«Umiliata la commissione su Leopoli»

«Umiliata la commissione su Leggali» A Torino lo scrittore Nuto Revelli denuncia i ritardi dell'indagine sull'eccidio «Umiliata la commissione su Leggali» TORINO — Lo scrittore Nuto Re velli ha criticato ieri a Torino l'opera della commissione chiamata ad indagare su Leopoli, sottolineandone i «ritardi», le «lentezze» e 1 «limiti». Revelli era intervenuto a conclusione del convegno «Una storia di tutti. Prigionieri, Internati, deportati italiani nella, seconda. guèrra mondiale», organizzato- dall'Istituto storico-delia Resistenza in Piemonte e dalla Regione. Lo scrittore cuneese ha detto: 'Ho molte cose che mi pesano sullo stomaco, anche se, per ora, preferisco non dirle .tutte, perché ho chiesto io stesso che sui lavori della commissione ci fosse riservatezza. Posso però dire che la commissione di Leopoli, della quale io faccio parte, si sta spegnendo: dal 12 maggio non ci riuniamo più. Io stes¬ so ho appreso soltanto dai giornali che il presidente non è più l'onorevole Bisogno e che al suo posto è stato nominato il collega Pavan.. Parole dure quelle di Revelli: «Come membro della commissione mi sento trattato come una ramazza. I comunicati stampa della presidenza della commissione non riflettono 1^ verità, peniM nel gruppo di lavoro non c'è mai stata unanimità. Non si ha il diritto di umiliare così chi crede nell'opera che sta svolgendo: questa esperienza mi ha fatto rinascere dentro una rabbia partigiana'. E ancora: 'Nella zona di Leopoli sono state massacrate 700 mila persone: soldati russi, ebrei, prigionieri francesi e italiani, civili. Io non ho certezze, ma non mi piace chi dice di averle, non mi piace il clima di guerra fred¬ da nel quale la commissione sembra lavorare: Revelli, poi, ha fatto un distinguo: •Io non punto il dito contro il generale Bertinaria, che è all'ufficio storico da soli tre anni e che ha una pesante eredità sulle spalle, e non punto il dito contro l militari. Lo punto invece contro i politici, ai quali risale la col-\ pa aeirtiara+9 delle lenteh* ze.. X 1 : i Quindi l'elenco di rimproveri: 'H ministro della Difesa che ha istituito la commissione non ha mal presenziato ai lavori, delegando Bisogno. Spadolini avrebbe dovuto fare da cuscinetto fra i militari, che sono in maggioranza, e i rappresentanti civili della commissione, ma questo ruolo è venuto completamente a mancare: Molta amarezza nelle parole di Revelli: «Più volte ho pensato di dimettermi, ma alla fine ho deciso di rimanere fino in fondo, perché nella commissione c'è una battaglia da portare avanti. E' vergognoso che dopo 40 anni, in Italia ancora non si sappia quanti sono stati i nostri uomini fatti prigionieri, quanti morti, quanti dispersi.;. ...,.„■ , •i,Ib^rM»\^recedente\r*iBl salone dei consiglio regioni-' le del Piemonte, il generale Bertinaria, capo dell'ufficio storico dell'Esercito, si era dimostrato scettico sulla validità deUe fonti orali. E Revelli non ha dimenticato il suo intervento: -E' un errore madornale — ha detto — pensare che la storia orale non conti niente. La storia non si può fare soltanto con i memoriali degli ufficiali, ma con l'uso critico di tutte le fonti possibili». Al convegno di palazzo Lascaris sono intervenuti, fra gli altri, storici quali Gianni Oliva, Giorgio Agosti e Giorgio Rochat. Al centro del dibattito il lungo silenzio sul destino di un milione e mezzo di prigionieri italiani sui fronti dell'ultimo conflitto mondiale. 'Un ritardo non casuale, t ■ dettx> per esempio Oliva -n che affonda le sue radici nelle scelte operàie nenimmedlaio' dopoguerra da forze politiche e militari, poiché i reduci, troppi e troppo diversi fra loro, impedivano di affrontare i loro problemi e rivendicazioni in modo omogeneo.. Oli esperti riuniti a Torino hanno concordato sulla necessità di un impegno per rompere questo «silenzio»: aprire gli archivi, offrire agli studiosi nuovi stimoli e percorsi d'indagine. r. cri.

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