Astronomi dalle colline alle Ande di Piero Bianucci

Astronomi dalle colline alle Ande Astronomi dalle colline alle Ande GLI astronomi sono ormal abituati a emigrare. Le luci delle citta li spingono verso regioni sempre più inaccessibili Ma sono corresponsabili di questa emarginazione anche gli strumenti sempre più potenti e sofisticati. Un grande telescopio richiede, oltre a un cielo assolutamente buio, un'aria tersissima e priva di turbolenza. Altrimenti non si sfrutta pienamente 11 potere di risoluzione del telescopio (cioè la sua capacità di separare punti tra loro vicini). I siti ac..\ti a queste esigenze sempre più severe sono ormai pochissimi: le Ande cilene, 11 deserto dell'Arizona, le vette vulcaniche delle isole Canarie e delle isole Hawaii, qualche località dell'Australia e dell'Africa meridionale. Due tappe della diaspora astronomica, che corrispondono a due epoche nella storia dell'astronomia, ci vengono ricordate da altrettanti anniversari: 75 anni fa l'Osservatorio di Torino si trasferiva dalle torri di Palazzo Madama alla collina di Pino Torme-" se; e 25 anni fa sulle Ande nasceva l'Osservatorio australe europeo (Eso). La storia dell'Osservatorio di Torino è tipica di quella che potremmo chiamare la prima rivoluzione dei siti astronomici. Fondato nel 1822 da Giovanni Plana, illustre discepolo del grande La grange, l'Osservatorio nacque sui tetti dell'Accademia delle Scienze e fu quasi subito trasferito a Palazzo Madama. Era allora poverissimo di strumenti: un cerchio meridiano di Reichenbach e un r'ccolo telescopio equatoriale di 12 centimetri di apertura. Sorregge ponti, vo A Plana, famoso per i suol contributi all'Intricatissima teoria del moto della Luna, successe Alessandro Doma, che nel 1885, un anno prima di morire improvvisamente, riuscì a vedere Installato un rifrattore Merz da 30 centimetri, per l'epoca uno strumento più che rispettabile. . X \ \ * ...... - . x ■ . . ; ■ /■•V";1-,-;- >;vV-<.v;;:V ;':. V- ;•. v V ,•• ' .• la cometa Rradfield. risibile nei giorni scorsi nelle prime ore serali: hi foto, dell'astrofilo torinese Andrea Girardi, ha richiesto una posa di 25 minuti in alta montatimi con un telescopio da venti centimetri. Il cielo della città, in pratica, non consente più ossemi/ioni astronomiche Ma contemporaneamente incominciavano anche i problemi: le vibrazioni prodotte dal tram a cavalli disturbavano le misure di posizione delle stelle (allora l'astrometrìa era il settore più Importante della ricerca astronomica); e gli Inizi dell'Illuminazione pubblica a gas già peggioravano la qualità del buio. Fu cosi che Francesco la nello spazio, fa da Porro, subentrato a Doma, fece 1 primi passi per trasferire l'Osservatorio da Palazzo Madama sulla collina, operazione completata poi da padre Giovanni Boccardl, divenuto direttore dell'Osservatorio nel 1903. Il tutto costò 250 mila lire. Per questa somma, che oggi fa tenerezza, l'Ingegner Edmondo Casati eresse le cupole e le palazzine tuttora sede dell'Osservatorio sul Bric Torre Rotonda, a 620 metri sul livello del mare. Particolare quasi In¬ credibile: l'Osservatorio era allora per altitudine 11 secondo d'Europa, superato soltanto da quello di Madrid, che stava a 650 metri. E' vero che altre installazio- scheletro al cemen ni astronomiche sorgevano molto più in alto a Pie du Midi sul Pirenei e sul Monte Rosa, ma si trattava di •campi estivi» e non di luoghi di ricerca in funzione per tutto l'anno. Per l'Osservatorio di Pino Torinese vennero poi anni difficili. A parte un nuovo piccolo astrografo acquistato nel 1921 con una sottoscrizione dei lettori di «La Stampa.. tutta la strumentazione rimase praticamente quella di fine Ottocento. Addirittura, nel '44, la pa- lazzina degli uffici e della biblioteca fu occupata dalle truppe tedesche, e Gino Cecchini, direttore dal 1952 al 1966, non potè che amministrare un'attrezzatura or¬ to: l'Italia è all'avang mai arcaica. Un potente rilancio si è avuto soltanto negli Anni 70. sotto la guida di Mario G. Fracastoro, con la realizzazione di un telescopio astrometrìco da un metro di apertura e di un doppio rifrattore, uno fotografico e uno visuale, rispettivamente da 38 e da 42 centimetri, strumenti ai quali si sono affiancati altri telescopi minori e un centro di calcolo computerizzato. Ciò ha permesso una forte ripresa dell'attività scientifica, tanto che oggi l'Osservatorio è noto in tutto il mondo per le ricerche sugli asteroidi, per le sue misure astrometriche e per gli studi sulle stelle doppie. Attillo Ferrari, nuovo direttore dopo il biennio coperto da Mas ani, ha portato ora una ulteriore competenza: quella della radioastronomia. Non . ci sono strumenti per questo tipo di ricerca, è vero, ma è anche vero che In questo campo si lavora ormai con grandi strumenti intemazionali, ai quali i ricercatori italiani hanno normalmente accesso grazie alla loro buona qualificazione. Il discorso vale del resto anche per l'astronomia ottica. Sempre più spesso gli astronomi lasciano la collina di Torino per le Ande del Cile o per altri Osservatori. La nascita dell'Eso, un quarto di secolo fa, segna infatti la seconda e probabilmente ultima rivoluzione nei siti e nella strumentazione astronomica a terra. La prossima rivoluzione sarà quella del telescopi orbitali, come lo Space Telescope. Il lancio con lo Shuttle non dovrebbe ormai più slittare oltre il 1989. Piero Bianucci nguardia nel settore