L'eredità di Peggy Guggenheim

L'eredità di Peggy Guggenheim L'eredità di Peggy Guggenheim DA oggi, a Palazzo Vcnicr de' Leoni a Venezia, aperta al pubblico la mostra «L'eredità sconosciuta di Peggy Guggenheim». E' già stata esposta a New York e comprende una cinquantina tra pitture c sculture, provenienti da raccolte pubbliche e private. Sono di Mirò, Masson, Ernst, Magri tte, Pollock, Motherwell ed altri famosi artisti che questo celebre esemplare di amateur-marchand presentò, nell'immediato dopoguerra, nella sua galleria newyorchese «Arts of This Century». Circa 4 anni di esposizioni controcorrente e di traffici che mutarono il corso degli eventi artistici negli Stati Uniti. Per conoscere questa donna ormai leggendaria, ci sono soprattutto 2 libri americani. Un riassunto-commento di entrambi, scritto da Hilton Kramer, è nel Giornale dell'Arte di settembre. Secondo me, particolarmente utili perché scvono a mettete in evidenza l'intricato, contraddittorio tessuto umano e sociale che, in generale, da sempre costituisce la base del collezionismo artistico. Persino Petrarca che raccoglieva i Giotto e Simone Martini forse aveva anche «ragion di mercatura». E, nel Rinascimento, l'amatore Cassiano del Pozzo non era uno stinco di santo. Parafrasando il vecchio Cennini e il suo Trattato, ponemmo dire che, perennemente, alcuni vengono all'arte, chi per animo gentile, chi per guadagno. Naturalmente, una cosa non esclude l'altra. E sarà bene tener presente pure il feticismo. Inutile scandalizzarsi, come faceva Porcio Catone. Meglio ricordare come il passato (Peggy Guggenheim compresa) testimoni che, quando e'* intenso collezionismo e commercio artistico, le opere d'arte conoscono grande rigoglio. Quindi, accontentiamoci.

Luoghi citati: New York, Stati Uniti, Venezia