«Non diffamato il ministro De Rose»

ministro De Padova: assolti i due giornalisti che avevano riferito le accuse sul traffico d'armi ministro De Il Tribunale: non sono punibili perché «hanno agito nell'esercizio del diritto di cronaca» I giudici hanno affermato la rilevanza sociale delle notizie relative agli uomini politici PADOVA — Riportare le accuse mosse da altri, sia pure attraverso volantini anonimi o falsi, non è reato. E' questo il principio In base al quale ieri sera, dopo due ore e mezzo di camera di consiglio, 11 tribunale di Padova ha assolto il direttore e l'inviato del Mattino di Padova, Franco Oliva e Renzo Mazzaro, accusati di diffamazione a mezzo stampa dal ministro del Lavori pubblici Emilio De Rose. Il tribunale, accogliendo la tesi dell'avvocato Luigi Pasini difensore di Oliva e Mazzaro, ha sottolineato che «i due giornalisti hanno esercitato il loro diritto di cronaca»: un principio, questo, definito «non invocabile» dagli avvocati di parte civile e dallo stesso pm, Antonino Cappelleri, che aveva chiesto dieci mesi per l'Inviato e otto per 11 direttore del Mattino di Padova. I due giornalisti erano stati citali in giudizio dal ministro De Rose dopo la pubblicazione di un'inchiesta dedi¬ cata alla situazione politica di Verona alla vigilia delle consultazioni elettorali dello scorso 14 giugno. Nel reportage, il giornalista fece riferimento, tra l'altro, ad una frase tratta da un volantino firmato «dall'opposizione Interna del psdl di Verona» e che in quel periodo «caldissimo» aveva larga e libera circolazione in tutti gli ambienti politici e nelle redazioni della dttà scaligera. Nel passaggio in questione, l'on. De Rose, che tutti indicavano come futuro ministro, veniva «sospettato di essere un tramite nel commercio di armi con i Paesi in via di sviluppo: n punto attorno al quale è ruotato tutto il processo (che aveva avuto un prologo 15 giorni fa, quando il tribunale ordinò un supplemento d'istruttoria e l'audizione di altri quattro testimoni), riguarda proprio la «circolazione» delle notizie che 11 ministro De Rose ha ritenuto diffamanti La parte civile e 11 pm hanno In sostanza so¬ li ministro Emilio De Rose stenuto che In ordine a quell'articolo 1 due giornalisti del Mattino di Padova andavano puniti per la loro «leggerezza»: In altre parole, Mazzaro avrebbe dovuto verificare l'attendibilità delie notizie contenute nel volantino, che, ha detto 11 pm «é a metà strada tra l'anonimo e il falso». Ma la difesa, con un ragionamento Imperniato sulla «rilevanza sociale» delle notizie che l giornalisti sono chiamati a pubblicare, ha dimostrato che le «vod» raccolte a Verona erano degne di essere divulgate sic et slmplldter, senza doè approfondimento, per due ragioni di fondo: perché, come hanno detto in aula 1 nuovi testimoni (tre giornalisti e il segretario provinciale del pd di Verona, Dino Facchini), erano da tempo in giro a Verona e quindi potevano già essere ritenute di dominio pubblico; e perché le stesse «vod» riguardavano non un cittadino qualunque ma un uomo pubblico «del quale, alla viglila delle eledoni è legittimo sapere tutto». Di qui perdo, la «rilevanza sodale» dell'informazione data da Renzo Mazzaro Nel lungo dibattimento {l'udienza è andata avanti per quasi sei ore) si è parlato molto del psdl di Verona, dilaniato da ionissime lotte Interne, condotte con metodi che molti .fuoriusciti., in denunce pubbliche Inviate anche alla direzione nazionale del partito, hanno defl- nito «allucinanti». E queste guerre intestine hanno scatenato un vero e proprio balletto di lettere anonime indirizzate ai giornali di Verona. Molte di queste lettere sono arrivate anche al partito comunista di Verona che alla «questione morale» ha dedicato un «libro bianco» al quale ha fatto cenno il segretario Dino Facchini nella sua deposizione. Quindi le accuse, benché anonime, lanciate contro l'on. De Rose, sono diventate un fatto «di rilevanza sociale» proprio perché d era alla viglila delle eledoni . «17 fatto che da anni a Verona un partito di governo come il psdi sia dilaniato da lotte intestine che esplodono con virulenza, deve preoccupare l'opinione pubblica — ha tuonato nella sua arringa l'aw. Pasini — ed è quindi dovere del giornalista indignarsi e registrare questi fatti che sono abnormi rispetto alle regole di un partito democratico». Antonello Brancica