Affari difficili con l'Argentina di Renzo Villare

Affari difficili con l'Argentina Delegazione della Confindustria in visita a Buenos Aires e Cordoba Affari difficili con l'Argentina L'esasperata burocrazìa strangola sviluppo e commerci - Poco utilizzata una linea di credito di 350 miliardi concessa dall'Italia - Inflazione al 130% - Varato il «Piano Austral» per combattere la crisi DAL NOSTRO INVIATO BUENOS AIRES — OU industriali italiani tendono la mano alla nuova Argentina democratica nella speranza che il Paese intenda veramente entrare in una più ampia economia internazionale. Una delegazione ufficiale della Confindustria, guidata dal vicepresidente Walter Mandelli, e della quale fanno parte molti operatori economici esponenti del principali settori produttivi, e venuta per la prima volta in questo Paese, di 30 milioni di persone di cui 15 sono italiani o figli di italiani, per approfondire le possibilità esistenti. E' presente anche la Fiat con il direttore delle attività internazionali del gruppo. Gustavo Figarolo di Oroppello. Per questi motivi la visita non si e limitata alla sola capitale, ma si è allargata a Cordoba, 11 più importante centro industriale del Paese. Inoltre Mandelli sarà ricevuto lunedi dal presidente della Repubblica Alf onsln e dal nuovo governatore di Buenos Aires, 11 perorilata Caflero, vincitore delle elezioni del mese scorso. La situazione economica argentina e grave, inutile nasconderlo. E nessuno qui cerca di farlo. Il debito con l'estero è di 54 miliardi di dollari (70 mila miliardi di lire), che dal 1981 non viene restituito e sempre più si parla di una possibile moratoria; l'inflazione è in decollo verticale con oltre 11 130 per cento d'incremento nell'87; la chiusura delle importazioni è praticamente totale (quasi tutto è proibito, dalle auto ai frigoriferi, dai tessuti alla televisione) e, nonostante questo, la bilancia commerciale del Paese continua a peggiorare: dai 4 miliardi di dollari di attivo nel 1983 è scesa oggi sotto il miliardo; 11 fallimento del «Piano austral», lanciato nel 1985 dal governo di Buenos Aires nel tentativo di aprire al mondo la propria economia e di ristrutturare la politica finanziarla. Il 15 ottobre scorso è stato varato un secondo «Plano austral» per fronteggiare la crescente crisi economica attraverso 11 blocco del prezzi e dei salari, l'aumento delle tariffe pubbliche e del prezzo del combustibili che, in 40 giorni, è salito del 60 per cento circa. Questo secondo piano dovrà essere ora approvato dal Parlamento e non si escludono difficoltà. Mandelli, nei suoi incontri con le autorità e 1 rappresentanti dell'industria locale, è stato molto chiaro: •Siamo venuti in Argentina per fare del business. In questo momento il livello dell'interscambio fra i due Paesi è ridicolo. Abbiamo però fiducia che qualcosa stia cambiando. Il ritorno alla democrazia, dopo che i vari regimi dittatoriali lo avevano isolato dal resto del mondo è molto importante, anzi determinante perché il discorso di apertura iniziato in questi giorni possa dare i suoi frutti.. Ed ha aggiunto rivolgendosi ai politici: -Siamo qui, come Confindustria, per cercare di fare, ma occorre da parte vostra meno burocrazia, più snellezza in tutto, anche sul piano finanziario: La linea di credito, concessa dal governo italiano all'Argentina per 240 milioni di Ecu (350 miliardi di lire), di cui 60 come «dono» e 180 di aiuto con restituzione in 20 anni ad un tasso Irrisorio, è stata fino ad ora usufruita troppo poco, proprio per quelle complicazioni burocratiche che rendono quasi impossibile ogni operazione finanziarla. Oli impiegati pubblici, che già nel 1984 erano in eccedenza per 200 mila persone, sono ulteriormente cresciuti dall'85 a oggi di oltre il 20 per cento. E questo rende l'idea del gigantesco apparato burocratico di questo Paese. Ci ha detto, a questo proposito. Cristiano Rattazzi, vicepresidente dell'«Impregilo Argentina» (la società che sta realizzando la ma- stodontica diga sul Parana), imprenditore che da anni opera qui: .Se l'Argentina non apre subito le sue frontiere e se non si cancella questa burocrazia esasperata che non lascia far nulla, sarà difficile riuscire a incrementare i rapporti con l'Italia e con il resto del mondo.. Una speranza è venuta dal ministro dell'Industria, Juan Ciminari, giovane uomo di governo dalle vedute aperte. Ha detto il ministro: .Stiamo attraversando una delle nostre più gravi crisi economiche, dovuta anche alla forte caduta dei prezzi internazionali di quelle materie prime di cui l'Argentina è grande produttore, come grano e carne. (Evento unico, in questo secolo, l'Argentina è precipitata, in 50 anni, dal 7° al 38° posto nella classifica del Paesi più benestanti N.d.r.). Per questo dobbiamo, con molti sacrifici, risanare la situazione e la strada obbligata — ha detto 11 ministro — passa attraverso l'apertura economica.. Questa buona volontà non è soltanto a parole, 1 primi risultati pratici stanno emergendo: non solo saranno eliminati quegli ostacoli burocratici che sin qui hanno paralizzato l'utilizzo della linea di credito italiana, ma alcuni operatori della delegazione della Confindustria stanno concludendo o hanno addirittura già concluso in questi giorni trattative con imprese argentine. Renzo Villare 5 Buenos Aires. Una panoramica della capitale argentina: al centro l'obelisco della A veni da 9 de Julio (Telefoto Upi)

Persone citate: Cordoba, Cristiano Rattazzi, Juan Ciminari, Mandelli, Walter Mandelli