Il Vaticano: via i mercanti dalle ex chiese di Marco Tosatti

Il Vaticano: via 8 mercanti dalle ex chiese Un documento sollecita più rispetto per gli edifici religiosi sconsacrati Il Vaticano: via 8 mercanti dalle ex chiese Numerose costruzioni sono state trasformate in caserme, banche, palestre, fast-food - La Pontificia commissione per l'arte sacra: «Bisogna introdurre negli atti di vendita clausole per difendere i centri ecclesiali da usi impropri, se non volgari» CITTA' DEL VATICANO — Chiese, conventi ed edifici religiosi non devono piti essere utilizzati per scopi in contrasto pieno con lo scopo originario per cui furono costruiti: lo stabilisce una •Carta del riuso: messa a punto dalla Pontificia Commissione Centrale per l'arte sacra, che sarà pubblicata prossimamente, diventando cosi un documento ufficiale del Vaticano. Se fosse applicabile subito, detenuti e secondini dovrebbero andarsene da Regina Coell; e molti Comandi del Carabinieri rimarrebbero senza un tetto. Sono ospiti di costruzioni nate con vocazione religiosa, e successivamente espropriate dallo Stato, o cedute dai proprietari (diocesi e ordini religiosi). «La loro specificità è fatta tanto di valori storico-artistici quanto di altri, più delicatamente simbolici e religiosi, e risente della minaccia di usi impropri, spesso dequalificanti se non propriamente volgari» afferma 11 documento che anticipiamo. E' un vincolo d'uso per gli edifici ecclesiastici che si rendono disponibili ex novo — per esemplo le chiese vuote e sconsacrate dei grandi centri storici, o dell'Appennino — ma il suo obiettivo è a 360 gradi: riguarda anche le migliaia di edifici «occupati» dallo Stato Italiano con le leggi seguite all'Unità d'Italia. «Quanti conventi sono diventati caserme I — ci ha detto mons. Pietro Oarlato.responsabile della Commissione —. Piano piano forse è possibile tornare indietro. Grazie alle strutture statali che stanno rinnovandosi, e si dotano di sedi nuove, qualcosa si può fare*. Certo nessuno pensa in Vaticano di trasformare di nuovo Regina Coell, o le Poste centrali di piazza San Silvestro a Roma, in conventi. Ma si rivendica una difesa, o un recupero, del carattere religioso di altre strutture: «Non sono edifici neutri, e non possono diventarlo» dice mons. Garlato. Fa eco la Carta, preparata da un comitato scientifico com¬ posto al 90% da specialisti laici: «La funzione d'uso non dovrà mai porsi in contrasto con il carattere e il significato dell'edificio stesso, specie se d'origine religiosa o ecclesiastica». Oli esempi negativi non mancano. Una chiesetta trasformata in palestra di pugilato (vicino a Pesaro). Santa Cristina, una chiesa medioevale di Genova, è la sede di una banca. Ad Arezzo una chiesa ospita una segheria, mentre l'ex convento degli Agostiniani, a Udine, ospita un comando militare. A Perugia, nella chiesa cinquecentesca di S. Isidoro, c'è la Stantìa. Del frutti delle -1-ggi eversive» si è già de*io; ma all'occupazione dei «piemontesi» si sta sostituendo quella strisciante delle Jeanserìe e dei fast food, favorita dalla minore utilizzazione del luoghi sacri da parte di una comunità cattolica dalla presenza ridotta. «Afa la comunità cristiana è viva e forte, capace di rigenerarsi e di creare — ci dice mons. Pietro Amato, che ac¬ compagna da anni, dal suo studio nel quattrocentesco Palazzo della Cancelleria, vicino a Campo de' Fiori, la difficile battaglia dell'arte sacra in Italia —. Pensare che la vita cristiana non ci sia, e che questi edifici siano come i resti del mondo pagano significa avere false prospettive culturali. Forse lo si credeva quindici anni fa, ora nessuno lo pensa più». Non è un problema solo italiano: a York, per esemplo, una chiesa romanico gotica è stata trasformata in un'abitazione a tre plani. In un' altro edificio religioso, sempre nel centro della città inglese, si vendevano birra e panini. La «Carta» sarà uno degli elementi della discussione che la Chiesa dovrà avviare con lo Stato per la tutela del beni culturali ecclesiastici in base al nuovo Concordato. «La cultura non sono nubi, diventa diritto e opinione pubblica» dice mons. Amato. Ma se lo Stato potrà Intervenire da un punto di vista legislativo, sulla grande opera di conservazione e restauro, fissando regole e criteri, molto minore sarà l'intervento economico diretto, il 23% del totale. 'Abbiamo fatto un calcolo approssimativo: per salvare le opere più importanti e urgenti, e conservarle bene, occorrerebbe quasi il bilancio completo di un anno dello Stato» sottolinea mons. Garlato: 500 mila miliardi. La presenza maggiore sarà quindi del privati, e la «Carta» vuole aumentare il livello medio di conoscenza del problema. In Vaticano non si fanno illusioni: molto non potrà essere salvato. «Afa ogni antico edificio, anche minore, costituisce una testimonianza preziosa, unica e irripetibile» afferma la carta «e Za loro riutilizzazione è con tutta probabilità il modo più efficace ed economico di assicurare la conservazione: Ma ci sono «pericoli» dovuti, oltre che a ragioni economiche e d'interesse, •all'ignoranza e all'indolenza, a malintese idee di progresso e a presunte esigenze della società moderna, alla smania fuori luogo di abbellimento e di rinnovamento, alla mancanza di educazione estetica oltre che culturale di molti reponsabili». Non solo la società civile, ma anche il clero e gli ordini religiosi devono essere permeati da una •cultura di conservazione», e da un •rispetto ancora oggi sostanzialmente assenti». Il documento chiede che il ministero dei Beni Culturali •torni a esercitare effettivamente», con la Commissione Pontificia, •compiti di controllo e di uniformazione dei criteri e metodi di intervento». Dovrebbero essere create commissioni congiunte stataliecclesiastiche, a livello centrale e locale. Inoltre •negli atti di vendita, da favorire in termini finanziari e fiscali, siano introdotte clausole a difesa degli edifici antichi da usi e interventi impropri. Le nuove o diverse destinazioni risultino tali da non obliterare il significato primario». Religioso, o comunque destinato alla comunità. Marco Tosatti

Persone citate: Agostiniani, Garlato, Pietro Amato, Pietro Oarlato

Luoghi citati: Arezzo, Citta' Del Vaticano, Genova, Italia, Perugia, Pesaro, Roma, Santa Cristina, Udine