Guardando morire gli abeti

morire PARLANO LE GUARDIE DELLA FORESTA NERA IN GERMANIA morire Rami ingialliti, tronchi denudati: «Quando perde metà degli aghi, è condannato. Come un uomo con i polmoni a pezzi» - Tabelloni denunciano i responsabili: centrali termoelettriche, industrie, automobili: «Anche radiazioni nucleari, ma ci è stato vietato di indicarle» - Uno studioso: «Se continua così, fra cinque anni non avremo più grandi alberi» FREUDENSTADT — Non dovete aspettarvi lo spettacolo di una foresta morente. La distruzione è per ora limitata ad alcune zone. Ma i segni della malattia sono diffusi, vanno letti con occhio attento. Dove la sommità degli alberi rimane folta, tanto da impedire la vista del cielo, la foresta è sana. Ma troppi abeti hanno ormai perduto la metà degli aghi», dice Walter Treftt, guardia della Foresta Nera. Quest'uomo massiccio e sanguigno, barba grigia, mantella corta sulle spalle e passo da boscaiolo, partecipa con passione alla sofferenza della più famosa selva germanica, colpita per il 60 per cento dal fenomeno delle piogge acide. La sua familiarità con gli alberi e le sue espressioni di dolore riflettono la tendenza dell'anima contadina a concepire la natura antropomorficamente sino a trarre dalla morte del bosco emozioni e ammonimenti che scuo¬ tono l'opinione pubblica. Walter indica una radura coperta da rami ingialliti: •Qui siamo stati costretti ad abbattere anche pini e abeti giovani, di solito i piti resistenti». Mostra un tronco denudato: «Quando manca il 50 per. cento degli aghi l'albero è perduto, è un organismo privo di apparato digerente e con 1 polmoni a pezzi: Dino al 20 per cento si può sperare in una ripresa». Camminiamo nel folto della Foresta Nera, vasta 6400 ettari, sulla sommità di una lunga collina che non ha orizzonte, essendo totalmente avvolta da abeti scuri, altissimi e fitti. Non lasciano passare la luce del tramonto, illanguidito da banchi di nebbia emergenti dalle valli. Il sentiero, umido e morbido, si snoda in un paesaggio wagneriano, in cui aleggia immancabilmente il sottinteso mitologico delle selve germaniche. I pochi camminatori che incontriamo, (itasi tutti anziani e in abbigliamento forestale, potrebbero essere reduci da riti religiosi (l'antica tradizione colloca in questi boschi le anime dei defunti e quelle dei nascituri). La massa verde-cupo è interrotta ogni tanto da squarci in cui si affastellano fusti tagliati o caduti: «Il danno delle piogge acide è più grave dove la foresta e colpita dalle correnti che portano l'inquinamento», spiega Walter. Si rimane perplessi, osservando la diversità sorprendente di situazioni: nel giro di poche decine di metri la selva apparentemente intatta cede di schianto, aprendosi in spazi semivuoti su cui emergono pochi abeti dai rami orizzontali quasi privi di aghi. Nell'Intera foresta è più colpito l'abete rosso; meno il pino, meno ancora il faggio. Sul bordo del sentiero un tabellone a colori indica al visitatore le origini della malattia e i suoi processi fisicochimici. OH scienziati non hanno più dubbi sulla re¬ i a n e o a n é a , a sponsabilità dell'inquinamento atmosferico, dovuto atte combustioni di ogni tipo. Le ricerche compiute e partire dal 1982 consentono al ministero federale delle Foreste di affermare che gli agenti principali sono gli ossidi di zolfo e di azoto. L'anidride solforosa ricade nella pioggia, nella neve, nelle polveri; causa l'acidificazione eccessiva del suolo; si deposita sulle foglie provocando la scomparsa delle sostanze nutritive, in particolare calcio, magnesio, potassio. OH ossidi di azoto, sotto l'effetto della luce solare, producono fotoossidanti che danneggiano le membrane cellulari. «Circa la meta dell'Inquinamento atmosferico da residui solforosi arriva da altri Paesi europei. La Foresta Nera riceve dalle regioni francesi vicine, grazie ai venti dominanti. Per tre quarti spirano da Ovest», dice l'ingegner Olfert Dorka, del comitato locale per la tutela dell'ambiente. «Le emissioni che ricadono sul nostri agglomerati Industriali sono stazionarle da dieci anni grazie ai camini altissimi (fino a 300 metri dal suolo) ma 1 venti portano gas e polveri nelle regioni che in passato avevano aria pura, come la nostra». La Germania federale scarica nell'atmosfera, ogni anno, tre milioni di tonnellate di anidride solforosa, originata al 62 per cento dalle centrali termoelettriche. Le industrie danno il 24 per cento; il resto viene dal riscaldamento e dal traffico automobilistico. In più tre milioni e centomila tonnellate di ossidi di azoto, dovuti per il 54,6 per cento agli automezzi, per il 27 per cento alle centrali, per il resto alle industrie e al riscaldamento. ^prjndr^^tori di inequinamente- vanno aggiunti 1 residui che troviamo nel suolo, dal cloro al cadmio, Cè anche un inquinamento radioattivo, proveniente dalle centrali nucleari tedesche e francesi, ma ci è stato proibito di indicarlo sui tabelloni esposti nella foresta», mi dice Walter Trefz. «Tutte le sostanze tossiche e nocive Interagiscono con la neve, la pioggia, la nebbia. Non soltanto si depositano sugli aghi, penetrano nel suolo distruggendo gli organismi utili, danneggiando le radici e diminuendo la capacità di assorbimento». La divulgazione scientifica al servizio di una propaganda di tutela ha in boscaioli come Walter i suoi apostoli. La distruzione della foresta causata dall'Inquinamento atmosferico è il titolo degli opuscoli in più lingue diffusi da un'apposita fondazione (Wald in Not) sostenuta dal governo federale col fine di mobilitare l'opinione pubblica europea. Qui il dramma è avvertito intensamente anche per i suoi effetti sull'economia locale. Freudenstadt, piccola città graziosamente addossata al fianco orientale della Foresta Nera, vive di turismo e di legname. «In passato guadagnavamo in un anno oltre un milione di marchi con lo sfruttamento di un terzo della Selva Nera, di proprietà comunale. Quest'anno abbiamo danni per una somma identica, causati dalle piogge acide. E il turismo diminuisce, perché la gente non considera più la nostra regione come un paradiso pulito», mi dicono al Comitato di azione che dal 1984 coordina iniziative nei 32 Comuni interessati. E' stato deciso di non consumare prodotti trasportati su autocarri, affidando tutto alle ferrovie. Oli automezzi locali, riconoscibili da un adesivo, devono, timi tare la velocità a 80 chilometri orari su. strada, a 100 su autostrada. «Ogni chilometro l'automobile che viaggia a 80 all'ora diffonde due grammi di ossido di azoto, a 150 all'ora 8 grammi», dicono gli esperti del Comitato d'azione, citando studi dell'Università chiamata in aiuto. Altre Iniziative possono apparire ingenue all'automobilista italiano, raramente incline a modificare l propri comportamenti. In città le luci rosse dei semafori sono state dotate di una lancetta che indica i secondi di attesa del verde. Se mancano più di 20 secondi il motore va spento per ridurre l'emissione di gas. Accorgimenti del gccppmsdSnp genere sono sperimentati anche nétta vicina Svizzera, contagiata a sua volta dalle piogge acide. Ma la preoccupazione è più forte in Germania, dove si fanno previsioni apocalittiche. Uno studioso,- il professor Peter Schùtt, ha avvertito: «Se non adottiamo provvedimenti straordinari entro cinque anni non avremo piti alberi di grandi dimensioni». In Baviera il 78 per cento del patrimonio forestale mostra danni irreversibili. Un'indagine dell'istituto amburghese Bat su 'tempo libero e ambiente' mette sotto accusai turisti: affamati di natura, stanno diventando artefici detta sua distruzione. L'indagine elenca una serie di danni ambientali che solitamente riteniamo tipici del nostro Paese. L'abbandono di rifiuti nei parchi, nelle foreste, sui prati; la moltiplicazione di impianti per lo sci (12 mila skilift e 40 mila piste sull'arco alpino, compresa la parte austriaca), l'inquinamento dell'acqua e dell'aria per l'uso smodato dell'automobile; le minacce alla flora e alla fauna, che non trova più pace ni nutrimento. Gli alpeggi si spostano sempre più in alto perché i prati a valle sono utilizzati dal turismo. Persino i camminatori, ritenuti i più innocui ospiti della natura selvaggia, contribuiscono al dissesto idrogeologico quando in numero eccessivo calpestano prati e pendii erbosi. L'81 per cento degli interrogati si dice disposto ad accettare limitazioni nel modo di usare il tempo libero, per diminuire il danno ambientale. Ma la morte delle foreste incalza rapidamente, diventa il segno tragico e simbolico di una svolta epocale. Sgomenta l'ipotesi di un futuro senza alberi di alto fusto, abeti, pini, querce e faggi centenari, sostituiti da giovani piante pronte al sacrificio in pochi anni. Mario Fazio

Persone citate: Della Foresta, Mario Fazio, Walter Treftt, Walter Trefz

Luoghi citati: Baviera, Germania