a considerare quel 90 per cento del si all'ora di religione come un indicatore sia pure approssimativo di quanti sono i cattolici nel Paese: troppi studenti hanno accettato o sono stati spinti dai genitori ad accettare di restare in aula quando il prete tiene lezione, solo perché avevano come unica alternativa quella di andare a bighellonare per i corridoi. Ma c'è anche dell'altro, una spinta che viene più dal profondo. «La società mintvpEbstgnpamqnon sono neanche ap- | anti alla Camera dei deputati durantemoderna, afferma De Rita, e in particolare quella Italiana è a tal punto frammentata da sentirsi spinta a rivolgersi all'ora di religione per trovare un "messaggio"! E' vero che oggi c'è sovrabbondante messaggeria, si sono moltiplicati i centri che ti Inviano messaggi d'ogni genere, ma alla fine dentro non ti resta nulla che tu possa considerare valido. E allora? I giovani o i loro familiari cercano in quell'ora qualcosa che rimanga dentro, qualcosa di basilare che resti nella vita. Quell'ora -ara banale, burocratica, ma è pur sempre meglio di nien- '., i Suite bwe tH queste Xxmsi- dernztoni di De Rita—'Che s^h^cmdivtseaaiia mà~g\ parte dei sociologi si possono fare tre considerazioni: 1) che gli studenti, proprio perché in cerca del messaggio, continuerebbero a frequentare in massa quell'ora anche se fosse la prima o l'ultima della giornata scolastica; 2) che perciò i timori della Chiesa di dover assistere ad una massiccia diserzione sono infondati; 3) che la percentuale di quegli alunni, per le ragioni che sono all'origine della loro scelta, non ci dice nulla o ci dice assai poco di quanti sono i cattolici italiani. A questo punto occorre precisare che purtroppo non esistono rilevazioni statisti- tngssmsqcche ad hoc che consentano di definire con un buon margine di approssimazione a quanto ammontino i fedeli, e tanto meno quanti siano i ferventi, i tiepidi, i non praticanti. Perché? La Chiesa non fa marketing né si cimenta in elezioni: dunque non ha alcun interesse a spender soldi per questo genere di sondaggi. Perciò gli unici dati li si può ricavare da altre indagini come, ad esempio, quella dell'Eurisko sull'intera società italiana. E qui una sorpresa: i cattolici tornano ad essere circa il 90 per cento degl'italiani. L'88J per cento degli intervistati (su un campione di 1.500 persone, in età tra i 18 e l 74 anni) dichiara di essere cattolico. E un terzo circa degli italiani dichiara di andare a Messa almeno una volta alla settimana mentre altri due terzi assistono, sia pure più sporadicamente, a funzioni religiose. Il che confermerebbe l'ipotesi di cui sopra: 30 per cento circa di zoccolo duro e poi una zona grigia del 60 per cento. Ad ulteriore riprova della vastità di questa che abbiamo definito la zona grigia che avvolge il nucleo forte del cattolicesimo ci sono i dati Istat sul rapporto tra matrimoni secondo il rito religioso e matrimoni civili. L'anno passato gli sposalizi celebrati in chiesa erano ancora l'85,6 per cento del totale: dieci anni fa erano di più (l'89,7) ma siamo ancora attorno alla quota 90. Di pari livello (anche se già da anni tende a diminuire) la percentuale dei neonati che vengono battezzati e lo stesso vale per quella, che invece è stabile, dei defunti il cui corteo funebre parte dalla chiesa. Eppure questi cittadini che quando nascono vengono battezzati, a scuola frequen laico, chiunque abbia bisogno di qualcosa viene incoraggiato a rivolgersi alla Chiesa che è costretta a mettere a disposizione le sue strutture e 11 volontariato cattolico». Alle parrocchie si chiede ormai di tutto: assistenza per vecchi, per malati di mente, immigrati, bambini, ragazze madri, disadattati, senza lavoro, barboni; i più vanno dal prete quasi esclusivamente in cerca di mense, nidi materni, ricoveri e dormitori. In questo modo l'marea del 60. è indotta di fatto a rivolgersi a quella del 30 (che, come vedremo in seguito, è in realtà ancora più ristretta) per chiederle in nome della carità cristiana un surrogato del Welfare e ad assorbirne così le maggiori energie. La Chiesa è spinta a trasformarsi in un'enorme fabbrica che produce matrimoni e mense, cerimonie funebri e ospizi. Dal parroco si va sempre meno per confessarsi e sempre più per cercare una collaboratrice domestica. Ovvio, a questo punto, che all'interno del mondo cattolico si producano quelle correnti di pensiero di cui abbiamo detto, le quali, oltre a prender atto di questo esser diventati i veri credenti una minoranza, puntano ora al riscatto. Minoranza per loro non è più parola che evoca un incubo. Anzi è sinonimo di forza. Paolo Mieli te la manifestazione di protesta indetta lunedi scorso (Telefoto Ap) a cercare nella Chiesa anche 1 servizi che lo Stato non vuol più o non è più capace di offrire. Da una ricerca che abbiamo compiuto a Roma è emerso che, poiché i problemi del sociale non vengono più coperti dall'Istituzione né dal volontariato tano l'ora di religione, continuano poi, anche se con irregolarità, ad andare a Messa, si sposano in chiesa e in punto di morte domandano l'estrema unzione, sono solo dei mcattolici apparenti^. Lo ha toccato con mano la Chiesa stessa nel 1974 e nel 1981 quando li ha chiamati a raccolta per pronunciarsi contro il divorzio e l'aborto e li ha visti ridursi al 40,7 la prima volta e al 32 per cento la seconda. «E va poi detto, sottolinea Baget Bozzo, che in quelle minoranze del 1974 e del 1981 sono stati arbitrariamente contati anche un buon numero di missini, conservatori, elettori insomBva.-«he.volavano contro li divoralo -e-i'aéorto non per ori religiosi ma in odiu alla sinistra Come è possibile? Come può accadere che, quando la Chiesa scende in cavino a difesa di valori fondamentali quali l'indissolubilità del matrimonio o la sacralità della vita, questo gran numero di credenti si volatilizzi? Sulle prime ci si accontentò della seguente risposta: l'marea del 60 per cento, s'è profondamente laicizzata e lascia che la propria morale corrente prevalga su quella religiosa. Già, ma è proprio questo il punto: comportandosi in tal modo l'.area del 60. può essere ancora considerata cattolica? Cosi negli anni a ridosso del referendum sul divorzio comincia a dilagare nei dintorni della Chiesa una corrente di pensiero — di cui Comunione e liberazione è la punta più esplicita — che vuole si prenda atto del fatto che i cattolici in Italia, nonostante le apparenze, sono da tempo una minoranza. Ancora forti, capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale, in grado di esercitare una notevole influenza, ma pur sempre una minoranza. Che deve darsi il compito storico di regolare un conto con lo Stato. Quale? Da qualche anno lo Stato ha abilmente e silenziosamente scaricato sulla Chiesa alcune scomodissime mansioni di servizio. -Oltre al messaggio, afferma De Rita. la società frammentata di cui parlavo prima è portata

Persone citate: Baget Bozzo, De Rita, Giuseppe De Rita, Paolo Mieli

Luoghi citati: Italia, Roma