«Massa, un test pericoloso»

«Massa, un test pericolose» «Massa, un test pericolose» La Farmoplant accusa: «L'amministrazione ha agito illegittimamente» - Il segretario della Cgil-chimici: «Siamo entrati in una terra di nessuno» - Gli ambientalisti ora scaricano sulla giunta ogni responsabilità - Possibili altre consultazioni popolari: la prima a Ròsignaho? ROMA — Si comincia con un paio di sorprese: il ministero dell'Ambiente che ospita una trattativa sindacale; e le due parti la Farmoplant e gli operai, non solo antagoniste ma talvolta solidali. Cosi, fin dalle prime battute, si capisce che sbarcando nella capitale il «caso Massa», storia di una città che licenzia un'industria chimica e di un'industria chimica che licenzia gli operai non è più una vertenza qualsiasi ma un laboratorio, o la prova generale, di un tipo nuovo di conflitto sociale. I ruoli non sono più quelli tradizionali e le regole sembrano tutte da Inventare, in questa che Sergio Cofferati segretario della Cgil-chimici, considera «una terra di nessuno» Le coordinate geografiche proposte dall'industria chimica sono affidate ad affermazioni di principio semplici e secche: né i referendum locali né 1 sindaci possono decidere secondo arbitrio il destino della chimica italiana. Da Mantova Giorgio Porta, presidente della Federchimlca e amministratore delegato Montedison, la proprietaria della Farmoplant, punta l'indice contro la giunta di Massa: sull'onda del referendum consultivo (77% favorevoli alla chiusura della fabbrica) e con un solo giorno di preavviso non ha più rinnovato 1 permessi per la produzione di due diserbanti che sono la chiave di volta del sistema Farmoplant. L'amministrazione comunale, dice Porta, «na operato in maniera illegittima, strumentale e gravemente lesiva per l'iniziativa imprenditoriale, provocando una distruzione di ricchezza e di occupazione dietro un drappo demagogico: •La chimica è in mano ai sindaci, viviamo nell'incertezza del diritto», fa eco un altro manager Montedison, Ettore Dell'Isola, convenuto ieri mattina al ministero dell'Ambiente. E allarga 11 tiro ai referendum consultivi: •Innescano processi irreversibili che in qualche modo bisognerà disciplinare: si stanno preparando almeno altre 10 consultazioni popolari.. Traduce Cesare Blggi, del consiglio di fabbrica della Farmoplant: nel «caso Massa» l'industria del settore chimico ha deciso di andare al braccio di ferro «per vaccinare le amministrazioni e gli ecologisti: Dieci referendum alle porte? Macché, ribattono gli ecologisti: al massimo se ne sta parlando a Rosignano, bersaglio l'industria chimica Solvay ; ma nemmeno 11 è cominciata la raccolta delle firme. Anche perché solo alcune amministrazioni locali prevedono nel loro regolamento il ricorso alla consultazione popolare. E comunque, dice Renata Ingrao, segretaria della Lega Ambiente, quel 77% di abitanti che a Massa ha chiesto la chiusura della Farmoplant deve far pensare. Ma sia chiaro: è stata la giunta, non gli ambientalisti a scegliere il percorso per assecondare la volontà popolare; la responsabilità è loro. Che risponde il sindaco procedure e standard di sicurezza ambientale, insomma stabiliscono certezze dove adesso vigono criteri e parametri disparati Ruffolo annuncia un disegno di legge. Adesso 11 rischio, dice Renata Ingrao, è che si riduca tutto ad una normale vertenza sindacale, trattata e risolta negli schemi tradizionali L'industria chimica ieri si è attestata su una linea dura: vuole essere autorizzata a produrre i due diserbanti «incriminati» almeno fino al 1990, e non più con permessi trimestrali; altrimenti si chiude. Il sindaco propone una scadenza più ravvicinata: 1988. Un compromesso sembra possibile agli operai I quali ieri, hanno difeso la loro fabbrica con gli stessi argomenti della Farmoplant. Tra i fautori del referendum, dicevano gli uni e gli altri, c'erano anche speculatori interessati a costruire palazzi dove ora c'è l'impianto. Guido Rampoldi Pennacchiotti repubblicano?. 'Rispondo che noi abbiamo fermato la produzione di due diserbanti, non di tutto l'impianto. Quella scelta l'ha fatto la Farmoplant, per ragioni non tecniche, come dicono, ma economiche». Dalla 'terra di nessuno» invece gli operai vogliono uscire riaffermando questa regola: un'industria non può licenziare se si trova in difficoltà per ragioni di impatto ambientale. Cosi mentre la Montedison denuncia il sindaco di Massa per abuso di potere, gli operai impugneranno i licenziamenti davanti al pretore. Ma ambientalisti e deputati come Chicco Testa ritengono necessario trovare soluzioni nuove, per esempio una vigile estensione della cassa integrazione a quelle aziende che debbano ristrutturare i sistemi di produzione che inquinano. E le regole di Ruffolo? Sono quelle della direttiva «Seveso» emanata dalla Cee, e non ancora recepite dalla legislazione italiana. Fissano

Persone citate: Chicco Testa, Ettore Dell'isola, Giorgio Porta, Guido Rampoldi, Renata Ingrao, Ruffolo, Sergio Cofferati

Luoghi citati: Mantova, Massa, Roma, Seveso