«Quel Picasso è da salvare»

«Quel Picasso è da salvare» INTERVISTA CON FRANCIS BACON IN MOSTRA A PARIGI «Quel Picasso è da salvare» «Con Giacometti, è runico artista del XX Secolo che non distruggerei», dice fl pittore irlandese «Non mi piace Matisse, detesto la sua linea» - «Amo la pittura realista» - «L'espressionismo contemporaneo è pazzo e sfuocato» - «La mia un'arte tragica? No, questa la vita quotidiana» PARIGI — Alla Calérle Lelong, fino al 14 novembre, al svolge una mostra di opere recenti di Francis Bacon. In questa Intervista 11 pittore inglese parla della s'ia attività, del suol maestri e del contempo raneL — Lei è un pittore realista™ «51, sono un realista: — Che dipinge ritratti— •Di quando in quando — Ritratti e anatomie, nell'epoca in cui gU artisti non dipingono più ritratti, né autoritratti, né anatomie. Che ne pensa? •Penso che le opere più interessanti della nostra epoca sono le opere realiste, semplicemente. Picasso si è sempre considerato un pittore realista... Il resto, per me, non conta.» e non mi è mai piaciuto questo espressionismo contemporaneo. E' "fou et flou", poeto e sfuocato insieme... Preferisco ancora l'espressionismo tedesco dell'inizio del secolo. Kirchner, tutti quei pittori là... In fondo, vede, quella che amo essenzialmente è l'arte egiziana. E' l'arte piti grande che si sia mai fatta. Non ha che da guardare le meravigliose teste scolpite..... — Curioso che un pittore come lei si riferisca per prima cosa a sculture. Ci si aspetterebbero riferimenti pittorici. •Perché? Sa, ci sono grandi, grandissimi pittori, come Veldzquez o Rembrandt, come Goya qualche volta, ma tutto sommato ci sono poche opere meravigliose nella pittura. Sono molto rare: — Rembrandt, Velaxquez, Goya. Forse Ingres? •Rembrandt è senza dubbio il più grande, nei suoi ritratti e nel suoi -autoritratti, Non ci sono cattivi Rembrandt:.: Ingre»? Perché Ingres?'. — Lei ha dipinto una tela ispirandosi a «Edipo e la Sfinge». Era un omaggio? •Omaggio? No. Perché? RI dicolo, gli omaggi... Ma mi piacciono molto alcuni ritratti di Ingres. Ecco tutto. Non mi va l'idea che si dipinga secondo i dipinti degli altri.. — Ciononostante lei ha dipinto secondo uno degli •Innocenti» di Velaxquez. secondo Van Gogh. Londra. Francis Bacon nel suo«51. Ma perché in quel momento non avevo più idee, non sapevo che cosa dipingere. Van Gogh, è perché mi occorrevano dei quadri per una mostra e avevo poco tempo». — Chi salverebbe dei pittori del Ventesimo Secolo? •Picasso, appunto. Ma forse meno per la sua pittura clie per le sue idee. Era un uomo ricco d'invenzione, colmo di idee nuove. Ma basta per farne un grande pittore? Non so. Spesso, preferisco la sua scultura alla sua pittura. Benché alla fine... Certo, è il più grande di questo secolo... Maèdtfficile.vosi difficile la pittura... E' una bugia, una bugia attraverso la quale bisogna tentare di raggiungere una verità, o di dire una verità.. — E' a questo che lei arriva nei suoi quadri. •Non spesso... Di quando in quando qualcosa funziona, non sempre. Ci sono cosi poche tele di cui si possa essere sicuri. E tante di cui si è sicuri che non sono buone, non quanto si era potuto credere. Ci sono tele che non mi piac- dsstorptabpcrpnci1n1rttggrpc uo studio: «Amo essenzialmenteo i dono più. Mi capita di pensare che avrei dovuto distruggere molto più di quanto abbia fatto.. — GII elogi non la rassicurano? Gii elogi... Ma che cosa provano? Non si sa, ecco tutto. Per sapere, ci vogliono anni e anni. Sarò morto, e ben morto, prima che si sappia veramente. Come sapere che cosa è destinato a durare, che cosa vale davvero la pena? Anche con Picasso, non si sa. Credo che ci si ricorderà degli Anni 30 e degli inizi del cubismo, verso il 1909-1910. 'Uri' periodo che non'è durato a lungo. Dòpo il 1914 è diventato decorativo.. — Lei ha detto che le opere dell'ultimo Picasso la interessano meno. «51, per me sono meno interessanti. Secondo il mio gusto, mancano troppo di rigore.. — Rigore? •Amo il rigore nella pittura. Non nella vita, ma nella pittura si.. All'infuori di Picasso, chi considera ancora? Giacometti, penso. Mi piacciono molto i suoi disegni. Più delle sue sculture o delle sue pitture. Quel che aveva da dire, l'ha detto nei disegni. Credo che Giacometti sia il più grande disegnatore del Ventesimo Secolo.. — Più grande di Matisse? •Non mi piace Matisse, detesto la sua linea. E' sempre molto decorativo, qualunque cosa faccia. Ci sono dei bei quadri, certo, ma molto pochi: quelli in cui si avvicina al cubismo, essenzialmente. Si parla sempre molto dei suoi ritagli..... — Le tempere ritagliate. •Appunto. Ce ne sono due o tre che funzionano, tutt'al più. Matisse manca di forza. Distinto, non l'amo che molto poco.. — Per tornare alla sua attività, lei ha almeno un punto in comune con Matisse, di averla cominciata molto tardi. Perché cosi tardi? •Sono nato in Irlanda, dove non si impara niente, se non a disegnare cavalli Gli Irlandesi, come gli Inglesi, sono in fondo scrittori. D'altronde, la maggior parte dei pittori di questo paese non sono inglesi: Lucian Freud è tedesco, Frank Auerbach_ è tedesco... Le arri plastiche vengono in realtà dal Mediterraneo, dal Sud dell'Europa, dalla Grecia, dall'Egitto. Gli Inglesi sono troppo lontani.. — Lei ha detto che i suoi compatrioti non amano la sua pittura. Forse a causa di questa lontananza? •Non lo so. Gli Inglesi non amano la mia pittura, non la comperano. E gli Americani lo stesso. E'diverso sul continente... Da parte degU Americani, non stupisce: vogliono la loro propria arte, l spressionismo astratto, con il quale io non ho nulla in comune. L'arte astratta non mi tocca, perché resta decorazione. Non posso vivere con la pittura astratta, mi stanca.. — Tutta la pittura astratta? «Afa sì: ucamspal nte l'arte egiziana» (G. Neri) — Tuttavia ha comperato una china di Henri Michaux. •Non mi sembrava affatto astratta. Ci vedevo degli uomini in un campo, lungo dei solchi. Comunque, ho finito per regalarla a un amico, ne avevo abbastanza.. — Dunque, dopo l'Irlanda lei ha vissuto a Berlino, è diventato un «designer» e ha imparato a dipingere come autodidatta. •Come autodidatta, per fortuna. O per disgrazia, non so. Non ho mai studiato pittura. Ho semplicemente pensato: perché non fare pittura io stesso, piuttosto che guardare quella degli altri?.. — Pittura o disegni? •Niente disegno. Non ne faccio mai, non mi piace. Lavoro subito sulla tela, con i colori. Talvolta faccio un disegno sulla tela, a pennello, ma niente di più. Credo di non aver disposizione per disegnare e d'altronde non amo affatto i disegni degli altri.. — Come si sviluppa l'esecuzione di una delle sue tele? •Con il colore, direttamente.. — Ma oltre a questo? «£' rutto. Non si può dire di più, i misterioso, c'è il caso. E poi le parole non servono a nulla, bisogna vedere e sentire. Tutto quel che si può dire è inutile, è soltanto esteriore, superficiale. Veda Rembrandt, gli autoritratti, che cosa si può dire del modo con cui sono dipinti? Nulla, quasi nulla. Li si guarda, e tanto basta. Parole e pittura sono due linguaggi diversi.. — Tuttavia lei ha pubblicato due volumi di interviste con David Sylvester. •Non lo farei più. Che cosa mal abbiamo detto di serio sulla pittura in se stessa?.. — A proposito della genesi dei suol quadri, mi permetta di insistere: lei dice che attacca con U colore. Ma non in disordine. Con un principio di composizione. «51, in un certo senso, perché si tratta sempre della rappresentazione del corpo umano. Vede, una delle mie tele preferite è "Il Torso", che si trova al Centre Pompidou, perché li ho saputo ridurre all'essenziale un corpo umano, senza curarmi della testa. Ricomincerò in questa maniera, spero. Questo essenziale è quel che cerco nella pittura. Credo che in fondo sia un gusto molto classico. Il mio, in ogni caso.. — Nella maggioranza dei suoi quadri, abbondano i riferimenti alla realtà: ci si trovano lavandini, biciclette, suppellettili, lampadine appese al filo— Pensa di essere, da questo punto di vista, vicino all'estetica della pop art? • Questo pensiero non mi ha mai attraversato la mente, ma non so... Apparteniamo tutti a un'epoca, siamo qui e ora, dipingiamo quel che vediamo. Giacometti, nei suoi disegni, infilava anche xlui sedie, arnesi di cucina, perché non poteva fare altrimenti.. — Questo realismo è legato a immagini quasi sempre tragiche. I corpi mostrano ferite, piaghe, mutilazioni. Lei è, alla sua maniera, un pittore tragico? •Non credo. Quelle è la vita quotidiana. Basta vedere quel che succede. Lei non trova?.. Philippe Dagen Copyright di «Le Monde» e per l'Italia di «La Stampa»

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