... e poi il balletto

... e poi il balletto ... e poi il balletto Si chiama Dance Umbrella e da nove anni. In autunno, è sinonimo a Londra di danza contemporanea. E' un festival che, iniziato a metà ottobre, proseguirà sino al 14 novembre portando a Londra, Cardiff, Manchester, Brighton^ Briite! un'area molto vasta ■ della danza contemporanea, dagli Stati Uniti all'Italia. Fra gli spettacoli più interessanti di questa e delle prossime due settimane è da segnalare la compagnia dell'americano Stephen Petronio, allievo di Trisha Brown, che da stasera è al Rlverside Studios di Londra e presenta fra l'altro •Slmulacrum Reels», dere Charles Heston protagonista di Un uomo per tutte le stagioni, la storia di Tommaso Moro che ebbe tanto successo una decina di anni fa (il testo è di Robert Bolt), Sarcophagus di Gubaryev al Teatro Mermaid. Jonathan Miller apre la sua stagione all'Old Vie con un gruppo di classici: intende sostituire il ruolo del teatro nazionale. Jeremy Irons ritorna sulle scene e cosi Dorothy Tutin. In novembre si attende ' l'arrivo del presidente Cossi ga in visita ufficiale: sarà a Londra tre giorni, uno a York ed un altro a Edimburgo. Per questa visita l'ex ambasciatore Bruno Bottai (ora capo della Farnesina) ha preparato al Presidente visite culturali e numerosi l'ultimo lavoro del giovane coreografo e danzatore basato su musica di David Linton. All'Almelda Theatre sono di scena, da domani sera, Catherine Diverrès e Bernardo Montet con il loro crudele e sensuale duo «Instance», una delle rivelazioni del Festival di,: ' Avignone della scorsa estate. Al teatro The Place sono in arrivo le newyorchesi Urban Bushwomen, e poi Laurie Booth.uno dei più Interessanti danzatori Inglesi, visto di recente al festival di Rovereto, mentre all'Ica Theatre, dal 2 no~ vembre.è di scena il «butoh made in Usa» con Eiko and Koma, se. tr. francese, e neanche all'italiano (ma quale italiano dimostrerebbe cosi poca fantasia da scegliere di cenare al «Da Pino» oppure al «Ristorante Roma»?) e purtroppo neanche all'inglese. E' scoppiata invece la moda della cucina thal ed alcuni ristoranti (come il •Blue Elephant. o 11 «Thui») sono ottimi. Ma si va sempre sul sicuro mangiando cinese a Londra; la China town locale, a detta di tutti i gastronomi, offre la migliore cucina cinese — o meglio cantonese — del mondo. E questo è facilmente spiegabile: la popolazione cinese di Londra, che viene da Hong Kong ed è quindi di gusto cantonese (gastronomia ben diversa da quel¬