Vita e miracoli di uno sport antico

Il pallone elastico: «inventato» a Roma e giocato in Piemonte e Liguria Il pallone elastico: «inventato» a Roma e giocato in Piemonte e Liguria Vita e miracoli di uno sport antico E9 considerato il «nonno» del tennis - Negli sferisteri delle Langhe si delira per i campioni Per chi non lo sapesse, il più antico sport italiano è quello del pallone elastico. Lo si praticava nella Roma repubblicana, imperiale, pretoriana, tra i popolani del Medioevo e gli aristocratici del Rinascimento, faceva da sfondo evasivo alle polemiche fra classicisti e romantici, accendeva la fantasia fertile ma inchiavardata dalla realtà di un Giacomo Leopardi conscio del proprio dramma spirituale e invece attaccato alla vita quant'altri quasi mai. Come é potuto, dunque, accadere, che un'attività agonistica cosi virile in senso antimaschilista proprio perché ispirata dal puro gusto estetico, sia decaduta in un ruolo subalterno rispetto alla platea nazionale e si sia arroccata in due sole delle cento province italiane, Cuneo, Imperia, qualche frangia dell'Astigiano e del Torinese? Al pallone elastico è toccato in sorte ciò che fu destino di solide famiglie, guardando le quali la gente diceva: 'Una razza simile non andrà mai più alla fine». Ma ciò che sembra impossibile oggi, succede che si avveri nel modo opposto con il passare del tempo e non si sa nemmeno stabilire esattamente il momento iniziale del declino, ammesso che queste date e queste circostanze abbiano un rilievo chiarificatore. Dalla Roma papalina che coltivò per decenni due sferisteri con la medesima cura riservata oggi allo stadio Olimpico e al Flaminio, dalla Napoli borbonica inquieta sulla propria identità, il pallone elastico venne sospinto e risospinto sempre più a Nord: nelle Marche, ad esempio, soprattutto a Macerata, a Fano, a Mondolfo, a Treia; in Romagna che nei secoli scorsi aveva magari meno motivi di letizia rispetto alla nostra contemporaneità; in Toscana dove il Montepulciano, il Brunello e il Chianti sono ugualmente Nobili nell'iniettore gagliardia; in qualche piazza del Triveneto e della Bassa Lombarda. Adesso solo due o tre fiere e orgogliose province (ma esiste una terra italiana a cui manchi il diritto per queste qualificazioni?) si sono impossessate padrinescamente del pallone elastico e bisogna dire che conducono la loro battaglia con forza, con slancio, con stile: che, guarda caso, sono le tre dominanti di questo sport-gioco. A' Fino a una ventina d'anni fa gli atleti scendevano in gara con una tenuta da operetta che aveva il suo giusto significato per un'epoca nella quale certi agonismi erano folclore o si reggevano su un picarismo regionalizzato che era leggendario già allora. Ma appunto una ventina d'anni fa soffiava il vento della rivoluzione sessantottina, le ragazze di campagna andavano a vendemmiare in minigonna dopo essere passate attraverso gli short e i blue-jeans, si mettevano a punto le rivoluzioni liturgiche, i figli dei contadini si addomesticavano con le Università sull'esempio di poco precedente dei figli degli operai. Ce ne volle, perché nel pallone elastico si passasse, durante le gare, dalla tenuta con i pantaloni bianchi, lunghi, con il risvolto ampio e la cintura sopra la vita, quasi alle reni, al normale abbigliamento, più ragionevole se non addirittura ovvio, degli attuali pantaloncini corti. Ma a quel punto il tennis, gioco d'elite qual era e molto somigliante, nelle regole, al pallone elastico, prese il sopravvento grazie alle sponsorizzazioni e ai quattrini. £ il vecchio sport di origine romana rimase al palo. Però, proprio perché al palo, significa che esso deve ancora partire o ripartire. In Piemonte, in Liguria (ma anche altrove) ha decine di migliaia di appassionati che assiepano gli sferisteri con macchie di colori e tuoni di incitamenti degni di uno stadio partenopeo più che di un ippodromo londinese. I campioni del pallone, dai trapassati o tramontati Manzo e Balestra e Ricca (ed è come dire Piolo, Valentino Mazzola, Adolfo Consollni, Zeno Colò e Bartali per altri sport) agli attuali Bertela, Berma, Balocco, Aleardi, Tonello sono popolari nelle Langhe e nella Riviera di Ponente più ancora di Mar adona e di Rush . Hanno moltissimo in fama e un po' meno in quattrini: ecco, sono questi l due poli sui quali dovrebbe ruotare l'azione promozionale del pallone elastico, se lo si vuole promuovere. E' quasi un sillo¬ gismo: se esso infervora dove è conosciuto e praticato, basterebbe portarlo alla conoscenza di platee maggiori; se è povero e quindi (ohimè) di immagine sbiadita nella civiltà che patina non solo sugli schermi o sulla carta, converrebbe arricchirlo. Anche se quest'ultima operazione è secondaria rispetto alla prima. Di solito, infatti, si dotano le figlie brutte: quelle bellissime, e il pallone elastico lo è, basta tirarle fuo¬ ri dalle torri d'avorio dov'esse si sono rinchiuse per timidezza verso il mondo d'oggi. E' uno sport televisivamente teso, al contrario di quanto frettolosamente talvolta si afferma, e per incrementarne la tensione sarebbe forse sufficiente ridisegnargli alcuni ritmi nel segno della velocità e della comprensione. Fatto salvo il ruolo astruso delle •cacce», che avrebbe comunque motivazioni algebriche e filosofiche, il pallone elastico è il nonno del tennis. Se è vero che le gare si disputano tra formazioni di quattro giocatori ciascuna, lungo un rettangolo allineimi di cento metri, è altrettanto vero che è sempre il capitano della squadra, vale a dire il battitore, a impersonare uno dei due poli della sfida. Se è vero che, in luogo della racchetta, si usa il pugno fasciato per colpire al primo salto o al volo la palla, è anche vero che invii e rimandi inviano e rimandano al più dispersivo e più lento sport di Coppa Davis. Tutti dicono che il Duemila sarà la stagione dei «tonni. Vuoi vedere che Nonno Pallone andrà a fumare la pipa sul Vesuvio o attorno all'Etna? Franco Piccinelli