Gli Usa a Ortega: trattiamo di Ennio Caretto

Gli Usa a Ortega: trottiamo Reagan cambia linea dopo le aperture sandiniste sui contras Gli Usa a Ortega: trottiamo Colombo. Gli infermieri soccorron Ma gli incontri dovranno svolgersi nell'ambito dei colloqui per il piano Arias - Washington chiede «segnali»: «Managua imiti il Salvador, che ha liberato 237 prigionieri politici» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Oli Stati Uniti sono disposti a riprendere le trattative di pace col Nicaragua, ma nell'ambito degli incontri tra 1 cinque Paesi del Centroamerica previsti dal piano Arias, e non sul modello delle riunioni bilaterali troncate nell'84. Non è escluso che già oggi o domani 11 segretario di Stato Shultz e il presidente nicaraguense Ortega si consultino in via preliminare con gli altri premier e ministri degli Esteri a Washington, alla conferenza dell'Osa, l'organizzazione degli Stati latino-americani. Ortega è atteso nella capitale per la prima volta dal '79, quando fu ricevuto da Carter alla vigilia dell'ascesa al potere: terrà un discorso che si presume importante per il processo di riconciliazione nell'Istmo. L'annuncio della ripresa dei contatti tra Managua e Washington, è stato dato da Reagan durante una colazione con 1 rappresentanti dell'Osa al Dipartimento di Stato. « Quando si armeranno seri negoziati tra Managua e i contras, con la mediazione del cardinale Orando y Bravo — ha detto il Presidente —, ShulUt sarà pronto a incontrasi coi colle- li presidente Ortega olii centroamericani, compreso quello sandinista. Prima di questo incontro avremo discussioni coi contras». Reagan, che dall'84 vietava il dialogo col Nicaragua, ha fatto capire di aver rettificato la propria linea in seguito alla decisione di Ortega di avvalersi della mediazione del cardinale e di negoziare indirettamente coi ribelli Nel suo discorso, il Presidente ha insistito che a un certo punto Ortega dovrà trattare in prima persona coi leader dei contras, e ha denunciato «il totalitarismo sandinista» che, ha ammonito, «tiene in carcere migliaia di prigionieri politici». Ha anche sottolineato che "Senta democrazia in Nicaragua non può userei pace in Centroamerica». Ma Reagan ha lasciato intendere che esistono prospettive di soluzione della crisi nicaraguense, e ha precisato che ne discuterà con aorbaci ov al vertice del 7 dicembre a Washington. In questo modo, ha avallato le informazioni del Dipartimento di Stato secondo cui il leader del Cremlino, ricevendo Ortega la scorsa settimana, ha fatto forti pressioni perché non frapponga ostacoli al ravvicinamento tra Mosca e Washington. L'intervento del Presidente non è stato una sorpresa. Olà sabato, indiscrezioni del Dipartimento di Stato annunciavano la possibilità di un dialogo tra Stati Uniti e Nicaragua. Un funzionario ci ha detto che il Presidente ha scelto questa strada e non quella delle riunioni bilaterali «perche* non si fida di Managua». Reagan punterebbe a dimostrare disponibilità al dialoga procurai dosi l'appoggio del Congresso e costringendo Ortega a delle concessioni. Se Ortega le rifiuterà, 11 Congresso dovrà poi dire si agli aiuti militari al ribelli. Non si tratta perciò di un cambiamento radicale di politica: 1 sandlnlstl infatti hanno reagite all'annuncio reaganiano con cautela, sebbene abbiano sempre insistito per. una svolta di questo tipo. Commentando l'intervento del Presidente, Shultz ha chiarito che gU Stati Uniti presenteranno richieste molto ferme al Nicaragua. Il segretario di Stato si è riferito alla liberazione ieri di 337 prigionieri politici nel Salvador da parte di Duarte e ha esortato Ortega a imitarlo: -E' facile — ha detto — basta aprire le porte. E' altrettanto facile ripristinare la piena libertà di stampa, o altre libertà civili». Ripetendo una dichiarazione di Reagan, Shultz ha anche avvertito Managua: •L'America sinora ha molto pazientato... ma il processo negoziale non può essere interminabile». A Washington sta comunque tornando la speranza che un compromesso sul Centroamerica sia realizzabile entro qualche mese. L'arrivo di Ortega, che a ottobre si è recato all'Onu a New York, dove ha attaccato ferocemente Reagan, è circondato dal massimo riserbo. Ennio Caretto