Metalinguistica per ragazzini

Metalinguistica per ragazzini Metalinguistica per ragazzini Signor Direttore, l'articolo di Ruggero Guarini » Metalinguistica per ragazzini», su Tuttolibri di sabato scorso, tocca un argomento fra i più attuali nella scuola media. Non entro nel merito, perché la linguistica non è materia di mia competenza, anche se è opportuno ricordare quanto ha scritto Fernand Braudel nel 1983: «La linguistica ha sconvolto la grammatica come 11 grugno del cinghiale un campo di patate. Essa l'ha rivestita di un linguaggio pedante, complicato, incomprensibile e, cosa ancor più grave, assolutamente improprio. Risultato: la grammatica e l'ortografia non sono mai state tanto trascurate. Ma né la linguistica, né l'alta matematica, né la storia di punta sono responsabili di queste incongruenze. Esse fanno quello che devono, senza preoccuparsi di ciò che è bene insegnare o di quello che non lo è, a questa o a quella età. Responsabile, In questo caso, è l'ambizione intellettuale delle persone che preparano 1 programmi, le quali mirano troppo lontano. MI rallegro che siano ambiziose per se stesse, ma vorrei però che si sforzassero di essere semplici nel confronti di coloro di cui hanno la responsabilità, anche e soprattutto quando ciò è difficile.. L'occasione è però opportuna per segnalare un altro tipo di violenza perpetrato ai danni dei ragazzi della media: le prove di comprensione (che possono dividersi in comprensione narrativa o lessicale e morfo-sintattica) e i »suggerimenti per l'espressione e le ricerche», ormai divenuti apparati indispensabili per il libro di narrativa acquistato su indicazione dell'insegnante. Ruggero Guartni parla di •amare la lettura». Vogliamo vedere cosa devono subire i ragazzi quando prendono in mano un romanzo? Chi volesse documentarsi potrebbe scegliere fra le numerosissime collane di narrativa destinate alla scuola media per la quale, ormai, gli insegnanti esigono l'ap¬ politico, giocate su un'adesione estetica. In 281 pagine ce n'è per tutti: battute di razzismo brigatista («un detenuto comune mezzo siciliano», «come si fa a prendere sul serio un brigatista che parla in romanesco?» •Guagliardo è un beduino»), odio per la sinistra che «non tolleravo, alla quale avrei persino voluto far del male, comprometterla, inguaiarla», sprezzo per la routine della clandestinità, ma non c'è nulla sul perché lui, 11 professor Enrico Fenzi, abbia deciso di aderire alle Biga te Rosse, il professore è capace di liquidare 1 suol compagni che uccidendo l'ingegnere Talierclo sono riusciti «nel quasi sovrumano intento di assolvere la Montedison di Porto Marghera e di farla passare dalla parte della ragione», ma per sé, nel suo libro cosi garbato, non ha appunti. Fenzi, oggi dissociato,' scrive come se fosse stato reclutato nelle Brigate Rosse con la cartolina precetto, lasciando a malincuore le sudate carte dantesche per la prosa al limone. E questo è poco onesto, un gioco da intellettuallno che se la cava di fronte alla sua storia tragica con un volumetto delizioso e reticente. Chi cerca la risposta alla domanda di tregua posta dal capi brigatisti, nella confusione di oggi con Indro Montanelli che paragona Curclo a Guevara, deve cercare altrove una soluzione: la vacanza del professor Fenzi è finita e lui sembra cercare di nuovo una cattedra come quando, terrorista, era «intimamente infastidito dal disordine e dagli aspetti più beceri della contestazione studentesca». Se non può più sparargli, torni almeno a bocciarli, professore. Gianni Riotta parato didattico come elemento-base per le scelte. La tendenza è ormai dilagata anche nelle scuole elementari e la moda assume aspetti drammatici. Ruggero Guarini vorrebbe trasmettere il •vizio» di leggere. Con quello che sta accadendo nelle scuole si può esser certi — parafrasando una vecchia frase di Massimo Bontempelli — che quello che i ragazzi imparano è il vizio di non leggere. Roberto Denti (Libreria dei Ragazzi • Milano) Signor direttore Un'ulteriore minaccia pervade la scuola italiana è tende ad aggravare i suoi già numerosi problemi da quando, come informa Ruggero Guarini nell'ultimo Tuttolibri, è diffusa Lettura, antologia della Bruno Mondadori, dall'84 pericolosamente circolante a piede libero. In mancanza di contenuti specifici, replicare agli umori dell'autore risulta difficile e comunque poco interessante: ma l'occasione si presta a due brevi riflessioni. Innanzitutto, sull'insegnamento della lingua italiana. Da anni esiste un'area di studi linguistici molto articolata, che ha elaborato nuoti strumenti di analisi; non è per nulla strano se questi si propongono anche alla scuola: nelle antologie — nella gran parte di esse e non solo in Lettura — e attraverso la grammatica che non è scomparsa, come teme Ringrazio il professor Denti per l'espressione del suo consenso e, soprattutto, per avermi dato medo di apprendere che le mie idee sull'argomento coincidono con quelle di una mente robusta e autorevole come quella di Fernand Braudel. Quanto alla garbata replica del dottor Ghilardi, mi limiterò a osservare che l'evidente necessità che la didattica si tenga in assiduo contatto con la ricerca, se non si vuol trasformare la scuola nel luoge di un vertiginoso e ridicolo susseguirsi di mode culturali più o meno caduche, non comporta affatto che tutti i risultati della ricerca, compresi quelli più specialistici e astrusi, debbano essere travasati automaticamente nelle aule scolastiche. Ma forse ho torto io, e devo prepararmi ad applaudire l'editore che l'anno prossimo diffonderà nelle scuole medie un testo di italiano attraversato da cima a fondo dalle teorie letterarie dei •decostruzionisti» americani, che sono più «d la page» della ormai già un po' obsoleta linguistica strutturale. Ruggero Guarini Guarini, ma profondamente cambiata. In secondo luogo sull'editoria scolastica, quella più qualificata. Essa — da anni e non da ora — è fortemente impegnata nel tentativo di superare la tradizionale separatezza, nei diversi ambiti disciplinari, tra la ricerca e la quotidiana pratica didattica. Ed è un compito tanto più arduo se si pensa a ciò che significa fare scuola oggi, allo straordinario sviluppo degli strumenti del comunicare, alla necessità di fornire all'allievo una attrezzatura metodologica che lo metta in grado di fare ordine nella massa di notizie, di dati, di stimoli che lo raggiungono. Si tratta di un lavoro i cui risultati sono — anzi, debbono essere continuamente — discussi, verificati, -provati su strada». Ma con competenza, rigore scientifico e onestà intellettuale se davvero si vuole che siano funzionali ad una ipotesi di sviluppo della qualità didattica. Nel 1969 i 'maestri, di Genova, con la redazione del primo stupldario dei libri di testo, diedero un contributo efficace allo svecchiamento di una produzione editoriale che riproduceva stancamente modelli culturali ormai superati. Auguriamoci che a distanza di quasi ventanni non sia necessario fare una operazione analoga sui commentatori — più o meno improvvisati — delle cose scolastiche. Vnae0 QhUardl (responsabile relazioni pubbliche Bruno Mondadori)

Luoghi citati: Genova, Milano