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dischi dischi Ascoltando questo CD della Decca dedicato a Schubert, si direbbe che il registro prediletto da Clifford Curzon sia stato 11 medio-basso e che l'illustre pianista Inglese sia stato un grande «baritono» della contabilita pianistica. H suo pianoforte (per non dire le sue mani) ha In quel settore le voci più piene, 1 legati piti suadenti, le curve espressive più entusiasmanti; o forse é questo Schubert degli ultimi anni (Sonata in si bemolle opera postuma. Momenti Musicali e Improvviso in la bemolle dell'op. 142) che staziona in quelle zone di gravita meditativa con particolare insistenza. Recuperando in CD tutto quanto si può dell'arte interpretativa di Curzon, scomparso cinque anni fa, la Decca ci fa un grande piacere, ma non è detto che il principale interessato ne sarebbe del tutto contento: eternamente insoddisfatto, come avviene ai più intelligenti, vietava spesso la diffusione delle sue incisioni di Mozart o Beethoven perché contava di tornarci sopra e dire di più e meglio. Ma con Schubert è tutto un altro paio di maniche; 11 nemmeno lui avrebbe avuto qualcosa da ridire: lo Schubert di Curzon è stato un caso rarissimo, più che di congenialità, di appropriazione di un autore da parte di un Interprete; 1 due anni trascorsi a Berlino con Arthur Schnabel hanno fermentato In una visione personale, apparentemente classica, rispettosa e polita, ma sotto sotto piena di ombre, di ambiguità, di imprevedibili Indolimenti. I Momenti Musicali op. 94 sono sorpresi nella loro poetica Immediatezza: ciascuno è un mondo a sé, realizzato da Curzon con una efficacia che dovrebbe costituire un modello Interpretativo per molti anni. La Sonata in si bemolle racconta la sua lunga storia senza un attimo di stanchezza; perfino 11 finale, che è la pagina più debole, non esente da ridondanze, rivela qui una continuità senza fiacchezze; e nell'andante centrale contiene alcune di quelle «gemme baritonali» che ci sono sembrate un segno caratteristico del nostro pianista. Giorgio Pestelli