OSSERVATORIO di Giovanni Perego

Felipe boccia Pala tattica OSSERVATORIO Felipe boccia Pala tattica (Perché Madrid ha deciso di non prorogare il trattato di difesa con Washington) Oggi si iniziano gli ultimi sei mesi di vigenza del trattato di amicizia, difesa e cooperazione tra Stati Uniti e Spagna, sottoscrìtto dai governi dei due Paesi nel luglio del 1982. Se entro il 14 maggio del prossimo anno Washington e Madrid non saranno riusciti a negoziare un nuovo accordo gli americani dovranno, nel periodo di un anno, ritirare tutte le loro' forze militari dalla Spagna e abbandonare tutte le loro basi, compresa l'essenziale base navale di Rota allo sbocco del porto di Cadice, sulla costa atlantica dell'Andalusia. Un evento del genere avrebbe un solo precedente: l'allontanamento dalle loro basi in Francia imposto agli americani da de Gauue. La decadenza del trattato dell'82, stipulato subito dopo l'adesione della Spagna alla Nato nel maggio di quello stesso anno, e che modificava, nell'ottica appunto dell'appartenenza di Madrid all'Alleanza, precedenti accordi, quello del '53 significante l'allineamento franchista sul fronte della guerra fredda, e quello del '76, costituente una sorta di avallo americano al processo spagnolo di «transizione» verso la democrazia, deriva da un atto formale avvenuto martedì scorso: la consegna di una nota di appena 16 righe del ministero degli Esteri spagnolo all'ambasciata americana a Madrid. Il governo spagnolo, dice la nota, comunica al governo degli Stati Uniti che non intende «prorogare» la vigenza del trattato del 2 luglio 1982. H trattato pertanto spirerà il 14 maggio 1988. Di rilievo nel breve documento la scelta del verbo «prorogare»: Madrid non «denuncia» il trattato, si limita a notificarne la mancata proroga, manifestando cosi la volontà di mandare avanti il negoziato con Washington sulla presenza militare americana in Spagna, negoziato che si è di nuovo risolto in un nulla di fatto nella sua settima sessione, la settimana scorsa a Madrid. In quell'occasione, i negoziatori americani avevano offerto agU spagnoli il ritiro dalla base di Torrejón, alle porte di Madrid, di 24 dei 72 caccia bombardieri costituenti l'ala tattica 401, essenziale, secondo Washington, alla difesa del fianco Sud dell'Alleanza Atlantica. Gli spagnoli replicavano che l'allontanamento dei 24 aerei non era sufficiente, che comunque ne sarebbero rimasti 48, più la forza d'appòggio costituita dai velivoli da trasporto della base di Saragozza. Perché infatti questa è la richiesta irrinunciabile di Madrid: il completo ritiro degli F-16. «Tutta l'ala tattica 401 deve andarsene da Torrejón», conferma in via ufficiosa il ministero degli Esteri spagnolo, «non accetteremo che rimanga sul suolo della Spagna uno solo di quegli aerei. Quali le ragioni di questo atteggiamento di assoluta fermezza? Vi è prima di tutto l'impegno preso dal governo di Felipe Gonzalez in occasione del referendum del 12 marzo '86 in cui si chiedeva ai cittadini spagnoli di confermare l'adesione alla Nato, contro la promessa di una sostanziale riduzione della presenza militare americana; vi è la successiva adesione spagnola al trattato di non proliferazione nucleare con un evidente contrasto tra il progetto di completa denuclearizzazione militare del Paese e l'eventuale transito di aerei recanti ordigni atomici; vi è la ormai assicurata presenza della Spagna nella Nato che impone a Madrid la revisione, appunto nell'ambito atlantico, del rapporto bilaterale con gli Stati Uniti; vi è infine una questione di «sovranità nazionale» cui l'opinione pubblica spagnola è particolarmente sensibile in linea con consolidate tradizioni storiche, la sensazione che la presenza di forze armate straniere proprio nel cuore del Paese costituisca una vera e propria espropriazione di una parte di tale sovranità. Alla fermezza di Madrid corrisponde la fermezza di Washington. Gli americani fanno valere il fatto che l'ala tattica 401 è parte essenziale del dispositivo atlantico, specie in vista dello smantellamento degli arsenali missilistici in Europa; temono poi che l'esempio della Spagna sia contagioso e comprometta la loro presenza in Grecia e in Turchia Proprio questa settimana, da martedì, si sta negoziando ad Atene il futuro delle basi americane in Grecia. Alla resistenza di Wa-. shington si affiancano poi quelle di altri Paesi atlantici, Londra e Bonn allineati sulle posizioni americane, Italia, Turchia e Portogallo preoccupati che gli F-16 di Torrejón siano dislocati sui loro territori. Posizione difficile, di isolamento dunque quella di Madrid. Giovanni Perego

Persone citate: Cadice, Felipe Gonzalez, Rota