Sempre meno competitivi di Alfredo Recanatesi

Sempre meno competitivi Sempre meno competitivi La cronaca dei mercati valutari ha dimostrato ieri, finalmente, che i governi dei maggiori Paesi dell'Occidente, al di là della tranquillità di maniera esibita nei primi giorni della crisi finanziaria, avvertono l'incombenza del gravissimo rischio che l'intera economia occidentale si inceppi. Avvertono quel rischio e lo temono; al punto che ieri la Germania ha sensibilmente ridotto i tassi di interesse a breve: si, proprio la Germania che, con l'aumento di quindici giorni fa, aveva provocato la scintilla che ha sconvolto la finanza mondiale. Nello stesso tempo, però, se il manifesto timore di una crisi recessiva ha prodotto nient'altro che una manovra sui tassi di interesse, si deve concludere che il mai tanto auspicato coordinamento delle politiche economiche rimane tuttora e malgrado tutto arenato. La «concessione» tedesca ha il sapore di un tributo offerto di malavoglia solo per alleggerire le responsabilità che vengono addossate alla Germania da tutte le analisi sulle cause profonde dell'attuale crisi finanziaria e sulle prospettive di recessione che essa probabilmente annuncia Per modificare le aspettative di fondo dei mercati finanziari e valutari ci vuol ben altro. Le banche centrali (non la nostra, fortunatamente) si stanno svenando per difendere una struttura dei cambi sempre meno credibile. Da mesi la quotazione del dollaro e basata esclusiva mente sul sostegno della Germania e del Giappone; nello Sme ieri la Banca di Francia ha perso non si sa quante riserve per frenare la discesa del franco. E' una struttura che, in assenza di convincenti provvedimenti di politica economica, non può reggere a lungo. Senza ima congrua concertazione tra i grandi dell'Occidente, la contrapposizione tra Paesi in deficit e Paesi in surplus degli ultimi anni passati si avvia a diventare, nei prossimi anni a venire, una contrapposizione tra una soluzione recessiva ed una fatalmente inflazionistica. Si capisce, quindi, come ancora ieri sera questo fondato scetticismo continuasse ad alimentare la previsione di un imminente riallineamento con una rivalutazione del marco del 3%. Nella crisi valutaria di questi giorni la lira, protetta dalle misure restrittive dello scorso settembre e da una fascia di oscillazione che di per sé costituisce un deterrente contro la speculazione, sembra navigare piuttosto bene. Intervenendo con la consueta freddezza, ieri la Banca d'Italia ha lasciato salire il marco di oltre otto lire, anticipando probabili pressioni che avrebbero potuto essere molto onerose in termini di riserve valutarie. In tal modo la Banca d'Italia ha confermato la gestione elastica del cambio ormai attuata da tempo, Confermandola, ha escluso ancora una volta l'ipotesi di una svalutazione, intendendo con questo termine qualcosa più di una manovra di graduale scivolamento del cambio rispetto al marco quale si giustifica non per la debolezza della nostra moneta, ma per la atipica forza di quella tedesca. A sostegno della sua politica la Banca d'Italia si richiama non solo all'esigenza di mantenere costante l'impegno contro le nuove minacce di inflazione, ma anche a quella ugualmente pressante di non rincorrere con il cambio una competitività internazionale che va scemando. Politica, questa, che meri ta ogni supporto alla condizione che trovi riscontro in coerenti iniziative sul piano della finanza pubblica e del la politica dei redditi. In caso contrario, una rigorosa gestione del cambio in assenza di iniziative poli tiebe, tanto più con la seria minaccia di una recessione mondiale, schiude orizzonti tutt'altro che rosei come dimostrano i dati pubblicati proprio ieri sulla nostra bilancia commerciale. Alfredo Recanatesi Il governatore Bankitalia Ciampi con Lamberto Dirti

Persone citate: Ciampi

Luoghi citati: Germania, Giappone