Cartagine conquista Venezia di Liliana Madeo

Cartagine conquista Venezia LA PHP GRANDE MOSTRA SUI FENICI DA MARZO A PALAZZO GRASSI Cartagine conquista Venezia contrassegnarono dal primo millennio a. C. l'esistenza di questi terribili nemici dei Greci e dei Romani. Una mostra globale sul mondo fenicio e punico non era mai .stata fatta. .Non ci sono punti di riferimento per questa che è un'opera collettiva di studiosi di diverse discipline', dice Sabatino Moscati, curatore della mostra. Accademico dei Lincei, direttore dell'Istituto di studi fenicio-punici del Consiglio nazionale delle ricerche, da 25 anni impegnato nella ricerca archeologica su questo tema. Aggiunge: «Siamo come atleti senza rete». A Venezia si potranno incontrare i risultati delle scoperte fatte negli ultimi anni, nel Libano che era la roccaforte del Fenici, e un po' in tutti i Paesi del Mediterraneo, dalla Spagna a Cipro, la Tunisia, Malta e — anzitutto — la Sicilia, la Sardegna, Pantelleria, con campagne di scavi che hanno visto gli italiani al primo posto, ma anche l'impegno di america ni, danesi, libanesi, tunisini e di organismi internazionali come l'Unesco. Sono queste testimonianze che hanno fatto uscire i Fenici dall'alone di cui 1 vincitori 11 avevano circondati — la perfidia e la crudeli tas dei Cartaginesi ce l'hanno insegnata a scuola — dopo che, con l'incendio di Cartagine, i Romani avevano distrutto gli archivi statali, le raccolte private, i documenti ufficiali, le cronache e le memorie, 1 contratti e i conti deila spesa, da cui si sarebbe potuta ricostruire la storia di questi indomiti navigatori, commercianti, amanti dell'avventura, soldati, astuti e un po' pirateschi, ma anche raffinati artisti. Adesso non saranno più soltanto gli specialisti, 1 frequentatori di dotti convegni e di sofisticate pubblicazioni a poter contemplare la nuo*va faccia dei Fenici, gli inventori dell'alfabeto che ta¬ Fenici ci sembravano molto lontani da noi. Non è stato facile riuscire ad accettare i punti di contatto. E' stata una scelta sofferta, ma infine voluta, non occasionale-. Oae Aulenti, che ha curato l'allestimento della mostra, parla dei sistemi che ha ideati per coinvolgere «con effetti teatrali- i visitatoti e guidarli — passando davanti ai 1200 reperti che verranno esposti, sarcofagi, avori, bronzi, gioielli sontuosi, stele funerarie, terracotte, vasi in pasta vitrea, statue, decorazioni, strumenti musicali — nel viaggio spettacolare intorno al popolo dei Fenici che a Palazzo Orassi verrà proposto. Parla di un sistema informatico, di un film firmato da Folco Quinci, di «immensi graffiti» che copriranno tutte le sale, con le mappe delle citta puniche, le notizie sulle avventure di guerre e di commerci, di provocazioni e di audacie, che ROMA — L'appuntamento è per il 6 marzo a Venezia, a Palazzo Grassi. Quel giorno, con l'inaugurazione della grande mostra sui Fenici — preparata da un comitato scientifico prestigioso, sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio dell'Accademia dei Lincei — si dissiperanno le nebbie in cui per secoli è stata avvolta l'identità di un popolo che tremila anni fa ha cambiato la cultura nel Mediterraneo, e si porteranno a conoscenza del grande pubblico le straordinarie scoperte che negli ultimi venticinque anni archeologi, linguisti, storici, geologi, botanici hanno fatto su quell'antica civiltà. L'esposizione è una grande avventura e una sfida. Anche la direzione di Palazzo Orassi ha avuto perplessità e tentennamenti, prima di varare l'iniziativa. Fendano Benvenuti riconosce: «/ Figura di Bes con coda serpentiforme, rinvenuta nel Sulcis glia i ponti con 11 geroglifico egizio e il carattere cuneiforme delle genti semitiche, i padroni del mare che si spingevano in Africa, nel deserto del continente nero, nell'Atlantico oltre le Colonne d'Ercole, in Bretagna e in Gallia per esportare gioielli, comprare avorio e stagno, commerciare in schiavi e profumi, portando in giro per il mondo civiltà e cultura. A Palazzo Grassi approdano reperti che vengono da musei di tutto il mondo. E si affacciano anche ipotesi suggestive: ad esempio, che i Fenici si siano spinti fino in America. E tesi che rivoluzionano antiche leggende: Sabatino Moscati sostiene che non è vera la storia secondo cui si sacrificavano alle dee Tanit e Astarte i primogeniti maschi con un rito bestiale, pubblicizzato ampiamente dai Romani. •Nelle urne, racconta, sono state rinvenute ossa di feti, che quindi non potevano essere stati uccisi. E in alcune grandi necropoli, in Africa e in Sardegna, non sono state trovate ossa di fanciulli. Eppure la mortalità infantile doveva essere allora molto alta. La storia dei riti sacrificali era tutta propaganda anticartaginese. Quei sepolcreti sono cimiteri riservati ai bambini: Liliana Madeo

Persone citate: Folco Quinci, Gallia, Greci, Sabatino Moscati, Sulcis