II fattore protesta

II fattore protesta Albert Otto Hirschman, scienziato sociale II fattore protesta TORINO — E* stato presentato Ieri presso l'Università di Torino U libro •Potenza nazionale e commercio estero. GII Trenta, l'Italia e la ricostruitone, di Albert Otto Hirschman, 11 docente di Social Science dell'Università di Princeton (Usa) che giovedì ha ricevuto la laurea ad honorem In Scienze Politiche. Non sono molti gli economisti odierni a cui, come ai grandi del passato, si può attribuire l'appellativo di scienziato sociale nel suo senso più completo e prestigioso. Hirschman è uno di questi e, non a caso, è un figlio delle grandi tradizioni culturali europee del 18° e 19° secolo. Nato a Berlino nel 1915, può soltanto iniziare gli studi universitari in quella città. La sua militanza antinazista lo costrìnge infatti ad emigrare e a proseguire i suoi studi prima a Parigi, poi a Londra ed infine a Trieste dove si laurea in Economia nel 1938. Le leggi razziali lo costringono però a lasciare l'Italia, con un rammarico aumentato dalla necessità di allentare gli stretti collegamenti che aveva stabilito con l'ambiente della cultura democratica federalista italiana e che erano stati rinsaldati anche da legami di carattere familiare (matrimonio della sorella con Eugenio Colorai), Allo scoppio della guerra si arruola, sotto falso nome, in una unità francese e combatte contro i nazisti. Al momento della disfatta, riesce a fuggire negli Stati Uniti e, dopo il servizio militare di guerra, entra al Federai Reserve Board con l'incarico di studiare i problemi della ricostruzione economica di Italia e Francia, nell'ambito del piano Marshall e in vieta di un possibile progetto di integrazione dell'Europa. Tradizione culturale europea, tensione morale e coinvolgimento politico sono tut".; ti elementi^che contribuiscono a delineare una figura di scienziato che avverte appieno la complessità dei problemi sociali e rifugge dalle facili semplificazioni che deriva¬ no da un approccio monodisciplinare. Hirschman non si sente minimamente costretto entro i ' confini tradizionali dell'economia ma allarga l'orizzonte alla sociologia, alla scienza politica, alla filosofia, alla storia dei fatti e delle idee. Non però per occasionali giustapposizioni introdotte allo scopo di far sfoggio della sua cultura vastissima, ma in modo sistematico' per un approccio intrinsecamente interdisciplinare. Come complicare l'economia è un titolo rivelatore che è stato proposto per una raccolta di suoi saggi di prossima pubblicazione in Italia. Per gli economisti, Hir-; schman è uno dei padri fondatori dell'economia dello sviluppo. Reduce da un'intensa esperienza in Colombia, egli formula nel 1958 la tesi della necessità di una strategia di sviluppo squilibrato che ha dato origine ad un dibattito vastissimo. La creazione deliberata di squilibri è vista come l'unica via per superare l'immobilità delle economie sottosviluppate e spezzare il circolo vizioso della povertà. D privilegiamento dell'industria e della tecnologia avanzata, la creazione di tensioni sul sistema dei prezzi, l'accettazione di squilibri della bilancia dei pagamenti ecc., gli appaiono come forze in grado sia di mobilitare risorse e capacità imprenditoriali nascoste, sparpagliate o mal utilizzate, sia di mettere in moto processi sequenziali che creano squilibri economici e sociali ma anche stimoli per il loro superamento. La realtà è andata in modo diverso. Molti squilibri sono stati creati ma non si è provveduto, come invece Hirschman suggeriva, ai modi per tenerli sotto controllo ed impedire che esplodessero con conseguenze disastrose sulla democrazia. E' mancato proprio ciò che rappresentava il fondamento della strategia suggerita da Hirschman: la stretta integrazione tra crescita economica e progresso sociale politico, la ricerca di un rie¬ qsHtdDetqlcaDd o a ¬ quilibrio a livelli più avanzati su entrambi i fronti Un altro campo in cui Hirschman ha portato contributi fondamentali è quello della razionalità decisionale, D saggio su Lealtà, defezione prolesta si propone di far emergere come uno strumento tipicamente politico, quale quello della protesta, abbia la possibilità di svolgere un compito molto importante anche nell'arena economica. Di fronte al deterioramento della qualità delle produzioni dell'efficienza delle organizzazioni, l'impostazione economica tradizionale prevede la defezione, prevede cioè che il consumatore si rifiuti di comprare e die il membro insoddisfatto dell'organizzazione decida di abbandonarla. Hirschman mostra che, in molti casi e specialmente nei rapporti tra Stato, mercato, servizi pubblici ed assistenziali, la protesta può garantire una soluzione di maggior efficienza di quella che passa attraverso la sanzione regolatrice del mercato. La vastissima cultura e la tensione morale di Hirschman ha un altro momento importante nei suoi studi sulla storia intellettuale e dei rapporti tra etica e capitalismo e sulle interpretazioni di quest'ultimo visto alternativamente come civilizzatore, come amorale e quindi distruttore di civiltà o come troppo debole per realizzare le potenzialità di progresso civile. Egli mostra come le diverso interpretazioni non siano necessariamente contraddittorie e come ciascuna contenga un elemento di verità molto importante in momenti o in paesi diversi per storia e tradizioni culturali. D capitalismo non è solo bene né solo male. L'interesse per la giustizia sociale e per la moralità del comportamento economico deve avere in esso un ruolo importante. E' ora che gii economisti abbiano U coraggio di inserire sistematicamente nel ragionamento analitico le opportune considerazioni morali. Terenzio Cozzi