Una doppia orchestra per Vivaldi l'«ignoto»

- _ ■ . a per Vivaldi F«ignoto» Auditorium: 5 concerti dal fondo Foà-Giordano - _ ■ . a per Vivaldi F«ignoto» Brani di trascinante vitalità - Ha diretto Agostino Orario TORINO — Dalle Raccolte Foa e Giordano, il cui catalogo a stampa è stato presentato l'altro pomeriggio in un'animata tavola rotonda all'Unione Industriale, sono stati tratti 1 cinque concerti di Vivaldi che Agostino Orizio ha diretto all'Auditorium con la Piccola Sinfonica della Rai. La serata, sponsorizzata dalla Maraschi in occasione del proprio centenario, ha permesso al pubblico di comprendere tangibilmente quali tesori racchiudano le due racco te conservate alla Biblioteca Nazionale di Torino: e i ventisette tomi delle opere di Antonio Vivaldi ne rappresentano, indubbiamente, la parte più preziosa. I concerti in «due cori», con doppia orchestra disposta stereofonicamente a destra e a sinistra del palcoscenico in un suggestivo gioco di dialoghi in eco, sono tra i meno eseguiti dell'intera produzione vivaldiana; e ben tre ne figuravano nel programma dell'altra sera: 1 due scrìtti per la festa dell'Assunzione (R.V. 581 e R.V, 582) e quello in si bemolle compare allo stato puro il gusto vivaldiano per la peculiarità fisica del suono: l'invenzione è dettata prima di tutto dall'entusiasmo che pervade il musicista nella manipolazione dei colori strumentali: la voce chiara e luminosa del flauti, il borbottio del fagotti, il suono nasale degli oboi e lo squillo delle trombe, con 1 loro trilli pungenti, sono intrecciaU al costante fermento delle figurazioni violinistiche in un giocò sempre nuovo di combinazioni. In questo variopinto sistema di incastri sta, appunto, l'Interesse principale della composizione, non nell'invenzione di un vocabolario che si ripete sempre uguale a se stesso: come le figure di un caleidoscopio sempre diverse, anche se formate dai medesimi pezzi. L'esecuzione di Orizio e della Piccola Sinfonica della Rai ha reso piena giustizia a queste fantasiose e godibilissime partiture che 11 pubblico ha accolto con molta simpatia, festeggiando a lungo tutti gli esecutori, g. gal. detto •del violino scordato* in quanto l'autore prescrive un'intonazione più acuta del solito per ottenere suoni di maggiore brillantezza. Il violinista Giuliano Carmi gnola ne ha tratto il massimo partito per esaltare la vitalità, davvero trascinante, della scrittura vivaldiana: in questo e negli altri due Concerti 11 suo violino era veramente il motore dell'azione musicale, con quelle corse di note rapidissime, le baluginanti figure accordali, la carica elettrica dei disegni •ostinati» che, eseguiti cosi, perdono completamente qualsiasi rigidezza meccanica per trasformarsi in uno scoppio di vita. Nella seconda parte sono subentrate altre formazioni strumentali con l'entrata in scena degli strumenti a fiato. Ne} Concerto in re minore, R.V. 566 per due violini, due flauti, due oboi, fagotto, archi e cembalo e nel Concerto in do maggiore, R.V. 556 per due flauti, due oboi, due trombetti, fagotto, due violini archi e cembalo «Per la solennità di San Lorenzo*,

Persone citate: Agostino Orario, Agostino Orizio, Antonio Vivaldi, Foa, Foà, Giuliano Carmi, Maraschi, Orizio, Vivaldi

Luoghi citati: Torino