Uno spagnolo salva l'Unesco

16 16 ESTERO La regina Maria Jose racconta i viaggi «segreti» in Italia Al quinto ballottaggio eletto direttore generale Federico Mayor Zaragoza Una spagnola salva l'Unesco DAL NOSTRO INVIATO MERUNQE — L'onda del ricordi scorre fluida, serena. Tornata nella sua casa di Merllnge — quella che molto impropriamente viene talvolta definita castello — da Cascals, dove le celebrazioni in onore del marito, il re Umberto, l'hanno avvolta di nostalgia. Maria José non ha ancora ripreso in mano le moltissime fotografie scattate durante le vacanze in Grecia. Le notizie da Roma, relative alle decisioni del Consiglio di Staio, che le lasciano forse intravedere come probabile un consenso a rientrare in Italia, non l'hanno colta di sorpresa. Piuttosto la riportano al passata a quando, dopo l'8 settembre del 1943, da Sari' t'Anna di Valdieri passò in Svizzera con i ragazzi, lon tana dal marito che era in Italia, mentre da noi tutto si sbriciolava nel caos. Da qaei giorno, cresciuti i figli con mille problemi, con luci ed ombre, gioie e incom prensioni, l'ultima regina non ha mai smesso ai pensare all'Italia. Le polemiche, quand'an che furono roventi, sulla sua figura non si soffermarono mai. -La regina è soltanto la moglie del re ebbe a dire un giorno Vittorio Emanuele III. a sottolineare che le donne, in Casa Savoia, sono state per tradizione mantenute lontane anche dalla corona, ol- Vince il candidato dell'Occidente ed esce di scena quello del Terzo Mondo: il senegalese Amaddou Mahtar M'Bow, che aveva governato l'agenzia dell'Orni per l'educazione, la scienza e la cultura negli ultimi 13 anni. Gli Usa, per rientrare nell'organizzazione, vorrebbero anche una modifica dello statuto «Nell'autunno dell'82 andai in Italia con l'auto attraverso il Bianco e mi fermai a mangiare a Volpiano» - Altra visita «proibita» al Castello di Sarre, in Valle d'Aosta PARIGI — fl biochimico spagnolo Federico Mayor Zaragoza è 11 nuovo direttore generale dell'Unesco, l'agenzia dell'Onu per l'educazione, la scienza e la cultura. La nomina di Mayor, che nel quinto e decisivo ballottaggio ha ottenuto trenta voti favorevoli e venti contrari, è stata resa possibile dall'uscita di scena del candidato più scomodo, Amaddou Mahtar M'Bow, il senegalese che per tredici anni aveva governato l'Unesco. sgradito agli Usa ed agli altri Paesi occidentali, e che ha deciso di non candidarsi per la terza volta alla guida dell'ente. La rinuncia, determinata a quanto sembra dal mancato «il» di Mosca, ha consentito di superare la situazione di stallo determinatasi In seno all'esecutivo dell'Unesco. Nelle quattro precedenti votazioni M'Bow, che ha 66 anni, aveva ottenuto il maggior numero di consensi, ma non già quei ventisei voti di maggioranza che gli avrebbero consentito di restare al timone dell'organizzazione, cosi come avrebbero voluto 1 Paesi del Terzo Mondo. Una volta preso atto della rinuncia di M'Bow, 1 Paesi africani hanno fatto di tutto per impedire l'elezione di Mayor, o comunque per rinviarla alla Conferenza generale dell'Unesco che lnizierà la settimana prossima e che il 7 novembre sarà chiamata a ratificare la scelta del candidato spagnolo. La nomina di Federico Mayor ha finito per evidenziare i contrasti che attual¬ e a hanno respinta all'ingresso e io ho detto che ero Madame de Sarre (titolo che l'ultima regina ha usato spesso nell'esilio, n.d.r.) e loro sono rimasti a guardarmi. Poi Cesare, il mio accompagnatore, ha spiegato chi ero e loro hanno detto di si, che potevo entrare. Sono brava gente, buoni guardiani». Spigolature controluce, visite sabaude «di nascosto» oppure un po' ad effetto, come quando Vittorio Emanuele nel giugno del 1966 volò su Napoli con un bimotore bianco e rosso, un Piper Aztec. e poi lasciò che si raccontasse che era stato pure a Torino, a prendere l'aperitivo In piazza San Carlo con amici studenti Cosi Giovannino Guareschi potè scherzarci sopra con una folgorante vignetta. Queste «entrate clandestine» sono un illecito? Qualcuno se lo è domandato. Probabilmente lo sono, se si bada alle norme che proprio 1 Savoia chiedono siano abrogate, ma lasciano spazio a un sorriso. Non fanno pensare alla Primula Rossa. Più che l'Illecito, sembra prevalente 11 sogno di vedere l'Italia e, forse, anche l'inconscio voler «farla in barba» a qualcuno. Era già nello stile di Vittorio Emanuele n, il ■galantuomo». Fu quasi sempre un atteggiamento sabaudo. Il «farla in barba» è soprattutto molto Italiano. Renzo Rossotti Marìa José con Marina Dona, moglie di Vittorio Emanuele faceva da segretario abbiamo rrorafo il distributore di benzina e II vicino abbiamo mangiato cose che mi piacciono, come gli spinaci, cose buone della cucina italiana. Io guardavo fuori, le case, la gente. Nessuno mi ha riconosciuto. Quello che mi ha stupito maggiormente è che in quel ristorante nessuno parlava. C'era un silenzio, fra quelle famiglie che erano a tavola, che colpiva. Volevo attaccare un po' di conversazione con quello che ci serviva, ma lui niente. Diceva soltanto "si" e "no". A Napoli avrebbero parlato subito, invece in Piemonte sono più chiusi di carattere...». Un'altra visita «proibita» fu quella in Valle d'Aosta. •Al Castello di Sarre mi tre che dal potere e dagli affari di Stato. Se ne ebbe, del resto, un chiaro esemplo con la regina Elena. Maria José ha cosi, da Cascals, ricordato Torino, vista in fuggevoli visite, e si è pure rammentata sorridendo {•ma non è proprio il caso adesso di raccontare tutte queste piccole cose») di una colazione a Volpiano in un giorno d'autunno del 1982. La data tuttavia non riesce a precisarla. «Con la macchina, quasi sema avvedercene, eravamo venuti giù dal Bianco, verso Torino, poi siamo andati a mangiare a Volpiano. L'auto non aveva più benzina, ma abbiamo trovato quasi subito chi ce ne ha dato due litri. Non sapeva chi ero. Poi con la persona che mi mente esistono In seno all'Unesco e la votazione è lo specchio di una vera e propria frattura. I Paesi africani, che sino all'ultimo si sono battuti perché M'Bow ottenesse il suo terzo mandato, hanno respinto il tentativo dei Paesi occidentali, di cui si era fatta portavoce l'Italia, per far convergere 1 voti unicamente sulla persona di Federico Mayor, una volta preso atto della rinuncia di MBow. Quando si è passati alla vo¬ tazione decisiva, Mayor ha potuto contare sui consensi di quasi tutti 1 Paesi dell'America Latina, del Paesi occidentali, della Cina, del Giappone e, fatto determinante, sul «si» di quattro Paesi del cosiddetto blocco sovietico e su altrettanti voti che nei ballottaggi precedenti erano confluiti sui candidati bulgaro e indonesiana Nella lettera con la quale aveva comunicato di ritirare la sua candidatura, l'uscente direttore generale dell'Une¬ sco aveva denunciato •ricatti», •disinformazione': ed •ogni genere di pressioni» e di •minacce», usate nel suoi confronti per impedire che venisse rieletto per la terza volta. Durissimo era stato nei confronti di quel Paesi che — sono sue parole — avevano minacciato di uscire dall'organizzazione e sospendere i loro contributi finanziari, se egli fosse stato riconfermato alla direzione generale. Federico Mayor Zaragoza, l'uomo che ha raccolto l'eredità di M'Bow, è considerato un •moderato», con notevoli doti di mediazione, che gli saranno indispensabili per dirimere 1 contrasti, spesso laceranti, che in questi ultimi anni si sono verificati in seno all'Unesco e che la conduzione di M'Bow ha contribuito ad accentuare. Mayor è stato di fatto, anche se non vuole riconoscere questa etichetta, il candidato dell'Occidente ed avrà dunque, una volta assunto il mandato, un obiettivo primario: Indurre a rientrare Stati Uniti e Inghilterra, che abbandonarono l'organizzazione, privandola del 30 per cento delle sue risorse, rispettivamente alla fine del 1984 e del 1985. Tuttavia Washington ha già fatto sapere che la condizione per il rientro degli Usa nell'organizzazione non è tanto il nome del nuovo presidente, quanto la modifica dello statuto affinché si diano maggiori poteri decisionali ai Paesi maggiori finanziatori. Modifica alla quale peraltro 11 nuovo presidente è contrario. Deputato centrista europeo di fresca nomina. Federico Mayor è nato il 27 gennaio 1934 a Barcellona. Formatosi a Oxford, ha quello che si può definire un impeccabile curriculum scientifico e politico. Fu utilizzato tra il 1978 e il 1981 nella funzione di direttore generale aggiunto dell'Unesco e nel biennio 1983-1984 come consigliere del direttore generale uscente.