Governo vertice al buio di Paolo Passarini

Governo/ vertice al buio Falliti i tentativi di mediazione prima dell'incontro di oggi Governo/ vertice al buio Difficile partita tra Altìssimo da una parte, Goria e Amato dall'altra - Le divergenze tecniche tra le richieste del pli e le proposte del Tesoro sono minime - Ma il rischio di crisi si acuisce ROMA — Sara, un vertice al buio quello che si terra alle 11 di questa mattina a Palazzo Chigi. La giornata di ieri è stata Inutilmente concitata con Incontri, telefonate e attese di telefonate che non venivano. Non è stata però individuata una proposta di mediazione risolutiva, al punto che, nel pomeriggio, Renato Altissimo ha avuto anche la tentazione di telefonare a Ciriaco De Mita, ideatore del vertice, per dirgli di sconvocarlo dal momento che sarebbe stato inutile. La vita del governo è quindi legata a un filo molto sottile. Di fronte a una situazione difficile su vari fronti, rischia di esplodere una crisi, che tutti giurano di voler scongiurare, per qualcosa come tremila miliardi o poco più. Nella mattinata di ieri, il segretario liberale ha avuto contatti con Ciriaco De Mita, Gianni De Mlchells, Giorgio La Malfa e altri, con un'altalena di •spiragli» che si aprivano, successivamente chiusi da -nessun passo avanti; mentre gli ottimismi e i pessimismi si alternavano a vuoto con una progressiva prevalenza del secondi. I liberali chiedono più tagli al deficit pubblico e meno tasse. Propongono di tagliare alcune spese sui giacimenti culturali, sui contributi al terremotati dell'Irplnia, su stanziamenti per scuola e spettacolo e di utilizzare il ricavato per ridurre la tassa sulla salute e mantenere l'Impegno di un alleggerimento della curva dell'Irpef. Il presidente del Consiglio Giovanni Goria e il suo vice Giuliano Amato, che è anche ministro del Tesoro, rispondono che troppi tagli possono produrre recessione, mentre troppi sgravi, rieccitando i consumi, possono incoraggiare l'inflazione. Di conseguenza sono molto irritati con i liberali, ai quali dicono di non poter concedere quello che hanno rifiutato ai sindacati (Irpef). L'irritazione li ha anche portati ad accarezzare l'Ipotesi di un governo a quattro, che, rinunciando al pli, continui la sua corsa. Resisi conto che questa strada è impercorribile perché non solo i liberali (Altissimo ha detto: 'Sarebbe la prima volta che l'uscita di un partito dal governo non provoca crisi*), ma anche democristiani, repubblicani, socialdemocratici e socialisti pensano che non si potrebbe far finta di niente, è anche stata vagheggiata l'Ipotesi di un voto contro o di un'astensione indolore. Infatti, si è detto a Palazzo Chigi, anche durante 11 governo presieduto da Bettino Craxl, una volta il pli si astenne sulla Finanziaria e votò contro sulla tassa sulla salute e non successe niente. Ma i liberali replicano che, se non sarà raggiunto un accordo che recepisca le loro richieste, loro usciranno dal governo. E quindi anche questa Ipotetica via d'uscita ha assunto l'aspetto del vicolo cieco. Giorgio La Malfa ha esposto ieri mattina ad Altissimo una sua Idea, quella di affidare al ministro del Tesoro l'Incarico di mettere a punto, in vista della prossima Finanziarla, un plano di rientro triennale dal deficit di spesa che porti a tagli per diecimila miliardi circa, tremila dei quali da impiegare per consentire gli sgravi fiscali dal prossimo anno. Ma 1 liberali hanno detto che la proposta era buona ma tardiva e hanno lasciato capire che non ritengono possa essere realizzata dallo stesso presidente del Consiglio e dallo stesso ministro del Tesoro con i quali si sono scontrati. In aggiunta alla mediazione di La Malfa, qualcosa si è mosso anche a Palazzo Chigi, studiando alcuni possibili tagli e facendo balenare, con molta fatica, anche l'ipotesi di una minima riduzione della tassa sulla salute. Ma si tratta di ritocchi contabili minimi, funzionali soltanto a rendere credibile, almeno formalmente, l'idea che la Finanziaria è stata toccata, dal momento che il pli ha fatto sapere di non accettare nessuna manovra compensativa al di fuori di essa. L'ipotesi di Altissimo sembra essere quella di una crisi di governo breve, quasi un rimpasto, ma la situazione è talmente carica di tensioni sui piani più diversi che 11 controllo può facilmente sfuggire di mano. 81 dice, per esemplo, che anche il psdi avrebbe interesse a una crisi per cambiare la propria delegazione al governo. Cè il problema Emilio De Rose, che si vorrebbe sostituire per amore di immagine e, forse, lo stesso Franco Nicolazzi sta pensando di tornare al governo, lasciando il partito al giovane Carlo Vizzini. Ma altri problemi potrebbero esplodere tra democristiani e socialisti, che hanno entrambi riunito le loro segreterie nella tarda serata di ieri. Se oggi i liberali resteranno politicamente isolati, una mediazione tecnica, ancorché difficile, non è affatto impossibile. Se spunteranno all'ultimo momento uno o più partners segreti dell'iniziativa di crisi, per 11 governo sarà la fine. Paolo Passarini

Luoghi citati: Altissimo, Roma