Calì, magie di costumi Il fascino della tecnica di Armando Caruso

Cali, magie di costumi U fascino della tecnica Cali, magie di costumi U fascino della tecnica SPIEGA Santuzza Cali: «Sigfrido all'inizio è un giovane selvaggio che vive nella foresta: allora ho creato per lui un costume di varie pelli cucite insieme come avrebbe potuto confezionarlo lui stesso, cosi si sarebbe vestito un giovane selvaggio. Il mantello, però, è come quello degli Dei nel finale dell'Oro del Reno, per ricordare la sua nascita divina. Nel Crepuscolo degli Dei invece tutto cambia, Sigfrido diventa un guerriero». Cosi dice Santuzza Cali; e racconta le forme, i colori dei costumi dai quali emerge lo sviluppo, crescono i caratteri di questa saga wagneriana, di questo serial nordico che dura quattro opere. Dell'Anello del Nibelungo martedì 3 novembre va in scena al Regio la terza parte, il Sigfrido (le prime due parti. L'oro del Reno e La Walkiria furono rappresentate nella stagione 1986/87: quest'anno il Regio completa il suo sforzo produttivo della tetralogia). Raffinata e magica costumista. Cali ha già lavorato al Regio nel Dibbuk e nel Gargantua. Per la prima volta nella sua carriera si trova ad affrontare il Ring, quindi un progetto che nel tempi del Regio si prolunga per due stagioni. Dice: «E' nuovo, ed è appassionante seguire il crescere, l'evolversi della psicologia dei personaggi. Passano gli anni, cambiano le situazioni». Cosi per il risveglio di Brunilde ha pensato di cambiare i colori del costume con cui si era addormentata la vergine guerriera: l'ampia gonna, i cosciali, la corazzerà è come si fossero coperti di una bianca polverosa muffa. Wotan, che nell'Oro del Reno è un Dio, nella Walkiria è un guerriero, si umanizza sempre più e qui il suo nascondersi sotto le spoglie di viandante è illustrato da un costume che nelle diverse entrate, assume tonalità di blu sempre più cupe. Erda infine, è vestita dei colori della terra, dal marrone al verde. Costumista da sempre, dunque, non sente nessuna esigenza di mettersi alla prova come scenografa: «Ci vogliono tempi troppo lunghi, finisce che si trascura o l'una cosa o l'altra. E io voglio avere anche il tempo di andare a raccogliere le castagne». Perché lei è cosi: legatissima alla natura, anzi alle due nature che con¬ vivono in lei. Veneta da parte di madre e siciliana da parte di padre (e dal nome si capisce), è cresciuta nel Veneto sin verso i quindici anni, poi si è trasferita in Sicilia: «E qui ho vissuto gli anni più belli della mia gioventù». Natura nordica e mediterranea in lei convivono felicemente, le conferiscono questo suo modo di essere, insieme dolce e appassionata. Santuzza Cali si trova bene dappertutto: «Se vado in Danimarca, in Norvegia, riconosco i fiordi come facessero parte del mio mondo. Ma sto altrettanto bene alle Eolie, alle Egadi; è 11 che mi rifugio per disegnare i miei costumi». Sergio Trombetta DIETRO le quinte di Siegfried le sorprese non finiscono mai: il fascino del palcoscenico avvince, anche la cosa, più banale acquista significati magici. E di magia, nella seconda giornata del Ring wagneriano, ce n'è tanta: nella realizzazione scenica, oltre che, naturalmente, nel testo ispirato alla mitologia norvegese, scritto dal compositore-poeta tedesco. Richard Wagner presentò la prima esecuzione dclYAnello del Nibelungo al Festspielhaus di Bayreuth (agosto del 1876) nel teatro fatto costruire da re Ludwig di Baviera. H Regio l'anno scorso ha messo in scena L'oro del Reno e La Walkiria: in questa stagione sta allestendo Siegfried e II crepuscolo degli dei. Il prossimo anno lo sforzo sarà maggiore: l'intera Teatralogla nella stessa stagione. Ma diamo uno sguardo a ciò che succede nel grandioso «contenitore» del Regio. Con una premessa: è il palcoscenico dotato della più moderna tecnologia, è il più profondo d'Italia, ha un boccascena variabile sino a 19 metri. E' talmente vaste da ospitare contemporaneamente le scene di Siegfried e del Don Giovanni di Mozart: squadre di operai hanno già montato il 1° atto dell'opera mozartiana nel secondo palcoscenico e, come se gli sforzi finora fossero stati pochi, anche alcune scene del Crepuscolo degli dei nei due carrellidorsali laterali. Wagner contro Mozart dunque, ma questo ideale confronto si vive già dietro le quinte, mentre in sala risuona il corno magico di Siegfried. Oli spettatori il 3 novembre, nella sera dell'inaugurazione, vedranno dal secondo atto una collinetta con cinque enormi alberi. Non abbiamo alcuna intenzione di guastare la festa svelando i segreti del regista Franco de Sosio, ma diremo che in questa verdeggiante collina si nasconde il drago Fafner: una collina enorme, dal «respiro» possente, affannoso, animalesco, su cui sì batterà Siegfried con la sua spada. Tutti si aspetteranno che il drago arrivi da qualche parte per affrontare la sua lotta mortale, ma il mostro è il, sotto gli occhi degli ignari spettatori. Al termine del 2" atto questa collina dovrà scomparire. Ma come? D palcoscenico costituito da sei ponti mobili azio¬ Nella foto qui sopra e in quelle in alto alcuni bozzetti disegnati da Santuzza Cali nati da motori silenziosi (sono collocati cinque piani sottoterra), slitterà e sprofonderà fino a farla sparire, n tutto con un tempismo musicale assolutamente perfetto. «Basterebbe un secondo in più o in meno — dice il giovane vicedirettore di scena, Vittorio Borrelli, affascinato dal suo lavoro e con ben riposte ambizioni registiche — per mandare all'aria tutto. Wagner ha previsto i cambi di scena a sipario aperto, con una precisione musicale impressionante. Non rispettarla sarebbe un guasto irreparabile». Siegfried si troverà poi in una foresta di alberi evanescente, immerso in un'atmosfera magica, sollecitato dal canto di un uccellino (la bellissima Bruni Ulonska che gorgheggia in quinta), che gli svela la presenza di Brunilde. Per realizzare quest'atmosfera d'incanto c'è voluta la centrale termica del Regio, che ha prodotto vapore acqueo e una gran quantittà di ghiàccio secco. I vapori, d'intensità diversa, illuminati, creeranno- magnifiche iridiscenze. Mentre in scena Siegfried uccide il drago Fafner, in uno dei due palcoscenici laterali tecnici spedalizzati dipingono la struttura del monte e creano gli effetti-fiamma per il finale del Crepuscolo degli del: erogatori producono vapore in pressione illuminato da schermigelatina rossi Le fiamme sono assicurate, ma per la terza opera della stagione. Nell'altro palcoscenico, come s'è detto, attende Don Giovanni: basterà premere un pulsante e l'opera di Mozart prenderà 11 posto di Siegfried. E' questa la vera «magia» del Regio. Armando Caruso

Persone citate: Franco De Sosio, Giovanni Di Mozart, Mozart, Richard Wagner, Santuzza Cali, Sergio Trombetta, Vittorio Borrelli

Luoghi citati: Baviera, Danimarca, Italia, Norvegia, Sicilia